INGEGNO PERSPICACISSIMO
martedì, 30 ottobre 2012
INGEGNO PERSPICACISSIMO
Un uomo, dotato dalla natura di un ingegno perspicacissimo e
di una curiosità straordinaria, per il proprio trastullo, alleva diversi
uccelli; gusta molto per il loro canto, e, con grandissima meraviglia, osserva
che, con un bell’artificio, con la stessa aria con la quale respiriamo, per
propria volontà, formano canti diversi, tutti soavissimi. Una notte vicino alla
sua casa udì un delicato suono, immaginava che fosse altro che qualche
uccelletto, si mosse per prenderlo. Invece trovò un pastorello, che soffiando
in un certo certo legno forato e muovendo le dita sopra il legno, ora serrando
ed ora aprendo certi fori ne traeva quelle diverse voci, simili a quelle di un
uccello, ma con maniera diversissima. Stupefatto e mosso dalla sua naturale
curiosità, donò al pastore un vitello per avere quello zufolo; e ritiratosi in
sé stesso, e conoscendo che non s’abbatteva a passar da colui che non avrebbe
mai imparato che ci erano in natura due modi da formar voci e canti soavi,
volle allontanarsi da casa, stimando di poter incontrare qualche altra
avventura.
Il giorno seguente, passando presso a un piccolo tugurio,
sentì risonarvi dentro una simile voce; e per certificarsi se era uno zufolo
oppure un merlo, entrò dentro, e trovò un fanciullo che andava con un archetto,
che egli teneva nella mano destra, segando alcuni nervi tesi sopra un certo
legno concavo, e con la sinistra sosteneva lo strumento e vi andava sopra
muovendo le dita, e senz’altro fiato ne traeva voci diverse e molto soavi. Ora,
quale fosse il suo stupore, può giudicarlo chi partecipa dell’ingegno e della
curiosità che aveva colui; il quale, vedendosi sopraggiunto da due nuovi modi
di formare la voce ed il canto tanto inopinati, cominciò a credere che altri
ancora ve ne potessero essere in natura. Ma qual fu la sua meraviglia, quando
entrando in un certo tempio si mise a guardare dietro alla porta per vedere chi
aveva suonato, e si accorse che il suono era uscito dagli arpioni e dalle
bandelle nell’aprire la porta?
Un’altra volta, spinto dalla curiosità, entrò in una
osteria, e credendo di avere visto uno che con l’archetto toccasse leggermente
le corde di un violino, vide uno che fregando il polpastrello di un dito sopra
l’orlo di un bicchiere, ne cavava un soavissimo suono. Ma quando poi gli venne
osservato che le vespe, le zanzare e i mosconi, non, come i suoi primi uccelli,
con il respirare formano centinaia [281] di voci interrotte, ma con il
velocissimo battere di ali rendevano un suono perpetuo, quanto crebbe in esso
lo stupore, tanto gli diminuì l’opinione che egli aveva circa il sapere come si
generi il suono; né tutte le esperienze già vedute sarebbero bastate a fargli
comprendere o credere che i grilli, già che non volavano, potessero, non con il
fiato, ma con lo scuotere le ali, cacciare sibili così dolci e sonori. Ma
quando egli credeva di non potere essere quasi possibile che vi fossero altre
maniere di formar voci, dopo l’avere oltre ai modi narrati, osservato ancora
tanti organi, trombe, pifferi, strumenti da corde, di tante e tante specie, e
sino quella linguetta di ferro che, sospesa tra i denti, si serve con modo
strano della cavità della bocca per corpo della risonanza e del fiato per
veicolo del suono. (Meditazione della favola sulla complessità della natura e
la difficoltà di conoscere l’essenza del fenomeno del suono di Galilei
Galileo).
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I F L A U T I D I
P I E R O
Immortalate canne di Bambù
viventi suoni dal vento umano
dondolanti ai ritmi arcani
squarci di orizzonti panoramici
profumi di nature e fiori.
Sognanti uditi melodiosi
rinascimentali passi danzanti
boccoli di capelli donzelli
arti che muovon leggiadre
arie musicali dei nostri tempi.
Speranze mutanti nell’ère
generazionali drammi e gioie
affratellanze caleidoscopiche
educate all’arte del costruire
strumenti di pace per la pace.
-Renzo Mazzetti-
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