GIULIA

giovedì, 15 marzo 2012

GIULIA

Mia carissima Julca, ricordi una delle tue ultime lettere? (Era almeno l’ultima lettera che io ho ricevuto a letto). Mi scrivevi che noi due siamo ancora abbastanza giovani per poter sperare di vedere insieme crescere i nostri bambini. Occorre che ora tu ricordi fortemente questo, che tu ci pensi fortemente ogni volta che pensi a me e mi associ ai bambini. Io sono sicuro che tu sarai forte e coraggiosa, come sempre sei stata. Dovrai esserlo ancora di più che nel passato, perché i bambini crescano bene e siano in tutto degni di te. Ho pensato molto in questi giorni. Ho cercato di immaginare come si svolgerà tutta la vostra vita avvenire, perché rimarrò certamente a lungo senza vostre notizie; e ho ripensato al passato, traendone ragione di forza e di fiducia infinita. Io sono e sarò forte; ti voglio tanto bene e voglio arrivare a vedere i nostri piccoli bambini. Carissima mia, non vorrei in modo alcuno turbarti; sono un po’ stanco, perché dormo pochissimo, e non riesco perciò a scrivere tutto ciò che vorrei e come vorrei. Voglio farti sentire forte forte tutto il mio amore e la mia fiducia. Abbraccia tutti di casa tua; ti stringo con la più grande tenerezza insieme ai bambini. (Antonio Gramsci, carcere di Roma, novembre 1926).

L  A      L  U  C  E
La grande luce che dal vento al mare
biancheggia sulle navi e ride ai marmi
dei palazzi fuggenti, il brulichìo
degli albatri sull’acqua rotta al fresco
rigoglio delle spume, la Giudecca
profilata al chiarore del suo grande
cielo che passa nell’azzurro, illeso:
l’improvvisa speranza che la vita
accesa dai suoi palpiti trascorra
nella gioia degli alberi, del sole,
del pane caldo, delle donne calde:
tutto t’è dentro e un brivido la schiena,
un tuffo il capo nei capelli sciolti,
incarnata la bocca su quel pieno
bacio fuggente, o vita mia, o vita
di tutti, rossa, azzurra, vento, mare.
-Alfonso  Gatto-

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