LAVORATORI! Bis

 

venerdì, 16 luglio 2010

LAVORATORI! Bis

B I S – Alcuni mesi sono passati da quando per opera vostra si è iniziato nell’industria torinese il movimento per l’immediata costituzione dei Consigli di fabbrica. Dopo più di sei mesi di discussioni, di prova e di tenace lavoro la natura e gli scopi di questo movimento appaiono ormai chiari, chiaro appare quali sono in esso gli elementi di valore transitorio, quali invece gli essenziali principi nuovi che ispirano la formazione degli organismi nei quali la vita e la lotta della classe vostra trovano una nuova forma, i principi per i quali voi vivete e operate e siete pronti a lottare. E’ necessario raccogliere le fila del lavoro compiuto, trarre da esso sicura norma per l’avvenire, sistemare i frutti della preziosa esperienza che voi avete raccolta accingendovi alla risoluzione dei problemi che in questo momento si presentano a chiunque partecipi alla vita della classe operaia. Mettendovi direttamente, spontaneamente al lavoro voi avete mostrato di ritenere questo metodo superiore all’altro, che consiglia di attendere ammaestramenti e piani largiti dall’alto, avete mostrato di voler diventare voi stessi gli artefici del vostro destino, di intendere la redenzione della classe che lavora come opera da compiersi dai lavoratori stessi, avete dato prova che in voi era una coscienza nuova, la quale cercava una forma e un modo di azione in cui concretarsi e affermare se stessa, e questa forma avete saputo trovare. Oggi le discussioni che voi farete, le soluzioni che a voi parrà bene adottare, i piani che voi proporrete avranno questo inestimabile valore: di essere sostenuti da una conoscenza che operando si è formata, da una volontà che si è temprata nella azione, da un proposito che nelle prove si è rinsaldato, è diventato tenace e incrollabile fiducia. Perciò noi crediamo giunto oggi il momento opportuno di invitarvi a un congresso nel quale si esamini quale e quanto lavoro è stato fatto finora e in quale direzione è necessario proseguire. A questo congresso noi invitiamo a partecipare, accanto a voi, gli operai di fabbrica e i contadini dell’Italia intiera, mediante loro rappresentanti diretti. Operai di tutta Italia, l’invito a venire a Torino, che noi vi rivolgiamo a nome degli operai torinesi, non è segno né di vanità né di orgoglio particolaristico. Le maestranze torinesi sono convinte, che, se ad esse è toccato di trovarsi all’avanguardia nel movimento di preparazione degli organi adatti alla futura gestione comunista della fabbrica e della società, ciò non è per essi titolo speciale di merito se non in quanto è segno che essi si sono trovati a vivere e a lavorare in condizioni speciali che hanno favorito nella massa dei lavoratori lo sviluppo di una coscienza rivoluzionaria e di una capacità ricostruttiva. Ma l’accentramento industriale e la disciplina unitaria instaurate nell’industria torinese sono condizioni che tendono a estendersi a tutto il mondo della economia borghese, sono le condizioni nelle quali la classe dei padroni cerca la sua salvezza. Operai, i vostri padroni, i vostri nemici, si sforzano oggi di risolvere il problema di mantenere nelle loro mani il potere sociale, creando un sistema nazionale e mondiale che garantisca il profitto senza lavoro, che difenda la loro autorità assoluta, che permetta loro di respingervi, quando si sentiranno in forze, nell’abisso di oscurità e di miseria dal quale voi ad ogni costo volete uscire. La vostra volontà e la vostra coscienza di uomini si ribellano. Ma questa ribellione resterà sterile, si esaurirà in vani tentativi di sporadica rivolta, facili a esser domati, difficili a essere diretti al raggiungimento di un fine duraturo, se voi non riuscirete a rinnovare le forme della lotta che voi volete condurre, che sempre più si estende, si fa aspra e difficile. Dovete passare, vi si ripete da tutti, dalla difesa alla conquista, ma in qual modo? Gli organismi di resistenza che fino ad oggi vi hanno guidato, nei quali voi vi riunivate per categoria e per mestiere, hanno essi in sé la possibilità di trasformarsi in modo adeguato ai nuovi fini, ai mezzi nuovi di lotta? Anzitutto appare sempre più dannoso il cristallizzarsi di essi in una forma burocratica, che vieta loro di corrispondere direttamente ai bisogni, alla volontà, alla coscienza delle masse, che oggi, in periodo rivoluzionario, rapidamente si trasformano e sviluppano. Ma non basta, la lotta di conquista deve essere condotta con armi conquistatrici e non più di sola difesa. Una organizzazione nuova deve svilupparsi come antagonista diretta degli organi di governo dei padroni; essa deve quindi spontaneamente sorgere sul luogo di lavoro, e riunire i lavoratori tutti in quanto tutti come produttori sono soggetti a un’autorità ad essi estranea e debbono liberarsene. Il potere padronale assume forma concreta negli organismi che regolano la produzione capitalistica, si concreti anche la volontà della classe vostra in una forma organizzativa aderente al processo della produzione, entrando nella quale ognuno di voi sia portato ad acquistare la capacità di governarsi da sé. Ecco l’origine per voi della libertà: l’origine di una formazione sociale la quale estendendosi rapidamente e universalmente vi metterà in grado di eliminare dal campo economico lo sfruttatore e l’intermediario, di diventare voi i padroni, padroni della vostra macchina, del vostro lavoro, della vita vostra, del destino della vostra classe, di essere finalmente voi, nelle competizioni delle classi, i più forti. Ma gli stessi organismi sindacali trarranno nuovo vigore di vita dal contatto intimo con gli organismi rappresentativi di fabbrica; si spezzerà la opprimente struttura burocratica, si cercherà di superare anche nel campo sindacale il principio della unione per mestiere, di applicare il principio nuovo della unione per unità di produzione, per industria, preparando in tal modo degli organismi che abbiano in sé la capacità in un prossimo avvenire non più di regolare le condizioni del mercato della manodopera salariata, ma di coordinare l’opera dei produttori associati per far valere, nel campo economico, soltanto la loro volontà. Operai, l’azione dei commissari di reparto e dei Consigli di fabbrica è preparazione alla rivoluzione comunista della società. Non le toglie questo carattere il fatto che essa parte dalla squadra di lavoro, dalla unità produttiva elementare, anzi, appunto perciò essa ha in sé tanta forza, essa può sperare di culminare nella conquista di tutto il potere sociale. Ciò è stato ben compreso dai vostri padroni: essi sono sull’avviso, essi si stanno accordando per coordinare l’azione loro, in modo da darvi battaglia regolare quando lo crederanno opportuno. Anche voi dovete ordinarvi allo stesso scopo, allo scopo di essere nel momento supremo i più forti, di non disperdere le energie prematuramente, di accrescerle nella concordia, nell’unione, in uno stesso programma di azione. L’unità proletaria, invano cercata negli accordi tra i diversi organismi direttivi, tra i capi separati da contese personali, è pur necessaria alla vostra vittoria. Ebbene, noi crediamo che essa sorgerà spontanea quando tutti vi unirete, nell’officina dove tutti siete eguali, creando istituti che incarnino ed esprimano la vostra volontà sola. Contadini, anche a voi rivolgiamo l’invito di partecipare ai lavori del Congresso dei commissari di reparto, perchè anche voi siete oppressi dallo stesso pesante ordinamento capitalistico che gli operai vogliono spezzare. Qui in città sono le centrali di quelle banche che assorbono i vostri risparmi, che ve li rubano per dedicarli a finanziare le imprese di rapina del capitalismo, qui sono i rappresentanti del potere statale che anche voi sentite come un nemico, perchè garantisce il diritto dei vostri padroni e dei vostri sfruttatori. Gli operai sono i vostri naturali alleati, ma voi dovete mettervi sulla stessa via per la quale essi si mettono, preparando fin d’ora tutti gli organismi atti a dare a voi il potere economico e sociale. Lavoratori, compagni, il Congresso dei commissari di reparto che si terrà in Torino con l’intervento di operai e contadini di tutta l’Italia potrà segnare una data importante nella storia dello sviluppo della rivoluzione proletaria italiana. Noi vorremmo che da esso uscisse, se non ancora una esplicita parola nuova, almeno il primo segno che la classe intiera ha incominciato a ordinarsi a scopo di conquista effettiva, che i lavoratori di tutta l’Italia si pongono allo studio, spontaneamente, dei problemi che la rivoluzione loro presenta, e cercano di risolverli in modo unitario, concreto, coerente. Vogliamo che questo Congresso sia una manifestazione di forza insieme e di serietà data da una classe che è alla vigilia della sua liberazione. A voi la realizzazione di questo programma.

 DI CHE ANNO E’ QUESTO SCRITTO?

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C O R V I
 Come a un cane
 lisciano il tuo capo
 che penzola dalla forca.
 I corvi oscurano il cielo
 nell’attesa di mangiare
 le tue già putride carni.
 Volando sulla terra
 sbattono la testa nelle nubi
 rimanendo agganciati lassù
 e si stirano al caldo del sole.
 Fuggiamo da questo incubo
 che cerca se stesso
 penetrando nel nostro io.
 Morte: vivi ancora!
 Vita: muori ancora!
 Drappi neri volteggiano.
 Preannunciano la notte
 i raggi di un sole
 che fugge dal cuore
 deluso e sanguinante.
-Renzo Mazzetti- 
-Dal mio cranio dal mio cuore “10” Pellegrini editore Cosenza 1969-

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ELITES BIS


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