ELOGI SOLENNI

domenica, 16 dicembre 2012

ELOGI SOLENNI


LA POVERTA' CULTURALE GENERA POVERTA' ECONOMICA.




ELOGI SOLENNI

Lingue diverse di personalità europee formulano fervide congratulazioni all’imperterrito governante che stanga con riserbo i medi e i bassi mentre per i senza reddito è meglio morire che sopravvivere nei patimenti. Le lodi pubbliche e senza riserve con una certa ambizione di compiutezza e di solennità dovrebbero, secondo loro, fungere da surrogato di dolcissimo miele indispensabile nella forzosa assunzione degli amarissimi veleni spacciati per medicina contro il baratro per i sudditi dell’era tecnocratica. Le lodi con il compiacimento accrescono l’ingiustizia del comportamento ossequioso verso privilegiate persone alle quali riconoscono il prestigio sociale, spirituale, gerarchico, patrimoniale, esaltando i meriti di avere accumulato grandi ricchezze da salvaguardare dalla perfida invidia ignorante e da tutelare con la regola del diritto acquisito. (Ricordo da un racconto di Tirella).

[ Cerca: UNA NUOVA ECONOMIA (archivio 15 dicembre 2012) ; Cerca: EUROPA (archivio 11 maggio 2012 ; Cerca: IL GIARDINO D'EUROPA (archivio 2 dicembre 2009) ].

LA  CANZONE  DEL  PIAVE
Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio;
l’esercito marciava per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera!
Muti passaron quella notte i fanti,
tacere bisognava e andare avanti.
S’udiva intanto dalle amate sponde
sommesso e lieve il tripudiar dell’onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero
il Piave mormorò: Non passa lo straniero!
Ma in una notte triste si parlò di un fosco evento
e il Piave udiva l’ira e lo sgomento.
Ahi quanta gente ha visto venir giù, lasciare il tetto,
poiché il nemico irruppe a Caporetto.
Profughi ovunque dai lontani monti,
venivan a gremir tutti i suoi ponti.
S’udiva allor dalle violate sponde
sommesso e triste il mormorio dell’onde.
Come in un singhiozzo in quell’autunno nero
il Piave mormorò: Ritorna lo straniero!
E ritornò il nemico per l’orgoglio e per la fame
volea sfogare tutte le sue brame,
vedeva il piano aprico di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora!
No, disse il Piave, no, dissero i fanti,
mai più il nemico faccia un passo avanti!
Si vide il Piave rigonfiar le sponde
e come i fanti combattevan l’onde.
Rosso del sangue del nemico altero,
il Piave comandò: Indietro va, o straniero!
Indietreggiò il nemico fino a Trieste fino a Trento
e la Vittoria sciolse l’ali al vento!
Fu sacro il patto antico e tra le schiere furon visti
risorgere Oberdan, Sauro e Battisti!
Infranse alfin l’italico valore
le forche e l’armi dell’impiccatore.
Sicure l’Alpi, libere le sponde,
e tacque il Piave, si placaron l’onde.
Sul patrio suolo vinti i torvi imperi,
la pace non trovò nè oppressi, nè stranieri.
-Ermete  Giovanni  Gaeta-


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