FRANCO

mercoledì, 27 gennaio 2010

FRANCO

Cara adorata Luisetta, le cose che vorrei dirti sono tante che non so dove cominciare, nella mia testa vi è una ridda di pensieri che potrei esprimerti bene solo a voce, pur essendo calmo, cercherò di coordinare per esprimerti esattamente tutto ciò che penso e il mio vero stato d’animo in questo momento. Sono calmo, estremamente calmo, non avrei mai creduto che si potesse guardare la morte con tanta calma, non indifferenza, che anzi mi dispiace molto morire, ma ripeto sono tranquillo. Io che non sono credente, io che non credo alla vita dell’ al di là, mi dispiace morire ma non ho paura di morire: non ho paura della morte, sono forse per questo un Eroe? Niente affatto, sono tranquillo e calmo per una semplice ragione che tu comprendi, sono tranquillo perché ho la coscienza pulita, ciò è piuttosto banale, perché la coscienza pulita l’ha anche colui che non ha fatto del male, ma io non solo non ho fatto del male, ma durante tutta la mia vita breve ho la coscienza di aver fatto del bene non solo nella forma ristretta di aiutare il prossimo, ma dando tutto me stesso, tutte le mie forze, benché modeste, lottando senza tregua per la Grande e Santa Causa della liberazione dell’Umanità oppressa. Fra poche ore io certamente non sarò più, ma sta pur certa che sarò calmo e tranquillo di fronte al plotone di esecuzione come lo sono attualmente, come lo fui alla lettura della sentenza perché sapevo già all’inizio di questo simulacro di processo che la conclusione sarebbe stata la condanna a morte. Sono così tranquilli coloro che ci hanno condannati? Certamente no! Essi credono con le nostre condanne di arrestare il corso della storia; si sbagliano! Nulla arresterà il trionfo del nostro Ideale, essi pensano forse di arrestare la schiera di innumerevoli combattenti della Libertà con il terrore? Essi si sbagliano: Ma non credo che essi si facciano queste illusioni: essi sanno certamente di non poter arrestare il corso normale degli avvenimenti, ma agiscono con il terrore per prolungare il più possibile il momento della resa dei conti. Ad ogni modo siamo una famiglia predestinata a dare tutto per la causa: io oggi, come prima Vitale sul campo di battaglia. E’ venuto in questo momento il sacerdote col quale ho discusso a lungo: è afflitto perché non ho voluto confessarmi, poiché non sono un credente sarebbe stata da parte mia una incoerenza il confessarmi, ma mi pare tanto un bravo uomo che gli ho chiesto di venir a trovarti perché ti confermasse a voce come veramente mi ha visto tranquillo. Forse ti appaio un po’ egoista quando ti parlo solo della mia calma, della mia serenità, del mio Ideale, per il quale sto per dare la vita, ma tu lo sai che ciò non è, tu sai, mia adorata Luisa, che col mio Ideale si confonde l’amore per te e Gisella con l’amore per l’Umanità intera, e se, come ti ho detto, mi dispiace morire è perché non potrò più godere del vostro affetto, è perché mi addoloro del vostro dolore. In questo momento rivedo come se li vivessi i ventun anni del nostro grande amore, amore che si è confuso e rinnovato nei nostri figli: non vedo una differenza o una mancanza di continuità fra il nostro ardente amore giovanile ed il calmo amore della nostra maturità che si esprime con la passione che tutti e due abbiamo riservato alla nostra Gisella. Rivedo e rivivo questi ventuno anni e mi sento tranquillo perché sono convinto di essere sempre stato un cuore amante, uno sposo ed un padre perfetto. Se si può parlare della perfezione. Avrei voluto vedervi anche un solo istante, stringervi nelle mie braccia, perché poteste attingere coraggio dalla mia perfetta tranquillità. Non fu possibile ma sono certo che tu sarai forte e coraggiosa e che saprai evitare che questa sciagura possa troppo scuotere la nostra Gisella che è tanto suscettibile e sensibile infondendo a lei il tuo coraggio. Ora ti faccio alcune raccomandazioni al fine che tu possa affrontare anche materialmente l’immediato avvenire. Ricordati che dei pochi soldi che ci restavano solo seimila lire erano del cugino ( il partito comunista – n.d.r. ) le altre che restano erano nostre: ma pure le seimila del cugino puoi considerarle come tue e servirtene dato che lui non mi considerava più suo debitore ed anche era disposto ad aiutarmi ancora nel caso mi fossi trovato nelle ristrettezze, se per caso nel corso della perquisizione avessero sequestrato questi pochi soldi non indugiarti a chiedere che ti siano restituiti, inoltre, al momento del mio arresto avevo in tasca, come lo sai, 3.064 lire che sono state depositate qui al Carcere e che verrai a ritirare con i miei oggetti personali: orologio, penna, ecc. Per l’avvenire più lontano riuscirai a sistemarti con l’aiuto del cugino; inoltre un amico che fino a ieri era per me uno sconosciuto, ma che questi due giorni ci hanno affratellati, e che ha avuto la fortuna di essere riconosciuto innocente, mi ha promesso che si sarebbe occupato anche di aiutarvi per far continuare gli studi a Gisella. Tu devi essere coraggiosa perché resti sola con la responsabilità dell’avvenire di Gisella, perciò sii forte, alto il cuore e il morale per conservare la salute fisica ed assolvere la tua missione. Appena sarai calma, e lo devi essere rapidamente, vai a fare un piccolo viaggio a Camagna, Occimiano, S. Martino per distrarre Gisella e fargli conoscere i cugini suoi, non solo, ma anche perché tutte e due possiate trovare energie fisiche, certamente scosse in questo momento, con un nutrimento più consistente. Quando la situazione lo permetterà, andrete certamente a raggiungere i genitori: ma non precipitare nulla e non compromettere l’avvenire di Gisella se è possibile farle continuare gli studi. Termino, non che abbia più nulla da dirti, ma potrei continuare per ore a parlarti del mio amore per voi, credo che non sia necessario. Non scrivo a Pietro perché dopo che avrò scritto a Gisella non mi resterà che poco tempo per riposarmi: dì loro che li ricordo con affetto come Nanda, Luigina, Pierina e Rina; abbracciali tutti per me e dì loro di parlare a Elsa e Franco del loro zio Eusebio. Saluta tutti gli amici, giovani e anziani: i tuoi genitori, quando potrai rivederli dì loro che io li ho sempre considerati e affezionati come i miei. Sii forte per te, per Gisella, sono certo che lo sarai, come sono certo che vedrete il mondo migliore per il quale ho dato tutta la mia modesta vita e sono contento di averla data. Coraggio, vi amo quanto può amare uno sposo ed un padre. Vi stringo in un abbraccio ininterrotto per tutte le ore che mi restano a vivere.

Eusebio.

Torino, Carcere Giudiziario, lunedì, 3 aprile 1944, ore 22

Eusebio Giambone ( Franco ) di anni 40, linotipista, non ancora ventenne è accanto a Gramsci e Parodi nelle vicende dell’occupazione delle fabbriche. Rappresentante del Partito Comunista Italiano nel 1° Comitato militare regionale piemontese. Fucilato il 5 aprile 1944. Medaglia d’oro al Valore Militare.

HANNO SPARATO CONTRO IL SOLE
 
Non s’ode nulla ma il vento
risveglia il fischio d’un treno.
L’alba è già scesa sui capelli biondi
dei ragazzi che avanzano in cielo.
L’erba dei prati s’è ritta, a folate
la luce corre a trattenere l’aria
per mostrarsi sul prato coi fanciulli
ancora illesi e splendere di loro.
Hanno sparato i ciechi contro il sole
e la terra li mostra per vendetta
senza riparo, neri della luce
che li fruga e li lascia avvinazzati
nel sangue dei fanciulli.
Son leggeri
i partigiani con le stelle rosse.
Il silenzio sarà d’un altro mondo
a velarli d’un soffio, dove l’alba
corre nei mari liberi al saluto
dell’uomo, alla promessa del suo bene.
-Alfonso Gatto-

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