ISTINTO

 

DOMENICA, 25 SETTEMBRE 2011

ISTINTO

 

Io credo, il più meraviglioso fra tutti gli istinti conosciuti, quello dell’ape, può spiegarsi con l’azione della selezione naturale che ha approfittato di numerose, successive e lievi modificazioni di istinti più semplici, selezione naturale che ha condotto gradualmente l’ape a descrivere in modo sempre più perfetto sfere uguali poste a una determinata distanza l’una dall’altra su doppio strato e a elevare e scavare la cera lungo i piani di intersezione; le api, naturalmente, non avranno saputo di descrivere le loro sfere ad una particolare distanza l’una dall’altra, più di quanto non abbiano saputo che cosa sono i vari angoli dei prismi esagonali e delle facce piane dei rombi delle basi; la causa motrice del processo di selezione naturale sarà stata la costruzione delle celle della debita solidità, e di dimensioni e forma appropriate per le larve (il tutto realizzato con la più grande economia possibile di lavoro e di cera); quel determinato sciame che in tal modo avrà costruito le migliori celle con il minimo lavoro e il minimo consumo di miele nella secrezione della cera avrà avuto più successo e avrà trasmesso i suoi istinti economici recentemente acquisiti a nuovi sciami, che a loro volta avranno avuto le migliori possibilità di successo nella lotta per l’esistenza. (meditazione su: istinto di Charles Darwin).

 

 

P A L L A     D I     N E V E

 

Ogni giorno stormi di piccioni

 

avevano l’istruzione di frequentare gli animali

 

delle vicine fattorie

 

per narrar loro la storia della Rivoluzione

 

e insegnar l’inno di ”Animali d’Inghilterra”.

 

Gli uomini

 

non potevano contenere la loro collera

 

quando udivano quel canto

 

e non riuscivano a capire

 

come quelle bestie potessero adattarsi

 

a cantare una simile stupidaggine.

 

Ogni animale sorpreso a cantarlo

 

veniva staffilato sul posto.

 

Pure quell’inno era insopprimibile:

 

i merli lo fischiavano sulle siepi,

 

i colombi lo tubavano fra gli olmi;

 

se ne udiva il ritmo

 

nel martello della fucina del fabbro,

 

le campane delle chiese

 

ne ripetevano l’aria.

 

E, quando l’ascoltavano,

 

gli uomini tremavano nel loro intimo

 

perché sentivano in esso la profezia

 

del loro futuro destino.

 

Palla di Neve,

 

che aveva studiato un vecchio libro

 

sulle campagne di Giulio Cesare,

 

era incaricato dell’opera di difesa.

 

Quando gli uomini si avvicinarono

 

tutti i piccioni

 

volarono avanti e indietro

 

sulle teste degli invasori

 

lasciando cadere il loro sterco;

 

mentre gli uomini cercavano di difendersi

 

le oche, nascoste dietro le siepi,

 

si lanciarono fuori

 

beccando malignamente le loro caviglie.

 

Palla di Neve

 

lanciò la seconda linea d’attacco

 

alla testa di tutte le pecore

 

spinsero e percossero gli uomini

 

coi loro piccoli zoccoli.

 

Tutti gli uomini gettarono il bastone,

 

tentarono la fuga,

 

il panico li colse.

 

Tutti gli animali si posero al loro inseguimento

 

cacciandoli a cornate, a calci, a morsi;

 

tanti uomini vennero calpestati.

 

Neppure un animale, secondo il suo potere,

 

mancò di prendere su di essi la sua vendetta.

 

Persino il gatto dal tetto

 

saltò improvvisamente su un boaro

 

conficcandogli le unghie nel collo

 

facendolo urlare per il dolore.

 

-George Orwell-

 

(la fattoria degli animali, liberamente poesiata)

 

 

 

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