UN DISCORSO
lunedì, 5 luglio 2010
UN DISCORSO
Quando Gesù, valicata l’ultima salita, giunge sul pianoro, vede Betania tutta ridente di un sole dicembrino, che rende meno triste la campagna dispogliata e meno cupe le macchie di verde date dai cipressi, dai quercioli e dai carrubbi che sorgono or qua or là, e sembrano cortigiani intenti ad inchinare qualche palma altissima, veramente regale e che si drizza solitaria nei giardini più belli….. La voce di Gesù si spande potente per l’aria calma e silenziosa. Gesù, tutto bello nel sole, gestisce e sorride calmo dall’alto della terrazza. In basso la gente lo ascolta beata: una fiorita di volti levati che sorridono all’armonia della sua voce. Lazzaro è vicino a Gesù, e vi è Simone e Giovanni. Gli altri sono sparsi fra la folla. Sale anche Marta e si siede per terra ai piedi di Gesù, guardando verso la sua casa che appare oltre il frutteto. Il mondo è dei cattivi. Il Paradiso è dei buoni. Questa è la verità e la promessa. E su questa si appoggi la nostra sicura forza. Il mondo passa. Il Paradiso non passa. Se essendo buono uno se lo conquista, egli in eterno lo gode. E allora? Perché turbarsi di ciò che fanno i cattivi? Ricordate i lamenti di Giobbe? Sono eterni lamenti di chi è buono e oppresso; perché la carne geme, ma gemere non dovrebbe, e più è conculcata più si dovrebbero alzare le ali dell’anima nel giubilo del Signore. Credete voi che siano felici quelli che felici paiono perché col modo lecito, e più con l’illecito, hanno pingui granai e colmi i tini e traboccano d’olio i loro otri? No. Sentono il sapore del sangue e delle lacrime altrui in ogni loro cibo e il giaciglio pare loro irto di pruni, tanto su esso sentono urlanti rimorsi. Depredano i poveri e spogliano gli orfani, derubano il prossimo per fare ammasso, opprimono chi è da meno di loro in potenza e in perversità. Non importa. Lasciateli fare. Il loro regno è di questo mondo. E alla loro morte che resta? Nulla. Se non si vuole chiamare tesoro il cumulo di colpe che seco portano e col quale a Dio si presentano. Lasciateli fare. Sono i figli delle tenebre, i ribelli alla luce, e non possono seguire i luminosi sentieri di essa. Quando Dio fa brillare la stella del mattino, essi la chiamano ombra di morte e come tale la credono contaminata e preferiscono camminare al bagliore sudicio del loro oro e del loro odio, che fiammeggia soltanto perché le cose d’inferno brillano al fosforo degli eterni laghi di perdizione…
INDOVINA L’ INDOVINELLO:
CHI HA SCRITTO
QUESTE MISTICHE PAROLE?
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