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Visualizzazione dei post da febbraio, 2010

DISEGNO

  domenica, 28 febbraio 2010 DISEGNO E’ stata e resta una politica che rifiuta le comode semplificazioni, che respinge le superficialità, che condanna la vaniloquenza, che cerca di evitare le mode e i luoghi comuni e, quindi, che ha sempre combattuto innanzitutto nelle sue stesse file, e poi nella società, l’estremismo parolaio, il populismo demagogico, l’anticlericalismo becero. In tal senso la politica dei comunisti italiani, per chi la conduce, come per chi solamente decide di aderirvi, è una politica Scomoda, che richiede capacità di ragionamento, costante sforzo di comprensione, impegno quotidiano, e rifugge da fuochi di paglia e da manifestazioni puramente esteriori. Questo, continuava Berlinguer, come già ben sapevano Gramsci e Togliatti, impone un cammino aspro, non facile, ma ci rende ancora più credibili rispetto a chi comunista non è, e ci fa essere più capaci di conquistare sempre nuove e serie forze. Ma ecco dove volevo arrivare. Aderire al modo stesso dei comunisti di

IPOCRISIA

  sabato, 27 febbraio 2010 IPOCRISIA Senza di lei saremmo perduti: La vita non sarebbe più sopportabile. La vita simile a un deserto abitato da pochi uomini randagi, senza famiglia e senza amici, in perpetua guerra fra loro. Sembra un paradosso, ma una società più è evoluta, colta, raffinata, e più ha bisogno per reggersi dell’ipocrisia. L’articolazione del corpo sociale è ormai così complessa che ogni rapporto tra cittadino e Stato, o tra famiglia e famiglia, deve essere inevitabilmente mediato, filtrato, lubrificato. L’ipocrisia è un olio, senza il quale si provocherebbero frizioni a getto continuo, inevitabili qualora la sincerità, come vogliono i poeti, governasse davvero il mondo. E’ una parola che non mi piace, ipocrisia, perché sa di calcolo, ed è vero. Ma se non ponessimo ogni volta un minimo di attenzione agli effetti che le parole o i gesti hanno su gli altri, passeremmo la vita a insolentirci. Forse per i greci, che chiamavano hypokrites l’attore istrione, il termine non

MINIGONNA

  venerdì, 26 febbraio 2010 MINIGONNA Non so spiegare come e perché stiamo preparando la valigia; sopra il letto ci sono ordinati: una pila di calzini, delle mutande, qualche maglietta, tre pantaloni lunghi e due corti, una scatola di fazzoletti di stoffa, una busta di plastica con dentro un tubo di dentifricio-spazzolino da denti-saponetta in porta saponetta-pettine per capelli. Loro, i parenti, esuli, fuggiti dal fascismo, erano venuti diverse volte portando figlie e nipoti: avevamo trascorso insieme pochi giorni felici, riempiendo la tavola totalmente allungata, facendo folto gruppo nelle passeggiate per San Romano e nelle gite a Pisa, Vinci, San Miniato e Siena. Ricordati, dice la mamma, che qui c’è la Carta d’Identità con la mia firma per il consenso, il biglietto, ottomilacinquecento lire. Tienile di conto! Metto tutto nella tasca esterna della valigia, i soldi nella tasca destra di dietro dei pantaloni; la valigia pesa il giusto, meno male. Seduto sui sedili di legno, sballo

VIVA GLI ALPINI!

GIOVEDÌ, 25 FEBBRAIO 2010 VIVA GLI ALPINI! partigianiCarissimi genitori, parenti e amici tutti, devo comunicarvi una brutta notizia. Io e Candido, tutt’e due, siamo stati condannati a morte. Fatevi coraggio, noi siamo innocenti. Ci hanno condannati solo perché siamo partigiani. Io sono sempre vicino a voi. Dopo tante vitacce, in montagna, dover morire così… Ma, in Paradiso, sarò vicino a mio fratello, con la nonna, e pregherò per tutti voi. Vi sarò sempre vicino, vicino a te, caro papà, vicino a te, mammina. Vado alla morte tranquillo assistito dal Cappellano delle Carceri che, a momenti, deve portarmi la Comunione. Andate poi da lui, vi dirà dove mi avranno seppellito. Pregate per me. Vi chiedo perdono, se vi ho dato dei dispiaceri. Dietro il quadro della Madonna, nella mia stanza, troverete un po’ di denaro. Prendetelo e fate dire una Messa per me. La mia roba, datela ai poveri del paese. Salutatemi il Parroco ed il Teologo, e dite loro che preghino per me. Voi fatevi coraggio. N

A CASA DEL CAVALIERE

  mercoledì, 24 febbraio 2010 A CASA DEL CAVALIERE La casa di don Diego, bella costruzione moresca, era grande e spaziosa. Nel cortile si trovavano delle dispense e attorno ad esse si vedevano schierate in buon ordine molte damigiane: quelle damigiane fatte al Toboso richiamarono nella memoria di don Chisciotte il pensiero della sua cara ed infelice Dulcinea. Si fermò, sospirò e, guardando le damigiane con occhi pieni di lacrime, gemette: Oh, pegni cari e dolorosi di un così puro, ardente amore, perché straziate la mia ferita?… Questa tenera invocazione alle damigiane fu interrotta dal figlio di don Diego che si recava incontro a suo padre, con sua madre, donna Cristina. L’eroe si affrettò a lasciare Ronzinante e, con grande galanteria, andò a baciare la mano di donna Cristina. Signora, disse don Diego alla moglie, vi presento il signor don Chisciotte della Mancia, il più valoroso, il più istruito, il più amabile dei cavalieri erranti. Il nostro cavaliere fu condotto in una sala do

ANTENORA

  martedì, 23 febbraio 2010 ANTENORA     Nella seconda zona di Cogito, nell’ultimo cerchio infernale, dove sono puniti i traditori della patria o del proprio partito, troviamo la denunzia spietata, invelenita del sommo poeta. La pena non cancella il peccato ma lo perpetua nel paesaggio con precipizi e strapiombi, rocce selvagge e dirupi, fiumi rossi di sangue, paludi coperte di vapori spessi, foreste spettrali di alberi contorti, deserti sterminati di sabbia, immense distese di ghiaccio, aria morta, buio greve e perpetuo che cancella il tempo. Le orride rappresentazioni dell’inferno riproducono quelle della terra: natura privata per sempre con crudeltà della sua vita, spogliata della sua bellezza, i sentimenti, bellezza e vita vivono in negativo in un cupo capovolgimento, creano il terrore. Nel fondo dell’inferno si raduna il male di tutto il mondo, e, nell’aggiornare il Cogito,   Antenora, per i nomi, moderni, famosi, potenti, di coloro che, tradendo il proprio partito ne hann

MONARCHIA

  lunedì, 22 febbraio 2010 MONARCHIA Il problema della monarchia è diventato acuto in Italia in relazione al fatto che i partiti antifascisti – particolarmente sotto l’influenza del conte Sforza ( Carlo Sforza, già ministro degli esteri, trovatosi ambasciatore a Parigi al tempo dell’ascesa di Mussolini al potere era stato uno dei pochi funzionari dello Stato a dare le dimissioni. Si era ritirato in esilio prima a Parigi e poi a New York. Già dalla fine del 1941 da New York aveva pubblicato un programma in otto punti per la ricostruzione politica dell’Italia sulla base di una libera scelta delle sue istituzioni. Poco dopo l’armistizio Sforza rientrò in Italia e a Napoli si schierò apertamente per l’abdicazione di Vittorio Emanuele III e del figlio Umberto. I partiti del Comitato di liberazione nazionale napoletano furono così forzatamente influenzati da questa presa di posizione, che rifletteva anche le idee di Benedetto Croce.) – hanno fatto dell’abdicazione del re una condizione d

ANALFABETISMO

  domenica, 21 febbraio 2010 ANALFABETISMO   Perché in Italia ci sono ancora tanti analfabeti? Perché in Italia c’è troppa gente che limita la propria vita al campanile, alla famiglia. Non è sentito il bisogno dell’apprendimento della lingua italiana, perché per la vita comunale e familiare basta il dialetto; perché la vita di relazione si esaurisce tutta quanta nella conversazione in dialetto. L’alfabetismo non è un bisogno, e perciò diventa un supplizio, un’imposizione di prepotenti. Per farlo diventare bisogno occorrerebbe che la vita generale fosse più fervida, che essa investisse un numero sempre maggiore di cittadini, e così facesse nascere autonomamente il senso del bisogno, della necessità dell’alfabeto e della lingua. Ha più giovato all’alfabetismo la propaganda socialista di tutte le leggi sull’insegnamento obbligatorio. La legge è un’imposizione: può importi di frequentare la scuola, non può obbligarti a imparare, e, quando abbia imparato a [ non ] dimenticare. La prop

POESIA

SABATO, 20 FEBBRAIO 2010 POESIA Non vi è ancora l’attenzione che meriterebbe la poesia anche se il numero dei poeti o degli aspiranti poeti è aumentato; esistono pubblicazioni importanti e la lettura poetica è cresciuta insieme alla sua attualità; si riscontrano espressioni che s’innalzano al di sopra di una media dignitosa ed interessante e alcuni componimenti stupiscono ed entusiasmano; scaturiti da pulsioni giovanili, fanno sperare in probabili opere immortali e/o conosciute. Fondamentale è la non omologazione, l’originalità della ricerca, l’espressione spirituale. Con i mezzi moderni, il risalto nelle pagine più cliccate, un rettangolino più evidente, una civetta che indichi l’accesso alla lettura ed alla scrittura, allo scambio, alla ricerca e alle sensazioni, una promozione per facilitare il compito essenziale di ricreare e infondere nel linguaggio anticorpi contro la volgarità alienante. YYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY FRA BARTOLOME’ DE LAS CASAS Uno pensa, torna

ZERO

  venerdì, 19 febbraio 2010 ZERO Socialismo è una bella parola, e a quanto so nel socialismo tutti i membri della società sono eguali, nessuno è più in alto e nessuno più in basso. Nel corpo umano la testa non ha maggior valore perché si trova alla sommità del corpo, né le piante dei piedi hanno minor valore perché toccano la terra. Come sono eguali i diversi organi del corpo umano, così sono eguali i membri della società. Questo è il socialismo. In esso il principe e il contadino, il ricco e il povero, il datore di lavoro e il lavoratore sono tutti allo stesso livello. In termini di religione, nel socialismo non esiste dualismo. Tutto è unità. Se si guarda alle diverse società esistenti nel mondo si vede soltanto dualismo e pluralità. L’unità brilla per la sua assenza. Un uomo si trova in alto, un altro in basso, uno è indù, un altro è un musulmano, un terzo è cristiano, un quarto è un parsi, un quinto un sik, un sesto un ebreo. E in ogni gruppo vi sono ulteriori suddivisioni. L’u