VIA GIUNCHETO
lunedì, 23 settembre 2013
VIA GIUNCHETO
L’Arno rimane alla distanza di un lungo di campo e la mamma sa come utilizzarlo. Nei mesi caldi tutto può andar bene e, giocando con il piccolo nell’adempiere alle indispensabili attività quotidiane – fantastica – può anche divertirsi. Ma nei mesi freddi? Riempire la brocca, portarla fino in casa, e poi, con quella stufa a legna e con quella poca acqua … : una faticosa sofferenza. Il babbo ha la fortuna di fare il bagno (quando non vi sono in ammollo le pelli con il pelo) nella vasca della conceria, altrimenti ripulirsi a casa è veramente una caparbia volontà avventurosa e insoddisfacente: l’odore o il puzzo della concia comunque e sempre permane più o meno intensamente. Mentre i babbi sono a lavorare, tocca alle mamme andare in Comune a chiedere il pozzo. Finita la guerra hanno ricostruito qualche casa ma, guarda un po’, senza l’acqua che case. Finalmente l’artesiano in via Giuncheto comincia la sua produzione di acqua non potabile. I venti minuti a piedi sono un niente di fatica al confronto con il prima ed’ è possibile fare anche una piccola scorta. I secchi e le brocche di tutte le famiglie portano sui fianchi i segni delle ammaccature causate dai ferri arrugginiti delle biciclette utilizzate come moderne bestie da soma. Via Giuncheto cambia in Antonio Gramsci e il nostro numero da 113 diventa 287. (Ricordo da un racconto di Bicefalo).
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