GIOVE E CESARE

sabato, 30 dicembre 2017

GIOVE E CESARE

Ben dico, chi cercasse a foglio a foglio nostro volume, ancor troveria carta u’ leggerebbe ‘I’ mi son quel ch’i’ soglio’; ma non fia da Casal né d’Acquasparta, là onde vegnon tali a la scrittura, ch’uno la fugge, e altro la coarta. Vedrai quando saranno più presso a noi; e tu allor li prega per quello amor che i mena, ed ei verranno. O anime affannate, venite a noi parlar, s’altri nol niega! Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi, e vissi a Roma sotto ‘l buono Augusto al tempo de li dei falsi e bugiardi. Poeta fui, e cantai di quel giusto figliuol d’Anchise che venne da Troia, poi che il superbo Iliòn fu combusto. Vieni a veder la tua Roma che piagne vedova e sola, e dì e notte chiama: Cesare mio, perché non m’accompagne? E se lecito m’è, o sommo Giove che fosti crucifisso, son li giusti occhi tuoi rivolti altrove? O è preparazion che ne l’abisso del tuo consiglio fai per alcun bene in tutto de l’accorger nostro scisso? Ché le città d’Italia tutte piene son di tiranni, e un Marcel diventa ogni villan che patteggiando viene. Lea smette di ripassare Dante, mette la zampetta della gattina sotto la coperta e sussurra: dormi dormi piccolina, prenderai un bel voto, prenderai un bel voto domattina, dormi dormi piccolina… dormi… dor. (Ricordo da un racconto di Ariella).

LIBERTA' (parte) *

Sui quaderni di scolaro

sui miei banchi e gli alberi

su la sabbia su la neve

scrivo il tuo nome.

Su ogni pagina che ho letto

su ogni pagina che è bianca

sasso sangue carta o cenere

scrivo il tuo nome.

* GIOVINE ITALIA

Vedi: 

DOGMI BUFFI (12 Dicembre 2017)

IL CANDIDATO NESSUNO (10 Gennaio 2013)



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