RIDETE Bis

 

domenica, 15 agosto 2010

RIDETE Bis

Bionda con gli occhi celesti, profondi, infiniti come il cielo con i suoi puntini luminosi; una bellezza attraente assieme alla riluttante paura; alta, fine, sinuosa; passi leggeri e armonici con le movenze aggraziate e semplici, espressioni di grande gentilezza; la convalescenza procedeva bene anche se per molto tempo era stata in bilico tra la vita e la morte per le botte ricevute; anonima aveva un nome di battaglia, Claudia: ai clienti piaceva chiamarla per nome, nella falsità del rapporto a pagamento; da dove vieni, Claudia? dall’Est, rispondeva vagamente; usavano il suo corpo e, mentre saziavano le loro bassezze, arricchivano i padroni della sua schiavitù. Nera splendente, levigata, dal bianchissimo sorriso nella fotografia, senza nome, sulla tomba; caduta sul lavoro, travolta dall’automobile di un cliente ubriaco; nessuno ha saputo, l’ha cercata, ha richiesto il corpo. La trans, splendida, comprensiva, umana, rifugio della personalità, anche lei è nell’aldilà per il segreto che più segreto di così mai ci sarà. Dorme al freddo del particolare inverno rigido con neve, pioggia, vento, un cartone la sua coperta, la carità il suo pane, incendiato dalla moderna sensibilità finalmente l’ingegnere riposa in pace. Lavora nei campi di pomodoro come in quelli antichi di cotone; domanda la misera paga ma prende le fucilate. Si predica l’accoglienza perciò in missioni internazionali difendiamo la democrazia, abbiamo dei blindati dalla massima affidabilità, i cacciabombardieri costano un occhio ma vedessi come volano! Nel mondo – in quasi tutto – si muore di fame, la natura non più ci sopporta e piange disperata ma la grande velocità saetta, in mezzo ai monti, nelle valli, nei boschi spariscono le fonti, la pioggia allaga l’autostrada, il terremoto distrugge anche la scuola. Nella bella Sicilia quando e come mi pare da solo in auto e senza limiti veloce voglio arrivare, il mare sul ponte attraversare, prendere un caffè all’alba a Palermo e di corsa ritornare in borsa a Milano a giocare. Giancarlo operaio, ogni mese ha la sua paga, possiede una casa, una automobile; era contento con sua moglie e il bambino; è disperato da tre giorni con i compagni sopra il tetto dell’officina: il padrone ha chiuso perché all’estero si arricchisce di più. Insegnate, il contratto non è rinnovato, protesta davanti al provveditorato, a trenta anni ancora è fidanzato, prega che la mamma abbia lunga vita e non muoia presto come morì il padre. La chiassosa manifestazione di protesta oltre non deve andare, il palazzo non si deve disturbare, è proibita ogni ribellione, la bandiera rossa insieme alla speranza di pace, giustizia, costituzione vanno cambiate: caricaaa…… e… bastonateeeee….. Per fortuna vi è il re: bello, giovane, aitante, ottimista, vuole l’armonia, la pace, che l’amore trionfi, ha a cuore la salute dei sudditi, perciò racconta sovente le barzellette. Ridete e sarete sani!

I TRENI PER REGGIO CALABRIA
 Andavano col treno giù nel meridione
 per fare una grande manifestazione
 il ventidue d’ottobre del settantadue
 in curva il treno che pareva un balcone
 quei balconi con la coperta per la processione
 il treno era coperto di bandiere rosse
 slogans, cartelli e scritte a mano
 da Roma Ostiense mille e duecento operai
 vecchi, giovani e donne
 con i bastoni e le bandiere arrotolati
 portati tutti a mazzo sulle spalle.
 Il treno parte e pare un incrociatore
 tutti cantano bandiera rossa
 dopo venti minuti che siamo in cammino
 si ferma e non vuole più partire
 si parla di una bomba sulla ferrovia
 il treno torna alla stazione
 tutti corrono coi megafoni in mano
 richiamano “andiamo via Cassino
 compagni da qui a Reggio è tutto un campo minato,
 chi vuole si rimetta in cammino”
 dopo un’ora quel treno che pareva un balcone
 ha ripreso la sua processione
 anche a Cassino la linea è saltata
 siamo tutti attaccati al finestrino
 Roma Ostiense Cisterna Roma Termini Cassino
 adesso siamo a Roma Tiburtino.
 Il treno di Bologna è saltato a Priverno
 è una notte una notte d’inferno
 i feriti tutti sono ripartiti
 caricati sopra un altro treno
 funzionari responsabili sindacalisti
 sdraiati sulle reti dei bagagli
 per scrutare meglio la massicciata
 si sono tutti addormentati
 dormono dormono profondamente
 sopra le bombe non sentono più niente
 l’importante adesso è di essere partiti
 ma i giovani hanno gli occhi spalancati
 vanno in giro tutti eccitati
 mentre i vecchi sono stremati
 dormono dormono profondamente
 sopra le bombe non sentono più niente
 famiglie intere a tre generazioni
 son venute tutte insieme da Torino
 vanno dai parenti fanno una dimostrazione
 dal treno non è sceso nessuno
 la vecchia e la figlia alle rifiniture
 il marito alla verniciatura
 la figlia della figlia alle tappezzerie
 stanno in viaggio ormai da più di venti ore
 aspettano seduti sereni e contenti
 sopra le bombe non gliene importa niente
 aspettano che è tutta una vita
 che stanno ad aspettare
 per un certificato mattinate intere
 anni e anni per due soldi di pensione
 erano venti treni più forti del tritolo
 guardare quelle facce bastava solo
 con la notte le stelle e con la luna
 i binari stanno luccicanti
 mai guardati con tanta attenzione
 e camminato sulle traversine
 mai individuata una regione
 dai sassi della massicciata
 dalle chine di erba sulla vallata
 dai buchi che fanno entrare il mare
 piano piano a passo d’uomo
 pareva che il treno si facesse portare
 tirato per le briglie come un cavallo
 tirato dal suo padrone
 a Napoli la galleria illuminata
 bassa e sfasciata con la fermata
 il treno che pareva un balcone
 qualcuno vuol salire attenzione
 non fate salire nessuno
 può essere una provocazione
 si sporgono coi megafoni in mano
 e un piede sullo scalino
 e gridano gridano quello che hanno in mente
 solo comizi la gente sente
 ora passa la notte e con la luce
 la ferrovia è tutta popolata
 contadini e pastori che l’hanno sorvegliata
 col gregge sparpagliato
 la Calabria ci passa sotto i piedi ci passa 
dal tetto di una casa una signora grassa
 fa le corna e alza una mano
 e un gruppo di bambini ci guardano passare
 e fanno il saluto romano.
 Ormai siamo a Reggio e la stazione
 è tutta nera di gente
 domani chiuso tutto in segno di lutto
 ha detto Ciccio Franco “a sbarre”
 e alla mattina c’era la paura
 e il corteo non riusciva a partire
 ma gli operai di Reggio sono andati in testa
 e il corteo si è mosso improvvisamente
 è partito a punta come un grosso serpente
 con la testa corazzata
 i cartelli schierati lateralmente
 l’avevano tutto fasciato
 volavano sassi e provocazioni
 ma nessuno s’è neppure voltato
 gli operai dell’Emilia-Romagna
 guardavano con occhi stupiti
 i metalmeccanici di Torino e Milano
 puntavano in avanti tenendosi per mano
 le voci rompevano il silenzio
 e nelle pause si sentiva il mare
 il silenzio di quelli fermi che stavano a guardare
 e ogni tanto dalle vie laterali
 si vedevano sassi volare
 e alla sera Reggio era trasformata
 pareva una giornata di mercato
 quanti abbracci e quanta commozione 
il nord è arrivato nel meridione
 e alla sera Reggio era trasformata
 pareva una giornata di mercato
 quanti abbracci e quanta commozione
 gli operai hanno dato una dimostrazione.
 - Giovanna Marini -
 (canzone tratta dal Fischio del vapore)

VEDI:

ACQUE MORTE BIS



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