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Visualizzazione dei post da ottobre, 2010

IL NOSTRO FUTURO

  domenica, 31 ottobre 2010 IL NOSTRO FUTURO   La specie Homo Sapiens è veramente unica. La sua unicità è determinata dal fatto che, a differenza di tutti gli animali, l’uomo, accanto al programma genetico, ha creato, grazie alla presenza della coscienza, un secondo programma che determina il suo sviluppo in ogni successiva generazione. Questo secondo programma può essere chiamato programma di ereditarietà sociale. L’evoluzione genetica è un processo relativamente lento. E’ assolutamente certo che lo sviluppo della cultura ed i cambiamenti nell’ambito spirituale dell’uomo non si fondano su mutamenti genetici. La grandiosa superiorità evolutiva dell’uomo si basa sul fatto che la coscienza gli ha permesso di adattarsi all’ambiente in forme completamente nuove. I principi della teoria leninista del rispecchiamento hanno dato espressione alla infinita attitudine dell’intelligenza umana di comprendere creativamente tutti i fenomeni contraddittori sia del mondo esterno che del proprio

GHIANDA

sabato, 30 ottobre 2010 GHIANDA   Vissuta falce con l'infantile martello L’attuale generazione ha una strana forma di autocoscienza ed esercita su di sé una strana forma di autocritica . Ha la coscienza di essere una generazione di transizione, o meglio ancora, crede di sé di essere qualcosa come una donna incinta: crede di stare per partorire e aspetta che nasca un grande figliolo. Si legge spesso che si è in attesa di un Cristoforo Colombo che scoprirà una nuova America dell’arte, della civiltà, del costume. Si è letto anche che noi viviamo in un’epoca pre-dantesca: si aspetta il Dante novello che sintetizzi potentemente il vecchio e il nuovo e dia al nuovo lo slancio vitale. Questo modo di pensare, ricorrendo a immagini [mitiche] prese dallo sviluppo storico passato è dei più curiosi e interessanti per comprendere il presente, la sua vuotezza, la sua disoccupazione intellettuale e morale. Si tratta di una forma di senno del poi delle più strabilianti. In realtà, con tutte

LO SCUDO

  venerdì, 29 ottobre 2010 LO SCUDO   Perse, ascolta la giustizia e non alimentare la Prepotenza; la prepotenza è dannosa all’uomo debole; nemmeno il grande facilmente la può sopportare, anzi egli stesso rimane oppresso e va incontro a sventure. Migliore è l’altra strada, verso la giustizia: la giustizia al termine del suo corso vince la prepotenza, e solo soffrendo lo stolto impara. Immediatamente insieme con le tortuose sentenze corre Orcos e si leva l’alta protesta della giustizia, trascinata dove gli uomini divoratori di doni la conducono e giudicano le cause con ambigue sentenze. Essa li segue piangendo per la città e per le dimore dei popoli, vestita di brume e portando male agli uomini che la scacciano e male la esercitarono. Ai giudici, poi, che impartiscono la vera giustizia ai cittadini e ai forestieri, che non trasgrediscono il giusto, a quelli la città fiorisce, e i popoli sono in essa fiorenti; la pace, nutrice di giovani, è sulla terra, né Zeus dall’ampia pupilla pr

ASCANIO

giovedì, 28 ottobre 2010 ASCANIO Era quasi notte, quando al Comando della 23a Brigata venne comunicato da una staffetta che Ascanio, il comandante della prima squadra unitamente ad un altro partigiano, erano stati catturati nelle vicinanze del Colle Val d’Elsa da un reparto di repubblichini dislocati nella zona per dare la caccia ai partigiani. Già prima che egli partisse dall’accampamento si sapeva che la missione che doveva compiere era pericolosa, che si trattava di passare tra una fitta rete di nemici; ma appunto per questo era stato comandato Ascanio. Egli era tra i migliori dei nostri; già in altre occasioni aveva dimostrato il suo sangue freddo, mai aveva indietreggiato di fronte a nessun pericolo. Il suo entusiasmo nella lotta era non solo motivato dalla volontà di restituire all’Italia la libertà e l’indipendenza che le avevano tolto i fascisti e i tedeschi. Sua madre e suo padre erano stati arrestati e trasferiti al carcere di Pisa per rappresaglia contro di lui che la poli

BOLLENTE GIARDINIERA

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  mercoledì, 27 ottobre 2010 BOLLENTE GIARDINIERA Bianca Milesi. Fra le donne che parteciparono alle vicende del nostro Risorgimento, Bianca Milesi va ricordata soprattutto per il coraggio e lo spirito di libertà con cui si mise contro i pregiudizi della sua epoca. Un suo biografo, Annibale Campani, scrisse di lei: Bianca ci appare quasi fuori del tempo e dell’ambiente in cui le toccò vivere. E questo non è del tutto esatto, perché il tempo in cui Bianca visse, tra il 1789 e il 1849, fu veramente pieno di fermenti rivoluzionari. Sarebbe più giusto dire che, mentre questi fermenti restavano per lo più soffocati dai pregiudizi tradizionali e non si traducevano in un nuovo costume e modo di vita (specie per la donna), Bianca, uscendo dall’ipocrisia, scelse per sé una vita difficile ma coerente con il suo concetto di dignità femminile. Forse molto del coraggio che ella mise nell’affrontare problemi e occupazioni insolite per una donna, le venne dal disgusto per un’educazione bigotta. I

CADUTA NEL QUOTIDIANO

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martedì, 26 ottobre 2010 CADUTA NEL QUOTIDIANO Egregio signor presidente, ho ascoltato alla radio il suo recente messaggio pieno d’ottimismo e ho pensato che, almeno per quel che riguarda le tasse, v’era poco da giustificare l’ottimismo. La nuova legislazione è altamente discriminatoria e molti ritengono che accelerando l’automazione non farà altro che aggravare i problemi della disoccupazione. Questo significa che un numero sempre più grande di imberbi teppisti spadroneggeranno per le strade della città, sorvegliati da un numero sempre meno sufficiente di poliziotti. Gravi problemi di sovrappopolazione, problema razziale…   Caro Doktor Professor Heidegger, vorrei sapere che cosa intende con l’espressione: caduta nel quotidiano. Quando ha avuto luogo questa caduta? Dove stavamo noi quand’è avvenuta?   Signor Emmett Strawforth, Ufficio Americano della Sanità pubblica, scrisse. Caro Emmett, ti ho visto in televisione e hai fatto proprio una figura da cretino. Siccome siamo stati co

ISTUPIDITI

  lunedì, 25 ottobre 2010 ISTUPIDITI   Molti, troppi fra voi, sono poveri. Pei tre quarti almeno degli uomini che appartengono alla classe operaia, agricola o industriale, la vita è una lotta d’ogni giorno per conquistarsi i mezzi indispensabili all’esistenza. Essi lavorano colle loro braccia dieci, dodici, talvolta quattordici ore della giornata, e che da questo assiduo, monotono, penoso lavoro, ritraggono appena il necessario alla vita fisica. Insegnare ad essi il dovere di progredire, parlar loro di vita intellettuale e morale, di diritti politici, di educazione, è, nell’ordine sociale attuale, una vera ironia. Essi non hanno tempo né mezzi per progredire, perché spossati, affranti, pressoché istupiditi da una vita spesa in poche operazioni meccaniche. E’ tristissima condizione e bisogna mutarla… Taluni fra i vostri più timidi amici hanno cercato il rimedio nella moralità dell’operaio. Fondando casse di risparmio o altre simili istituzioni, hanno detto agli operai: recate qui

L’ISTERICO

domenica, 24 ottobre 2010 L’ISTERICO Pensando al Duemila si sono dette tante sciocchezze: punto zero, sviluppo zero, previsioni… Ormai il domani è talmente vicino, credo che sarà come adesso… Parlare di adesso, quindi, significa anche parlare di domani. Potremmo parlare di come si sta modificando l’individuo o verso quale direzione sta andando. Per anni abbiamo combattuto cercando di distinguere tra quello che è falso e quello che è vero. Io credo che accettare il falso e il vero come la nostra condizione intrinseca è l’unica possibilità. Il falso e il vero dentro di noi. C’è un nuovo elemento che è diverso dal falso e dal vero, ed è l’isterico. L’isterico è l’inventato, il complementare astratto, che diventa realtà importante della nostra quotidianità. Se una battaglia va fatta, quindi, è contro l’isterico, che credo sia l’elemento più pericoloso del nostro futuro. Io il ‘68 l’ho amato, mi dispiace che si sia un po’ perduto per strada, che quella razza lì non ci sia più. Non fac

A DISPOSIZIONE DEL PARTITO

sabato, 23 ottobre 2010 A DISPOSIZIONE DEL PARTITO Venuto l’autunno, a Torino, impossibilitato a dare esami, frequentai, come libero uditore, qualche corso di lettere. Feci così passare anche il Carnevale, finché mi dissi che senza lavoro e con la convinzione di essere un cane sciolto, non potevo continuare. A tagliar corto, a decidere, doveva essere il Partito. Riuscii a far giungere una mia richiesta: mi dicessero che cosa mi restava da fare, perché a Torino rendevo davvero poco. Risposero che il centro mi chiedeva di espatriare. Mi portarono un passaporto svizzero nel quale si erano però dimenticati di scrivere il colore degli occhi. Mia madre, con un primo dubbio sulla perfezione di una organizzazione che avevamo creduto incapace di dimenticanze e di errori, completò il documento, cercando di imitare la scrittura degli altri dati. Con quello partii per Parigi. Per me era una svolta importante. Non mi ero mai aspettato tanto. Era una cosa che mi faceva più felice che fare il tip