PANE E VINO PER TUTTI (23 SETTEMBRE 1973)

 

DOMENICA, 22 SETTEMBRE 2019

PANE E VINO PER TUTTI (23 SETTEMBRE 1973)

 





= un disegno di Guttuso per le poesie di Neruda.

 




LA CITTA'
E quando nel Palazzo Vecchio,
bello come un’agave di pietra,
salii gli scaloni consumati,
attraversai le antiche stanze,
e venne a ricevermi
un operaio,
capo della città, del vecchio fiume,
delle case tagliate come in pietra di luna,
io non mi sorpresi:
la maestà del popolo governava.
E guardai al di là della sua bocca
i fili abbaglianti della tappezzeria,
i quadri che da queste vie tortuose
erano usciti a rivelare il fiore della bellezza
a tutte le vie del mondo.
L’infinita cascata
che il fine poeta di Firenze
aveva lasciato di continuo cadere
senza che mai possa morire,
perché di fuoco rosso e d’acqua verde
sono fatte le sue sillabe.
Tutto dietro alla sua testa operaia
io scorsi. Ma dietro a lui
non era l’aureola
del passato il suo splendore:
era la semplicità del presente.
Come un uomo,
dal telaio o dall’aratro,
dalla fabbrica oscura,
salì le scale
con il suo popolo
e nel Palazzo Vecchio,
senza seta e senza spada,
il popolo,
lo stesso
che valicò con me il freddo
delle Cordigliere delle Ande,
stava là. D’improvviso,
dietro la sua testa,
vidi la neve,
i grandi alberi che s’erano uniti alle cime
e qui, di nuovo sopra la terra,
m’accoglieva con un sorriso
e mi dava la mano,
la stessa
che m’aveva indicato il cammino
laggiù,
lontano, nelle ferruginose
ostili Cordigliere che aveva vinto.
E qui né la pietra
trasformata in miracolo,
né la luce procreatrice,
né l’azzurro beneficio della pittura,
né tutte le voci del fiume
mi diedero la cittadinanza
della vecchia città di pietra e argento,
ma un operaio, un uomo,
come tutti gli uomini.
Per questo credo
ogni notte nel giorno,
e quando ho sete credo nell’acqua,
perché credo nell’uomo.
Credo che stiamo salendo
fino all’ultimo gradino.
Da lì vedremo
la verità spartita,
la semplicità instaurata sulla terra,
il pane e il vino per tutti.
-Pablo Neruda-

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