ISRAELE (MOSHE' SNE E BEN-MEIR)
ISRAELE (MOSHE' SNE E BEN-MEIR)
(Meditazione su: "Comunismo israeliano e religione ebraica" Rinascita 20 Agosto 1966 n.33 p.21)
La religione ebraica può costituire una fonte di ispirazione di alto valore nella lotta per la pace che ha sempre impegnato i profeti di Israele. I comunisti israeliani e i loro rapporti con la tradizione religiosa nazionale.
A metà maggio s'è tenuta nello Stato d'Israele, alla Casa dell'amicizia e della cultura di Bat-Iam, una popolosa cittadina a pochi chilometri da Tel-Aviv, un dibattito che è stato il primo di questo genere da quando lo Stato è sorto. Di fronte ad un foltissimo numero di attivisti dei partiti, di rabbini, di giovani e lavoratori, il dirigente del Partito comunista israeliano, compagno Moshé Sne, ed il sottosegretario agli Interni, il rabbino Ben-Meir, del Partito nazionale religioso, hanno discusso sul tema: "Il comunismo israeliano e la religione ebraica".
E' stato uno scambio di opinioni vivace e spregiudicato, ma anche estremamente corretto e amichevole: esso conferma, in effetti, la crescente influenza del pur piccolo Partito comunista che da qualche tempo ha iniziato con notevoli risultati un rinnovato sforzo per sviluppare il dialogo e il confronto con gli altri partiti operai e delineare vie concrete per uno sviluppo in senso socialista del paese.
Di tale dibattito, che ci sembra essere interessante testimonianza della temperie che presiede oggi al movimento comunista internazionale, pubblichiamo il testo dell'intervento di Moshé Sne, un compagno che più volte è stato deputato, che per la sua preparazione ideologica e per l'umano impegno per la causa operaia gode di larghissima stima anche tra gli avversari politici: come ha detto Ben-Meir iniziando la sua replica: "Per 14 anni ho sentito parlare Sne in Parlamento, non sempre mi sono trovato d'accordo con lui, ma quasi sempre ed anche questa volta il suo discorso m'ha appassionato profondamente".
Moshé Sne:
Se vogliamo valerci di definizioni, il marxismo si può dire scorga nella religione il riflesso fantastico delle forze naturali, la ignoranza delle quali spinse l'uomo a spiegarsele come forze superiori. La religione è perciò un riflesso della miseria dell'uomo e solo la scomparsa di tale miseria - materiale e intellettuale - potrà permettere la scomparsa della religione. Stando così le cose la religione non scomparirà per decreto, al contrario il divieto potrà approfondirne le radici, per tale motivo Engels irrise ai progetti di During di vietare la religione in regime socialista e di sradicarla per mezzo di poliziotti...
Dottor Ben-Meir, mi ero proprio preparata questa citazione degli scritti di Engels....
... Ma non solo il divieto non distruggerà la religione, anche l'attacco e la spiegazione razionale non la elimineranno. Lenin sottolineò a suo tempo che anche il libro ateistico più geniale non sradicherà la religione perché le sue origini sono storico-sociali. Vale a dire che la miseria - nel senso da me precedentemente sottolineato - è la fonte della religione e il compito è perciò di liberare l'uomo dagli accidenti della natura e della società.
E allora, a questo punto, va detto che lo sradicamento della miseria - che per i marxisti è origine della religione, mentre, ovviamente, non lo è per i religiosi - è compito comune tanto per i marxisti, quanto per i religiosi, giacché sia gli uni sia gli altri si oppongono a essa [la miseria]. E' per tale motivo che Lenin con sarcasmo affermava che preferiva costruire un paradiso sulla terra con i lavoratori religiosi, piuttosto che litigare con loro sull'esistenza del paradiso in cielo. Con parole più puntuali diceva inoltre al riguardo che l'educazione ateistica è condizionata dalla lotta unitaria con i lavoratori religiosi per gli obiettivi comuni a tutti.
In conformità con questo approccio i comunisti israeliani non si sono mai posti in evidenza con atteggiamenti antireligiosi. Il dottor Ben-Meir certamente ricorda e confermerà che i rappresentanti comunisti in Parlamento hanno sempre sottolineato come al centro della loro attenzione fosse la lotta contro i pericoli di guerra e per la distruzione dell'ingiustizia sociale: per il raggiungimento di tali obiettivi essi aspirano alla formazione di un largo fronte che raccolga anche i lavoratori religiosi. La lotta per la pace e per la costruzione d'una società giusta è l'essenziale, non la polemica su ciò che rimane da discutere! E questa lotta con i comunisti e i socialisti per la pace e per il miglioramento della società, non soltanto la religione non è un ostacolo, ma la religione ebraica può costituire anche una fonte di ispirazione e di grande importanza.
Certo comunanza non è identità e le differenze nella concezione del mondo rimarranno nella loro essenza. D'altra parte il prestare attenzione all'elemento comune costituisce un punto basilare per i comunisti israeliani; così, per esempio, essi criticarono coloro che per provocare andarono in automobile di sabato a Mea Sharim (di sabato, secondo la posizione degli ebrei religiosi non si deve circolare in automobile, in osservanza del precetto del riposo. [Mea Sharim è il quartiere di Gerusalemme ove sono raggruppati i più ortodossi osservanti (N.d.R)]. Mi ricordo sempre per citare qualche altro episodio, che una volta dichiarai in Parlamento di preferire un deputato religioso capace di proporre un provvedimento contro i ritardi negli aumenti salariali e di opporsi al riarmo atomico, al presidente della Lega contro l'oppressione religiosa pronto a sostenere il diritto della corsa all'armamento atomico.
Molti continuano a citare in ogni occasione il detto di Marx che la religione è l'oppio dei popoli. Egli, con questa frase, intendeva affermare che la religione è un rifugio spirituale in un altro mondo immaginario alla miseria. Ma molti di coloro che citano tale pensiero non sanno che tre frasi più in là, nello stesso articolo, scrisse Marx che la religione se per un verso è acquiescenza al regime esistente, per un altro è anche rivolta verso di esso. E permettetimi di esprimere l'opinione che questa seconda osservazione mi sembra più interessante, perché più dialettica! della precedente: essa infatti rivela che la religione è coinvolta in una contraddizione: da un lato le classi dominanti tentano di sfruttarla come strumento per inserire la gente nel regime esistente, dall'altro, nelle mani della classe oppressa, la religione può divenire espressione della aspirazione a un nuovo mondo. E' in questo modo che il marxismo creativo vede la religione, non certo i marxisti dogmatici che combattono l'osservanza.
In passato i comunisti erano soliti sostenere che essi erano pronti ad allearsi in fronte comune con gli operai religiosi "perché essi sono operai e non perché sono religiosi". Ma questa è in realtà una distinzione artificiosa: il lavoratore religioso non si può dividere in due parti, l'una lavoratrice, l'altra religiosa. Il desiderio di procedere insieme con gli operai religiosi come in un viaggio comune, obbliga a considerarli per quello che essi sono, ad accoglierli nell'azione unitaria così come sono effettivamente, a indirizzarsi per la marcia nella direzione comune, ciascuno munito dei propri fondamentali ideali. Sia chiaro che tutto ciò non è tattica - qui non siamo in un comizio elettorale - ma che si tratta invece della nostra profonda convinzione e ne consegue che tutto il significato di questo incontro non sta nel battere la mano sulla spalla dell'altro, ma nel correggere errori, se ce ne sono stati, e nella conoscenza dei punti di principio dell'interlocutore.
Finora ho parlato del rapporto comunismo religione in generale, ma è mia intenzione dedicare ancora alcune parole alla religione ebraica in particolare. Per esempio: non v'è dubbio che essa può costituire una fonte d'ispirazione di alto valore nella lotta per la pace, pace che ha sempre impegnato i profeti d'Israele, così comi i piani di disarmo generale dei nostri giorni non sono altro che la traduzione in termini attuali dell'avvento d'una èra messianica.
Ho letto recentemente gli appelli dei rabbini americani contro la guerra del Vietnam e non c'è che da onorarli. E ancora: i profeti che condannavano l'ingiustizia dei re, iscrivevano sui loro vessilli il sogno del progresso sociale. E' dunque possibile riferirsi a quei fondamenti progressivi della religione per cercare una base per una lotta comune per il miglioramento della società. Dopo la scoperta dei rotoli del Mar Morto, è inoltre assai più chiaro che prima che i membri della setta Esseni erano di fatto dei comunisti primitivi, e poiché erano anche dei ferventi religiosi, risulta che le due cose possono andare d'accordo.
L'originalità della religione ebraica consiste nel fatto che solo un unico popolo -l'ebraico- l'adottò e che tra gli ebrei esiste solo una religione: l'ebraica. Ne consegue che in passato si formò una specie di fusione tra religione e nazionalità. Non è il caso di valorizzare tale fusione o di disprezzare la coscienza nazionale degli ebrei non religiosi, tuttavia non è neanche possibile sottovalutarla: è un fatto che molti tesori culturali sorsero nel segno della religione, tesori senza i quali non si delinea neanche una cultura ebraica laica.
I comunisti israeliani non possono cancellare questa tradizione. Essi non possono accettare tutti i dati di questa cultura, ma a essi tocca di ricercarvi ogni fondamento popolare e progressista al fine di salvaguardare la continuità culturale anche nella società futura che non sarà più religiosa. Ma pure questo impegno contribuisce a creare un legame tra noi.
L'antico rabbino Hillel seppe definire tutta la Torà in un istante con queste parole: "Amerai il prossimo tuo come te stesso". Io sottoscrivo tale dichiarazione con tutte e due le mani. E a conclusione delle mie parole mi sia lecito invitare tutti i lavoratori religiosi a collaborare per creare le condizioni per la realizzazione concreta di tale sintetico riassunto della intiera Torà.
-Renzo Mazzetti- (Mercoledì 23 Ottobre 2024 h.13,30)
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categoria: fantascienza, filosofia, ironia, poesia, dimenticanze tra le righe.
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