SST
giovedì, 31 dicembre 2009
SST
Martedì, 22 dicembre 1942. Cara Kitty, gli abitanti dell’alloggio segreto hanno appreso con gioia che a Natale ciascuno di loro avrà un etto di burro in più. Nel giornale sta scritto due etti, ma questo vale per i felici mortali che ricevono le carte annonarie dallo Stato, e non per gli ebrei nascosti, che, per spender poco, non possono comperare che quattro carte invece di otto, alla borsa nera.
Ci siamo messi tutti a
cuocere qualcosa col burro. Stamane ho fatto dei biscotti e due torte. C’è
molto da fare, qui sopra, e mamma mi ha proibito di leggere e di studiare,
perché i lavori di casa sono in arretrato. La signora Van Daan è a letto con la
sua costola contusa, si lagna tutto il giorno, si fa continuamente cambiare il
bendaggio e non è contenta di niente. Sarò felice quando si alzerà e terrà lei
in ordine la sua roba, perché bisogna pur dirlo, è straordinariamente attiva e
pulita e, quando è in buone condizioni di corpo e di spirito, è anche allegra.
Come se di giorno non
sentissi abbastanza “ sst, sst “ perché faccio troppo chiasso, al mio signor
compagno di camera è venuta l’idea di gridarmi tutti i momenti “ sst “ anche di
notte. Secondo lui non potrei dunque nemmeno girarmi. Io non ci faccio caso, ma
se insiste gli rispondo gridandogli “ sst “ anch’io. Mi fa rabbia soprattutto
la domenica, quando accende la luce tanto presto e si mette a far ginnastica. A
me, povera martire, sembra che questo duri delle ore, perché le sedie con cui è
prolungato il mio letto oscillano continuamente sotto il mio capo assonnato.
Dopo aver terminato gli esercizi di flessione agitando un paio di volte con
forza le braccia, il signore comincia la sua toeletta. Le mutande sono appese
al gancio, e dunque prima le va a prendere e poi torna indietro. Ma dimentica
la cravatta che è sul tavolo. E allora altra passeggiata a spintoni fra le
seggiole, e ritorno.
Ma è ora che io la
smetta di seccarti con queste storie di vecchi matti, tanto non serve a nulla.
Per amor di pace ho dovuto rinunciare anche alle mie piccole vendette, come
svitare le lampadine, chiudere la porta, nascondere i vestiti. Ah, come divento
saggia! Tutto qui deve esser fatto saggiamente, ascoltar le prediche, tenere il
becco chiuso, aiutare, essere amabile, dar ragione a tutti e via di questo
passo. Ho paura che la mia saggezza, che non è poi molto grande, si consumi
troppo in fretta e non me ne resti più niente per il dopoguerra. La tua Anna.
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