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Visualizzazione dei post da agosto, 2010

COLONIA BIS

martedì, 31 agosto 2010 COLONIA BIS Il treno procedeva veloce, con la sua musica monotona scandiva i chilometri; si sentivano i cambiamenti di melodia per gli scambi, accompagnati da scosse laterali che ci facevano sbattere assieme con le spalle dei vicini e, da cupi fruscii, quando si entrava nelle gallerie che, da cupi, diventavano acuti quando si usciva, con la sensazione uditiva di quando si riemerge dopo un’immersione che ci tappiamo le narici e si spinge per liberare gli orecchi dall’acqua. BELLA CIAO Si cantava in allegria intramezzando con gridi di sorpresa quando, improvvisamente, lo sguardo si illuminava sperdendosi nell’azzurro dell’infinito mare che, subito, di nuovo, scompariva alla nostra vista entrando nel buio di un’ altra galleria, poi riappariva e poi rispariva, alternandosi alle entrate nelle numerose gallerie. Andavamo a Follonica, al mare, in colonia. Da bambini colonia significava vacanza, mare, gioia e divertimento, dimenticare la scuola con l’assillo dei

MAYA BIS

lunedì, 30 agosto 2010 MAYA BIS Non si vedeva da molto tempo, ma questo non dava apprensione perchè, la grande cacciatrice, saliva nel bosco e fino a buio non ritornava. Ma ora era già buio e non si vedeva. La signora era in pensiero e il suo bel sorriso da un po’ era scomparso, lasciando il posto a due occhi cupi intensi, scrutanti, irrequieti intorno alla casa. Aveva ripercorso tutti i possibili luoghi, aveva guardato attentamente in tutti i possibili noti, immaginati e inimmaginati nascondigli, ma niente di niente: lei non si vedeva. Aveva interrogato con lo sguardo e la voce gli altri e le altre che potevano sapere, ma niente di niente di nuovo. La disperazione dovuta alla impotenza prendeva sempre di più campo e un pianto lieve scorreva sulle sue bianche guance. Con voce rotta dai singhiozzi chiamava: Maya! Maya! E cercava e cercava, ma niente, sempre niente di niente. Di Maya non solo un’ombra, una benché minima traccia. Ma ormai si era fatta notte, notte fonda: non rimaneva

RENATO BIS

  domenica, 29 agosto 2010 RENATO BIS La notte, senza luna, rischiarata dalla splendente distesa di neve, era infinita, perduta nell’ irreale paesaggio. Accovacciato nella buca, insensibile, inesistente, vuoto, piccola macchia grigia. Ascoltavo. Nessun movimento. Solo il silenzio disturbava l’udito. L’inferno doveva essere con le stagioni e a me era toccata questa. Ma… io non avevo peccato. Avevo sparato, certamente non ucciso, sono sicuro, almeno spero. Non avevo peccato, prima. Allora perché, perché all’inferno? Ricordo la piazza piena di gente entusiasta nell’inneggiare al duce che prometteva gloria e conquista. Ricordo la cartolina, il pianto di mia madre, il canaglie! stretto tra i denti di mio padre, il lungo viaggio. A morte i rossi! urlavano le camicie nere, mentre la mia angoscia pulsava nella gola. Nell’occupazione della fabbrica, nelle manifestazioni cantavo L’internazionale, invece diventai un traditore. Italiani! Arrendetevi! Urlava un altoparlante, così come il giorno

IL BABBO BIS

 sabato, 28 agosto 2010 IL BABBO BIS La Tramontana soffiava forte con sordo rumore intervallato da acuti fischiettii che facevano drizzare le orecchie a Tommy. Il violaceo bagliore senza tuono entrava nella stanza, intermittente come le palle dell’albero che dondolavano per il cane che nascondeva la testa dietro al vaso. Uscirai anche stasera? In sezione mi aspettano rispose alla moglie. Ma lo vedi che tempaccio si prepara? No… non pioverà… e poi non fa neanche freddo, disse il babbo mentre toglieva la testa e richiudeva la finestra. Dai… rimani a casa. Vado e… rivolto lo sguardo verso il bambino: lo faccio per lui… Si sentì il ronzio del Mosquito che partiva. La mamma prese in braccio il suo piccino e andò verso il letto. Ninna nanna ninnaooo… questo bimbo a chi lo doooo… lo darò alla befana perchè lo tenga una settimana, lo darò all’uom… sst… dorme… sussurrò. Sembra proprio un angioletto, com’è bello disse la vicina che era entrata proprio in quel momento.   NON CREDO…   Non cr

ELLERA BIS

venerdì, 27 agosto 2010 ELLERA BIS Fermo! Non mettere in bocca quelle cose, buttale! Grida la nonna. Il bimbo la guarda con espressione stupita. Allora… prima di mettere in bocca… prima di mangiare qualsiasi cosa… qualsiasi cosa… devi sempre… sempre!!! chiedere il permesso. Quelli sono i frutti dell’Edera, guardali bene, ricordati che sono velenosi, capito? Il bimbo risponde di sì con il cenno della testa. Oh! Povero albero, ha tutto il tronco attorcigliato dalle appendici ed è ricoperto dalle foglie dell’Edera fino alla punta; ridotto in quelle condizioni respira a fatica, mi fa proprio pena, rischia di seccare e perire! Liberiamolo! La nonna prende da terra una appendice, la tende al bimbo che la taglia con il suo temperino poi, con forza tira giù fino a quando ne strappa un bel pezzo, così, ripete l’operazione fino a quando tutte le appendici, dalle grandi alle più piccole, sono tagliate o sbarbate. Ancora un bel po’ di tronco è ricoperto dalle foglie estranee rimaste che secche

LA MOSCA BIS

  giovedì, 26 agosto 2010 LA MOSCA BIS   Il maestro entrò nella bottega, dette uno sguardo lento e circolare per controllare: tutti i fanciulli erano intenti negli incarichi ricevuti; si avvicinò al cavalletto, con noncuranza, col gesto brusco della mano, scacciò una mosca. Un po’ più di rosso ci voglio su quel mantello, ordinò a uno, lasciami più spazio a sinistra dell’angelo, disse all’altro e scacciò ancora una volta quella dannata mosca; prese la tavolozza, scelse il giusto pennello, scacciò di nuovo la mosca, ma… non volava! Era dipinta proprio lì, sul naso: l’allievo aveva gabbato il maestro, tanto appariva vera, dipinta con le sue ali trasparenti, il corpo scuro, la proboscide protrattile. Ci sono interessanti esperimenti relativi alle mosche; una, quella che prova la pericolosità, dovuta al veicolare i germi delle malattie sugli alimenti: sopra un poco di brodo della minestra ci camminava una mosca; trascorsi un paio di giorni comparivano delle macchioline lattiginose, i

BBRUUUNN BIS

  mercoledì, 25 agosto 2010 BBRUUUNN BIS E’ bello passeggiare per le stradine in mezzo ai campi. La nonna e la vicina chiacchierano in continuazione. Un rumore cupo come di un tuono in lontananza fa drizzare le orecchie a Tommy e a me fa alzare la testa, come si fa per vedere se arriva qualche nuvola con la tempesta invece, il sole splende, il cielo è limpido, ma… bbrrrunn… un altro tuono. Loro, le donne, come se non avessero sentito niente, continuano a comminare. Comincio già a sentirmi meglio, dice la nonna alla vicina, mi devi scusare ma sto proprio male con tutta quest’aria in pancia e… bbruuunn, un altro tuono cupo cupo, dal profondo sordo suono. Sai, mi sta facendo proprio bene quell’infuso di foglie di Alloro. Bbruuunn, bbruuunn. Tommy, Tommy! Vieni qui, dove corri; ma anch’io, con la scusa di riprendere il cane, corro il più lontano possibile. Con tutti i gas prodotti dalla nonna un tram attraverserebbe la Toscana! Risparmio energetico, risparmio energetico…   TEMPORALE

CACCIA&PESCA BIS

  martedì, 24 agosto 2010 CACCIA&PESCA BIS Scostati, mi disse il babbo, e colpì con l’accettino la canna di Bambù. L’aveva scelta di media grandezza: non troppo pesa né troppo lunga, giusta per me. Tornati a casa, nella capanna di dietro, ebbe inizio il lavoro di creazione. Tieni qui e, preso il metro, quello da sarta di mamma, misurò tutta la canna: cinque metri e otto centimetri, bene! Misurò un metro e mezzo, fece un tratto incidendo la canna con il coltello, ripeté l’operazione per altre tre volte; l’ultimo tratto, quello della cima, veniva più lungo, ma andava più che bene per la sua funzione da cannino molto flessibile ed elastico. Ora tieni forte e, preso il seghetto da legno, tagliò in quattro parti la canna. Accese una Nazionale esportazione senza filtro, fece un lungo peo, soffiò in aria l’intenso fumo, poi, con lo stesso cerino, sciolse la ceralacca rossa e con un cordino avvolse strettamente le estremità tagliate della canna; ogni operazione era saldata e raffreddat

CHIOCCIOLE BIS

  lunedì, 23 agosto 2010 CHIOCCIOLE BIS Incontriamo la vicina e guardandoci con gli occhi spalancati esclama: Come siete bagnati! E’ vero, però ne è valsa la pena, risponde la nonna, mentre fa vedere il secchio pieno di chiocciole; poi, rivolta a me: fai vedere anche tu quante ne hai. Allungo il braccio e con orgoglio mostro le mie prede prigioniere nel secchiello. Oh, piccino, come sei bravo! Anche a me e a tutti di casa piacciono molto, le mangiamo sempre alla festa dell’Unità, ma ancora non ho imparato come si fa per cucinarle. Senti, disse la nonna, ci vuole tanto tempo e tanta pazienza. Ora, per prima cosa, le sistemiamo dentro alla gabbia, dove mio marito, quando andava a caccia, teneva gli uccelli da richiamo; resteranno, in purga, a digiuno, almeno una settimana. Allora, mi dici come le fai? Prendo un tegame molto grande (come quello dove cuoci la polenta) nell’olio, nostro, faccio il soffritto con un battuto di tutti gli odori, aggiungo il rigatino tagliato a striscioline,

ZERO BIS

domenica, 22 agosto 2010 ZERO BIS Socialismo è una bella parola, e a quanto so nel socialismo tutti i membri della società sono eguali, nessuno è più in alto e nessuno più in basso. Nel corpo umano la testa non ha maggior valore perché si trova alla sommità del corpo, né le piante dei piedi hanno minor valore perché toccano la terra. Come sono eguali i diversi organi del corpo umano, così sono eguali i membri della società. Questo è il socialismo. In esso il principe e il contadino, il ricco e il povero, il datore di lavoro e il lavoratore sono tutti allo stesso livello. In termini di religione, nel socialismo non esiste dualismo. Tutto è unità. Se si guarda alle diverse società esistenti nel mondo si vede soltanto dualismo e pluralità. L’unità brilla per la sua assenza. Un uomo si trova in alto, un altro in basso, uno è indù, un altro è un musulmano, un terzo è cristiano, un quarto è un parsi, un quinto un sik, un sesto un ebreo. E in ogni gruppo vi sono ulteriori suddivisioni. L’

CHE FILM! BIS

sabato, 21 agosto 2010 CHE FILM! BIS Et latet et lucet Phaethontide condita gutta, ut videatur apis nectare clusa suo. Dignum tantorum pretium tulit illa laborum: credibile est ipsam sic voluisse mori. Bravo! Un’altra storia, raccontaci un’altra storia. Datemi da bere ancora di quel rosso fuoco. Bevuto un lungo sorso, asciugato col panno l’umido mento, assunta un’aria assorta, con gli occhi rivolti alla trave del soffitto, con tono solenne: Ci sono cose che rendono certamente lieta la vita come un patrimonio non accumulato con fatica ma lasciato in eredità; un podere che mi ripaghi delle cure e un focolare sempre acceso; processi mai, obblighi di cliente pochi; una mente serena; vigore ma non da schiavo, un fisico sano, una prudente franchezza, amici pari a me; commensali affabili, una tavola buona; sonni senza ubriachezza ma privi anche di preoccupazioni; una donna allegra e contegnosa insieme; un sonno che abbrevia le tenebre; voler essere quello che si è e non preferire nient’al

INFAUSTO BIS

 venerdì, 20 agosto 2010 INFAUSTO BIS Misero e politicamente squallido il signor Infausto Giorno ha smarrito la speranza nel sogno per un futuro diverso; non più lotta per una società avanzata e migliore, per un mondo di liberi ed uguali, ma posa davanti ai riflettori, seduto sullo scranno aureo dove il suo sedere diventa testa e la sua testa diventa il suo sedere; non parla più normalmente di quella specie di nuovi pensieri, che, retrogradi, sonoramente fuoriescono; nel forbito arieggiare saccente, mima la metafora dell’altro mondo possibile – dopo la vita terrena – mentre quello reale, suona falsato nella pronuncia arrotolata in lingua moscia. Poi, tutta l’eccellenza della tragedia si rivelò nell’ultima recita, difficilmente rappresentabile e impronunciabile “Dell’Indicibile” di cui Infausto Giorno è autore e attore. Sonore furono le fischiate da parte del pubblico competente; mentre ricevette lievi applausi – quasi muti – con però calde pacche sulle spalle, buffetti sulle guance

L’ALUNNO BIS

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 giovedì, 19 agosto 2010 L’ALUNNO BIS   Renzino Il grembiulino nero, il bavero bianco inamidato, il fiocco rosso, la cartella: ecco, lo scolaro è pronto. La mamma avvolge con lo sguardo attento tutto il bambino, gli posa un bacio sulla guancia destra ed apre la porta. La giornata si presenta bella: il tiepido sole del tre marzo si è levato, qualche nuvola nella foschia non pretende nulla, l’aria non è fredda. Il bambino si incammina, a metà percorso bussa alla porta di Marco, insieme camminano verso la scuola elementare. Dopo aver fatto l’appello, oggi parliamo del Risorgimento italiano, preparate il quaderno e la penna per essere pronti a scrivere il numero di pagina del sussidiario che, via via, durante la spiegazione vi dirò, così, a casa, studierete la lezione per conto vostro. Il Risorgimento avviene nel periodo degli anni 1820-1870. Le idee di uguaglianza e di libertà che si erano affermate durante la Rivoluzione Francese si divulgarono anche in Italia per opera dei molti p

DISARMO! Bis

  mercoledì, 18 agosto 2010 DISARMO! Bis Ieri facemmo una lunga passeggiata e, per una piccola parte rivedemmo i luoghi della “ Linea Gotica”. Sull’Appennino Toscoemiliano, nel Cimitero Militare Germanico, sono state ambientate opere teatrali: mi ricordo della rappresentazione di “ ANTIGONE”; a seguito delle emozioni suscitatemi, scrissi la seguente poesia: PASSO DELLA FUTA – 10 agosto 2007  Cammino raccolto  nel cimitero  terribilmente immenso.  Da nemici viventi  nelle vostre tombe  vi considero fratelli.  Ma quanta umanità  trucidata inerme  atrocemente sofferente.  Ma quanto grano  olio e riso  gettati nel fango.  Ma quante opere  ridotte a macerie  sulla terra affogata dal sangue.  Dell’esercito possente  foste soldati  implacabili.  Implacabili destini  di morti  anche voi ammazzati.  Uccisi da fratelli  e compagni salvatori  di nuova avvenuta vita.  Spero che qui  sepolti solo corpi  resti e solo resti di corpi.  Gli spiriti  sereni ritornati  da dove i corpi vennero.  La

COMPAGNOCANE Bis

  martedì, 17 agosto 2010 COMPAGNOCANE Bis Scappammo agili e veloci. Il cuore mi batteva nella gola ma non era paura: era l’improvviso capitato e per la tesa attenzione di non perdere il pennello e di non versare la bianca vernice in mezzo alla strada. Trovai un angolo di casa protetto dall’ombra di un vicino lampione, svoltai ma, ancora non mi sentivo nascosto bene. Andai più avanti addentrandomi nell’oscurità. Ah, finalmente! Posai il secchio, appoggiai il pennello, agguantando i bordi della cintura, tirai su i pantaloni che nella corsa erano scesi troppo sotto all’ombelico. Gli occhi ancora vedevano il niente: l’oscurità mi avviluppava con dei brividi lungo la schiena con gocce di sudore che scivolavano raffreddandosi. Poi, piano piano, grazie ad un pezzetto di Luna bianca che sbirciò dal bordo di una nuvola, ritrovai la vista. Ed ecco, all’improvviso il respiro si bloccò prima ancora di realizzare nel video del cervello la forma di un cane. Cane!? Che ci fa qui un cane? Acciden

BASILIO Bis

  lunedì, 16 agosto 2010 BASILIO Bis Altissimo, tanto che, quando gli stavo vicino e teneva le braccia distese lungo i fianchi, la mia testa arrivava all’altezza dei sui gomiti; faceva veramente impressione anche con le sue spalle che eguagliavano, in larghezza, tutte le mie braccia aperte. L’immagine dava proprio il senso, veramente, della imponenza della montagna, così, come della montagna era il silenzio profondissimo, che unito all’aspetto, non incuteva timore, ma faceva riflettere sulle piccolezze della vita. Definire Basilio un uomo taciturno era riduttivo tant’era talmente stridente il paragone con l’aspetto enorme della persona, con l’assenza dell’ascolto sonoro. Evitava ogni contatto allontanandosi timoroso tenendo stretta la bottiglia dell’acqua minerale come se avesse in braccio una creatura. Anche su questo era esagerato: ne beveva almeno sette/dieci litri! Sul suo conto circolavano diverse versioni di vita: che era un gran suonatore di cornetta nella banda del suo paes

RIDETE Bis

  domenica, 15 agosto 2010 RIDETE Bis Bionda con gli occhi celesti, profondi, infiniti come il cielo con i suoi puntini luminosi; una bellezza attraente assieme alla riluttante paura; alta, fine, sinuosa; passi leggeri e armonici con le movenze aggraziate e semplici, espressioni di grande gentilezza; la convalescenza procedeva bene anche se per molto tempo era stata in bilico tra la vita e la morte per le botte ricevute; anonima aveva un nome di battaglia, Claudia: ai clienti piaceva chiamarla per nome, nella falsità del rapporto a pagamento; da dove vieni, Claudia? dall’Est, rispondeva vagamente; usavano il suo corpo e, mentre saziavano le loro bassezze, arricchivano i padroni della sua schiavitù. Nera splendente, levigata, dal bianchissimo sorriso nella fotografia, senza nome, sulla tomba; caduta sul lavoro, travolta dall’automobile di un cliente ubriaco; nessuno ha saputo, l’ha cercata, ha richiesto il corpo. La trans, splendida, comprensiva, umana, rifugio della personalità, an