UMORISMO
giovedì, 31 marzo 2011
UMORISMO
Carissima Tania, ho
ricevuto ciò che mi hai fatto pervenire. Ho saputo che la penna stilografica ti
è stata rimandata; mi sembrava averti io stesso scritto che le penne
stilografiche non si possono avere in nessun caso, ma si vede che poi me ne
sono dimenticato. D’altronde tu potevi esserne persuasa per il fatto che ti
avevo mandato la mia, con l’orologio e la medaglietta, tutte cose considerate
oggetti di valore e che non si possono tenere neppure al magazzino. Anche il
famoso sacco credo che non mi potrà servire proprio a nulla; a dire il vero non
riesco neppure a immaginare a cosa possa servire in generale; forse per andare
a caccia di porcospini? Chissà a cosa pensavi quando l’hai fatto confezionare!
Certo però pensavi a farmi qualcosa di utile e di comodo e perciò ti ringrazio
anche per questo sacco, oltre che per tutto il resto che mi sarà utilissimo. Ti
sarei grato se mi manderai una lista completa dei libri che ti ho spedito
fuori: nel ricostruirla per conto mio ne ho dimenticato qualcuno, perché il
conto non mi torna. Vorrei averla perché poi non mi capiti di cercarli
inutilmente in mezzo agli altri. Il Diavolo a Pontelungo è abbastanza
<storico> nel senso che realmente accaduti sono l’esperimento della
Baronata e l’episodio di Bologna del 1874. Come in tutti i romanzi storici di
questo mondo, la cornice generale è storica, non i singoli personaggi e i
singoli avvenimenti, uno per uno. Ciò che rende interessante questo romanzo, a
parte le notevoli qualità artistiche, è la quasi assenza di acredine settaria
dell’autore. Nella letteratura italiana, a parte il romanzo storico del
Manzoni, c’è una tradizione essenzialmente settaria in questa specie di
produzione, che risale al periodo tra il ‘48 e il ‘60; da una parte sta il capo
stipide Guerrazzi, dall’altra il gesuita padre Bresciani. Per il Bresciani
tutti i patriotti erano canaglie, vigliacchi, assassini, ecc., mentre i
difensori del trono e dell’altare, come allora si diceva, erano tutti
angioletti scesi in terra a miracol mostrare. Per il Guerrazzi, si capisce, le
parti si invertivano; i papalini erano tutti sacchi di nerissimo carbone,
mentre i sostenitori dell’unità e indipendenza nazionali erano tutti purissimi
eroi da leggenda. La tradizione si è conservata fino a pochissimo tempo fa,
nelle due schiere tradizionali, per la letteratura d’appendice pubblicata a
dispense; nella letteratura così detta artistica e colta, la parte gesuitica ha
avuto il monopolio. Il Bacchelli nel Diavolo a Pontelungo si dimostra
indipendente o quasi; il suo umorismo raramente diventa di partito preso, è
nelle cose stesse, più che in un partito preso estra-artistico dello scrittore.
Sulla figlia di Costa e della Kulisciof c’è uno speciale romanzo, la Gironda di
Virgilio Brocchi, che non so se tu abbia letto. Vale molto poco, è dolciastro,
tutto latte e miele, sul tipo dei romanzi di Georges Ohnet. Narra appunto le
vicende per le quali Andreina Costa sposa il figlio dell’industriale cattolico
Gavazzi e il succedersi dei contatti tra i due ambienti cattolico e
materialista e come gli attriti vengono smussati: omnia vicit amor. Virgilio
Brocchi è il nostro Ohnet nazionale. Il libro del d’Herbigny su Soloviov è
molto antiquato sebbene solo ora tradotto in italiano. Il d’Herbigny però è un
monsignore gesuita di grande capacità; adesso sta a capo della sezione
oriantale della Curia pontificia, che lavora per il ritorno dell’unità tra
cattolici e ortodossi. Anche il libro si Action Francaise et le Vatican è ormai
antiquato: è solo il primo volume di una serie che forse continua ancora,
perché il Daudet e il Maurras sono instancabili nel servire in diverse salse le
stesse cose: ma appunto per ciò questo volume, come esposizione di principi,
può essere ancora interessante. Non so se tu sei riuscita ad afferrare tutta
l’importanza storica che il conflitto tra il Vaticano e i monarchici francesi
ha per la Francia: esso corrisponde, entro certi limiti, alla riconciliazione
italiana. E’ la forma francese di una conciliazione profonda tra Stato e
Chiesa: i cattolici francesi, come massa organizzata nell’Azione Cattolica
francese, si scindono dalla minoranza monarchica, cessano cioè di essere
riserva popolare potenziale per un colpo di stato legittimista e tendono invece
a formare un vasto partito di governo repubblicano cattolico, che vorrebbe
assorbire e assorbirà certamente una notevole parte dell’attuale partito
radicale (Herriot e C.i). E’ stato tipico nel ‘26, durante la crisi
parlamentare francese, mentre l’Action Francaise preannunziava il colpo di
forza e pubblicava i nomi dei futuri ministri che dovevano costituire il
governo provvisorio che avrebbe richiamato il pretendente Giovanni IV
d’Orleans, il capo dei cattolici accettava di entrare a far parte di un governo
di coalizione repubblicana. La livida rabbia di Daudet e Maurras contro il
cardinal Gasparri e il nunzio pontificio a Parigi è proprio dovuta alla
coscienza acquistata di essere ormai diminuiti politicamente del 90% a dir
poco. Carissima, mi sono sempre dimenticato di scriverti perché mi mandassi
alcuni medicinali: le nevralgie che mi sono ritornate me lo fanno ricordare oggi.
Vorrei un po’ di aspirina Bayer e un po’ di cachets del dott. Faivre contro
l’emicrania. Per dormire non mandarmi nulla, perché mi sono stabilizzato; dormo
poco, è vero (tre o quattro ore per notte) ma non mi succede più di stare
quattro o cinque notti senza dormire, di seguito, il che è già un gran
progresso. Ho ricevuto qualche giorno fa una breve lettera di Carlo che mi
scrive di pregarti perché risponda a una sua lettera. Il poveretto è molto
triste per la sua disoccupazione ed è preoccupato, perché, non avendomi mandato
dei soldi da qualche mese, pensa che io sia sprovvisto; scrivigli che ho ancora
dei soldi e ne avrò per alcuni mesi ancora. D’altronde potrò scrivergli io
stesso fra giorni, perché ci sarà la lettera straordinaria di Pasqua. Carissima,
sono contento perché fai, come dici, la cura delle uova. Questo mi pare
fondamentale per te; io sono convinto, per esperienza, che una parte notevole
del tuo malessere è determinato dallo scarso nutrimento. Devi cercare di
aumentare almeno di dieci chili e ridiventare com’eri quando frequentavi
l’Università, com’eri come appari in una fotografia che ricordo, presa nella
clinica dell’Università, mi pare. Devi proprio fare così. Ti abbraccio
teneramente. Antonio, 7 aprile 1930.
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PER LA LIBERAZIONE D’ITALIA (1800)
Bella Italia, amate sponde,
pur vi torno a riveder!
Trema in petto e si confonde
l’alma oppressa dal piacer.
Tua bellezza, che di pianti
fonte amara ognor ti fu,
di stranieri e crudi amanti
t’avea posta in servitù.
Ma bugiarda e mal sicura
la speranza fia de’ re:
il giardino di natura,
no, pei barbari non è.
Bonaparte al tuo periglio
dal mar libico volò;
vide il pianto del tuo ciglio,
e il suo fulmine impugnò.
Tremar l’Alpi, e stupefatte
suoni umani replicar;
e l’eterne nevi intatte
d’armi e armati fiammeggiar.
Del baleno al par veloce
scese il forte, e non s’udì:
ché men ratto il vol la voce
tu gli mostra il varco a dito,
e rispondi al fier così:
di prontezza e di coraggio
te quel grande superò:
afro, cedi, al suo paraggio;
tu scendesti, ed ei volò.
Tu dell’itale contrade
abborrito destruttor:
ei le torna in libertade,
e ne porta seco il cor.
Di civili eterne risse
tu a Cartago rea cagion
ei placolle e le sconfisse
col sorriso e col perdon.
Che più chiedi? Tu ruina,
ei salvezza al patrio suol.
Afro, cedi e il ciglio inchina:
muore ogni astro in faccia al sol.
-Vincenzo Monti.
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