giovedì, 8 marzo 2012
PIERROT
Dovette emigrare in
Francia per poter lavorare e sfamarsi. Prende conoscenza della necessità di
lottare per l’emancipazione dei lavoratori. Partecipa all’attività sindacale e
prende parte alle lotte antifasciste del popolo francese e alle battaglie del
Fronte popolare. Aderisce al Partito Comunista e diventa un dirigente
dell’emigrazione. Dall’inizio dell’occupazione tedesca prende parte attiva alla
Resistenza di cui diviene un dirigente nella zona di Arles. Viene catturato
dalla polizia di Vichy, sottoposto a tortura, non parla. Condannato
all’ergastolo evade ma dopo pochi giorni di libertà viene catturato dalla
Gestapo. Nel carcere a Le Puy subisce ancora turture, non tradisce i compagni.
Viene liberato dai partigiani assieme ad altri resistenti. Si unisce ai
partigiani delle formazioni FTP dell’Ardeche e ne diventa comandante. Alla
testa della sua formazione, nel maggio 1944, cade in combattimento contro i
nazisti. (Vasco Corsi (Pierrot) splendente figura di proletario, di patriota e
di internazionalista).
L E T T E R A D A
L C A R C E R E
-1938-
Mia sola al mondo
mi dici nell’ultima lettera:
La mia testa mi scoppia, il mio cuore si ferma,
se t’impiccano
se ti perdo
morirò.
Vivrai, moglie mia,
il mio ricordo come un fumo nero
si disperderà nel vento.
Vivrai, sorella dai rossi capelli del mio cuore,
i morti non occupano più di un anno
la gente del ventesimo secolo.
La morte
un morto che dondola appeso a una corda,
è a quella morte
che il mio cuore non può rassegnarsi.
Ma
rassicurati, amore mio,
se la mano nera e pelosa di un povero zingaro
(In Turchia non c’era il boia di professione e per le
impiccagioni pagavano un vagabondo o uno zingaro di passaggio)
finirà col mettermi la corda attorno al collo
guarderanno invano
negli occhi azzurri di Nazim
per scorgervi la paura.
Nel crepuscolo del mio ultimo mattino
vedrò i miei amici e te
e porterò sottoterra soltanto
il rammarico di un canto interrotto.
Donna mia
ape mia dal cuore d’oro
ape mia dagli occhi più dolci del miele
perché mai t’ho scritto della mia condanna a morte.
C’è un altro processo
non si strappa così la testa di un uomo
come se fosse un ravanello.
Su, non te la prendere,
sono possibilità remote.
Se hai del denaro
comprami delle mutande di lana
ho ancora la sciatica alla gamba.
E la moglie di un prigioniero, ricordati,
non deve avere in testa immagini nere.
- NAZIM HIKMET –
OTTO MARZO FESTA
INTERNAZIONALE DELLA DONNA
A tutte le
donne l’esempio di Angela.
R I V
O L U Z I
O N A
R I A
Alla mia famiglia, la mia forza.
Ai miei compagni, la mia luce.
Alle sorelle e ai fratelli la cui indomita volontà di lotta
è stata la mia liberatrice.
A coloro la cui umanità è troppo preziosa per essere
distrutta da muri, sbarre e case della morte.
E soprattutto a coloro che continueranno a lottare finché il
razzismo e l’ingiustizia di classe non saranno banditi per
sempre dalla nostra storia.
-Angela Davis-
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