TUTTE E TUTTI
venerdì, 23 novembre 2018
TUTTE E TUTTI
Caro Sergio, come tu scrivi le rotture portano con sé un
carico pesante di emotività. Che tu abbia deciso di lasciare il partito e
conseguentemente l’incarico di tesoriere che hai ricoperto negli ultimi anni,
non è cosa lieve per questa comunità. Non lo è dal punto di vista delle
relazioni umane che certo vanno comunque preservate. Non lo è rispetto al
funzionamento del partito e alla necessità di trovare un sostituto al ruolo che
hai ricoperto con una correttezza che ti riconosciamo tutta, né lo è per le
motivazioni politiche che porti, molto dure. Come ti ho scritto immediatamente
dopo aver ricevuto la lettera, vorrei avere avuto un luogo in cui fosse stato
possibile discutere. Questo è avvenuto per una delle questioni che tu poni ed a
cui dai grande rilevanza nella lettera, ma mai, incredibilmente, per nessuna
delle altre. Su Liberazione, sulla scelta di operare per il suo rilancio
abbiamo avuto un dissenso esplicito in più riunioni della segreteria. Il
tentativo che il giornale sta facendo, ad oggi fruttuosamente, con una risposta
assai significativa in termini di abbonamenti, sottoscrizioni, iniziative
importanti come quelle degli artisti che hanno donato le loro opere, ci hanno
indotto a pensare che delle due strade che sempre esistono per risanare un
bilancio, andasse percorsa non quella dei tagli, ma quella di un rinnovato
investimento di fiducia. Comunque su questo, si è per l’appunto discusso. Il
contrasto di opinioni è stato esplicito, come lo è l’assunzione di
responsabilità da parte della segreteria nell’aver scelto questo. Ma sul resto?
“La generosità antica di chi condivide un vincolo forte di appartenenza” come
scrivi, non avrebbe dovuto comportare la possibilità per questa comunità di
persone, per coloro con cui tu hai lavorato a fianco per mesi, di conoscere
quello che era il tuo giudizio, la tua critica e il tuo dissenso, per quanto
aspro fosse e di poter di questo, discutere? Si possono dire molte cose di
questo partito, ma non sicuramente che non sia un luogo democratico, fino in fondo.
Un luogo con molti limiti, ma in cui tutti possono dire quello che pensano. Un
luogo in cui, in virtù esattamente della scelta che abbiamo fatto di “gestione
unitaria”, nessuno viene espulso dalla segreteria o estromesso dagli incarichi
che ricopre, quale che sia la sua distanza e la sua critica rispetto alla linea
di maggioranza. Una cosa non piccola, con i tempi che corrono, pesantemente
segnati dalla riduzione plebiscitaria della politica. Un’idea della democrazia
faticosa, ma praticata con coerenza. E da quale documento e da quale
affermazione di quale dirigente hai tratto il giudizio che l’obiettivo
perseguito sia, “la meccanica auto promozione” del gruppo dirigente, accusato
di stare in piedi solo per la “speranza.. di riempire quelle caselle”, cioè
come si capisce dalla lettera, di occupare qualche posto in Parlamento? Che ci
sia l’obiettivo di riportare il Partito, la Federazione, la sinistra di
alternativa in Parlamento è evidente ed esplicito. E certo converrai: non credo
di dover argomentare come l’estromissione della sinistra dai massimi livelli
istituzionali sia uno dei dati che segnano drammaticamente il quadro politico
esistente. Ma da quale dichiarazione o da quale comportamento ti senti
autorizzato a trarre il giudizio che esprimi? Alle elezioni europee, che
abbiamo affrontato con la speranza di riuscire ad eleggere una rappresentanza
istituzionale, il segretario del partito, sollecitato a candidarsi da
moltissime parti, ha rifiutato di farlo, per lavorare a tempo pieno al partito
e perché questo era evidentemente incompatibile con la presenza che pure
speravamo di conquistare a Bruxelles. Invece si è candidato – scelta
discutibile certo- in una situazione difficilissima alle scorse regionali. In
Campania, dove l’alleanza con il centrosinistra, pure praticata in altre
realtà, era impraticabile per il profilo inaccettabile del candidato del PD. In
una situazione in cui era quasi impossibile sperare di essere eletti, ma si
trattava piuttosto di dare una mano in una condizione difficilissima e evidentemente
“testimoniale”. E più di un membro della segreteria ha rifiutato “collocazioni”
istituzionali alle scorse regionali. Nuovamente si potranno dire molte cose, ma
non che non vi sia una tensione costante ad informare i propri comportamenti ad
una etica della politica che è l’opposto del cinismo privatistico della propria
auto collocazione. E perché non ci hai mai dato la possibilità di parlare con
te di “politica alta” come la chiami? Non so cosa vuoi dire con questo. Penso
si tratti della nostra proposta politica complessiva. Non è così difficile da
comprendere. Si compone di tre elementi connessi tra loro. Il primo è la
necessità di un’alleanza elettorale larga per poter mandare a casa Berlusconi e
difendere la Costituzione, con un accordo su alcuni punti anche sul terreno
sociale, ma senza la riproposizione di un accordo organico di governo per cui
non vediamo ad oggi le condizioni. Un’alleanza in cui sia possibile conquistare
anche l’obiettivo di liberare il paese, attraverso una legge elettorale
proporzionale, da un maggioritario che in questi anni ha garantito tanto lo
strapotere di Berlusconi, quanto la distruzione della sinistra. Il secondo è la
necessità di costruire percorsi che uniscano una sinistra autonoma dal PD, sui
contenuti e nel vivo delle relazioni sociali, ponendo fine alla lunga stagione
delle divisioni. Il terzo nodo è la costruzione di un movimento duraturo:
conflitto, progetto e partecipazione, indispensabili per qualsiasi prospettiva
di alternativa. Si potrà dire che è difficile. Ma è politica. Per noi è la
proposta più giusta e più realistica. Senz’altro più giusta di quella di chi
dice che è indifferente se al governo ci sta Berlusconi o il centrosinistra. Ed
anche più realistica di chi pensa sia possibile oggi, un’alleanza organica di
governo. Ci sono cose su cui io credo che tu abbia parzialmente ragione. E’
troppo forte la divisione per appartenenze pregresse, che è cosa diversa dalla
dialettica sempre legittima tra diverse posizioni politiche. E’ troppo il tempo
che consuma, ed il tempo che abbiamo è una risorsa preziosa, da spendere per
cambiare il mondo. E la Federazione della sinistra, che non è solo un cartello
elettorale, ha certamente bisogno di usare il prossimo congresso come
un’occasione di apertura ai conflitti sociali, alle energie intellettuali e
alla passione politica che vive nella nostra società. Si poteva discuterne. C’è
un’ultima cosa che voglio dirti. Forse per il ruolo che svolgo, insieme ai
tanti limiti e alle tante inadeguatezze di questo partito, vedo anche altro.
Vedo circoli e federazioni che da mesi stanno lavorando per la mobilitazione
del 16 ottobre, e lo fanno nei territori, con delegate e delegati, lavoratrici
e lavoratori, con cui faticosamente hanno ricostruito una relazione, a partire
dalle tante vertenze a difesa dei posti di lavoro. Vedo un partito che si è
generosamente speso insieme a tanti altri per raccogliere le firme per i
referendum sull’acqua pubblica. O le pratiche straordinarie delle Brigate di
Solidarietà di cui tanti nostri compagni e compagne sono parte importante, che
sono riuscite ad organizzare a Nardò un campo di solidarietà e auto
organizzazione dei lavoratori agricoli migranti che è un’esperienza unica. Va
tutto bene dunque? No, non va tutto bene. Ma certo tutte/i noi meritavamo un
po’ di più che non apprendere via mail i tuoi giudizi e le tue scelte. Con la
speranza di incontrarsi nuovamente e il suggerimento che mi sento di darti. Un
ruolo, qualsiasi ruolo in un partito politico, certo nel nostro – compreso
quello di tesoriere – non è un compito ragionieristico in cui si chieda ad una
persona di rinunciare a quello che pensa, di auto censurarsi. L’esercizio
faticoso della democrazia è diritto e io credo, anche dovere, di tutte e tutti.
Ogni giorno. ( Meditazione su: “L’esercizio della democrazia è dovere di
tutti”: Lettera di Roberta Fantozzi della segreteria del Partito della
Rifondazione Comunista a Sergio Boccadutri pubblicata da Piobbichi Francesco il
13 ottobre 2010).
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