MERCOLEDÌ, 13 APRILE 2011
ODIO GLI INDIFFERENTI
Odio gli
indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive
veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è
parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente
nella storia. Opera passivamente, ma opera. E’ la fatalità; è ciò su cui non si
può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio
costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il
male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla
sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare,
lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare….
Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun
controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché se
ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti,
sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale,
un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e
chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi
indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente,
ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se
avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è
successo? Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro
piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto ad ognuno di loro del come ha
svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò
che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere
inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro
le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte
già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta già costruendo.
E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede
non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non
c’è in essa nessuno che stia dalla alla finestra a guardare mentre i pochi si
sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia,
odio gli indifferenti. -Antonio Gramsci-
CONTESSA
Che
roba contessa all’industria di Aldo, han fatto uno sciopero quei
quattro ignoranti, volevano avere i salari aumentati, dicevano pensi,
di essere sfruttai. E quando è arrivata la polizia quei quattro
straccioni han gridato più forte, di sangue han sporcato i cortili e
le porte, chissà quanto tempo ci vorrà per pulire.
Compagni
dai campi e dalle officine
prendete
la falce e portate il martello
scendete
giù in piazza e picchiate con quello,
scendete
giù in piazza e affossate il sistema.
Voi
gente per bene che pace cercate,
la
pace per fare quello che voi volete,
ma se
questo è il prezzo vogliamo la guerra,
vogliamo
vedervi finir sottoterra.
Ma se
questo è il prezzo l’abbiamo pagato,
nessuno
più al mondo dev’essere sfruttato.
Sapesse
contessa che cosa mi ha detto un caro parente dell’occupazione, che
quella gentaglia rinchiusa là dentro di libero amore facea
professione. Del resto, mia cara di che si stupisce, anche l’operaio
vuole il figlio dottore e pensi che ambiente ne può venir fuori, non
c’è più morale contessa.
Se il
vento fischiava ora fischia più forte,
le
idee di rivolta non sono mai morte,
se
c’è chi lo afferma non state a sentire
è
uno che vuole soltanto tradire.
Se
c’è chi lo afferma sputategli addosso,
la
bandiera rossa ha gettato in un fosso.
- P. PIETRANGELI -
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