BANDITO PERPETUO

 

mercoledì, 1 maggio 2013

BANDITO PERPETUO

Bandito perpetuo, il diritto di proprietà dovrebbe essere sostituito dal diritto di egual benessere garantito ad ogni componente della società. La felicità è un’idea nuova in Europa. La conservazione dell’esistenza è strettamente legata dal principio dell’obbligo del lavoro. Soppressa la proprietà spariscono i vizi che ne derivano come quello della cupidigia, dell’ambizione, della brama di avere potere. Un popolo che ha maturato la sua coscienza in regime di privilegio e di dispotismo non sarà capace, all’inizio della rivoluzione rigeneratrice, di designare col voto le persone incaricate di attuarla, quindi per rispettare l’effettiva sovranità del popolo, l’autorità suprema dovrà essere concentrata nella prima fase in poche mani di saggi e coraggiosi rivoluzionari. Non è da utopista l’aver intuito il valore della lotta di classe, la funzione delle dittature rivoluzionarie, l’insufficienza del liberismo politico basato sulle formule meramente giuridiche della libertà ed eguaglianza, l’importanza politica dell’economia, e di tutte le altre cose che a queste scoperte si collegano o ne derivano. (Meditazione su: Congiura per l’eguaglianza di Filippo Buonarroti).

 CANTO   D E I   L A V O R A T O R I   D E L  M A R E
 Lavoratori, del mar s’intoni
 l’inno che il mare con noi cantò
 da che fatiche, stenti e cicloni
 la nostra errante vita affrontò,
 quando con baci d’oro ai velieri
 l’ultimo raggio di sol morì
 e giù tra i gorghi de’ flutti neri
 qualcun de’ nostri cadde e sparì.
 
 Su canta, o mare, l’opra e gli eroi,
 tempeste e calme, gioia e dolor!
 O mare canta, canta con noi
 l’inno di sdegno, l’inno d’amor.
 
 Su da le spiagge, da le calate,
 dai golfi, dove le navi stan
 ed ove sopra, schiene curvate,
 scende il prodotto del braccio uman;
 da le riviere che udir tra i venti
 di più naufraghi l’urlo salir,
 di madri e spose preci e lamenti
 echeggi il carme de l’avvenir.
 
 Su canta, o mare, l’opra e gli eroi,
 tempeste e calme, gioia e dolor!
 O mare canta, canta con noi
 l’inno di sdegno, l’inno d’amor.
 
 Canto d’aurore, di rabbie atroci,
 sogni e singhiozzi del marinar,
 raccogli e irradia tutte le voci
 che il nembo porta da mare a mar
 e soffia dentro le vele forti
 che al sole sciolse la nostra fe’
 e chiama e chiama da tutti i porti
 tutta la gente che al mar si die’.
 
 Su canta, o mare, l’opra e gli eroi,
 tempeste e calme, gioia e dolor!
 O mare canta, canta con noi
 l’inno di sdegno, l’inno d’amor.
 
 Sola una voce da sponda a sponda
 sollevi al patto di redenzion
 quanti, sudando, solcano l’onda
 per questa al pane sacra tenzon,
 mentre marosi gonfi di frode
 e irose attardan forze il cammin,
 noi da la nave scorgiam le prode
 dove le genti van col destin.
 
 Su canta, o mare, l’opra e gli eroi,
 tempeste e calme, gioia e dolor!
 O mare canta, canta con noi
 l’inno di sdegno, l’inno d’amor.
 
 Già da ogni prora che il corso affretta
 la evocatrice diana squillò
 e all’alba il grido della vendetta
 la verde terra già salutò;
 terra ideale dell’alleanza,
 tra menti e braccia, giustizia e cor;
 salute, o porto de la speranza
 che invoca il mesto navigator.
 
 Su canta, o mare, l’opra e gli eroi,
 tempeste e calme, gioia e dolor!
 O mare canta, canta con noi
 l’inno di sdegno, l’inno d’amor.
 
 Noi, sugli abissi, tra le nazioni
 di fratellanza ponti gettiam,
 coi nostri corpi sui dai pennoni
 dell’uomo i nuovi diritti dettiam,
 ciò che dai mille muscoli spreme
 con torchi immani la civiltà
 portiam pel mondo gettando il seme
 che un dì per tutti germoglierà.
 
 Su canta, o mare, l’opra e gli eroi,
 tempeste e calme, gioia e dolor!
 O mare canta, canta con noi
 l’inno di sdegno, l’inno d’amor.
 -PIETRO  GORI-


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