COMPAGNOCANE Bis
martedì, 17 agosto 2010
COMPAGNOCANE Bis
Scappammo agili e veloci. Il cuore mi batteva nella gola ma non era paura: era l’improvviso capitato e per la tesa attenzione di non perdere il pennello e di non versare la bianca vernice in mezzo alla strada. Trovai un angolo di casa protetto dall’ombra di un vicino lampione, svoltai ma, ancora non mi sentivo nascosto bene. Andai più avanti addentrandomi nell’oscurità. Ah, finalmente! Posai il secchio, appoggiai il pennello, agguantando i bordi della cintura, tirai su i pantaloni che nella corsa erano scesi troppo sotto all’ombelico. Gli occhi ancora vedevano il niente: l’oscurità mi avviluppava con dei brividi lungo la schiena con gocce di sudore che scivolavano raffreddandosi. Poi, piano piano, grazie ad un pezzetto di Luna bianca che sbirciò dal bordo di una nuvola, ritrovai la vista. Ed ecco, all’improvviso il respiro si bloccò prima ancora di realizzare nel video del cervello la forma di un cane. Cane!? Che ci fa qui un cane? Accidenti! Ora ci si mettono anche gli animali! Ma,sorpresa: i miei occhi sbarrati entrarono negli occhi sbarrati del cane, si scrutarono paurosi, sospettosi, curiosi; alcune scintille di sguardo si scontrarono addirittura gioiose; pensai mille cose, una, tra tutte, la più terribile: abbaiare? Abbaiare! No! Ti prego, cane, pensai allarmato, ti prego: non abbaiare. Negli occhi non più la paura, il sospetto, la curiosità; negli occhi vidi riflessi i miei occhi e dagli aguzzi denti immaginai un sorriso; si voltò, silenzioso si accomodò nella sua cuccia. Ti ringrazio Compagnocane. Ripresi il secchio e il pennello, ritornai sull’incrocio, mentre la pattuglia si allontanava, sull’asfalto scrissi: IL CHE VIVE.
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