CREATURE DIETRO LE SBARRE

CREATURE DIETRO LE SBARRE





(Meditazione su: La ragione delle amnistie di Antonio Banfi. Il Calendario del Popolo. Gennaio 1954, pagina 1621)

L'altra sera sul rapido Roma-Milano mi era a fianco uno di quei grossi signori (ventre prolassato, braccini corti e mani tozze inanellate, guance pesanti e borse paonazze agli occhi, vestito inappuntabile) che in altri tempi avrebbero fatto la gioia di uno Scalarini come simbolo del "grasso borghese". Io me ne accorsi per una risatina stridula e le parole che ne seguirono: "Ventimila amnistiati! Bisognerà far mettere una seconda serratura alla cassaforte!". Lui dunque pensava alla sua cassaforte; io, che di casseforti non ne ho, pensavo a quei ventimila.

Ventimila uomini, vecchi e giovani, donne e ragazzi, ventimila creature dietro le sbarre, a sbocconcellare un pezzo di pane duro, a misurare la cella stretta ed umida con un disperato ritmo di passi inutili, nell'ozio, nell'amarezza, nella disperazione del domani, privi di ogni sostegno, d'ogni solidarietà sociale. Colpevoli, oh sì, colpevoli, di una loro colpa e di una colpa di tutti, di questo atroce e assurdo vivere di incertezza, di lotta, di avventura, di inganno.

Io penso che una prima ragione, la più umana, di tutte le amnistie e gli indulti sta in questa coscienza di corresponsabilità del corpo sociale alla colpa del singolo, di relatività della giustizia esercitata, di rispetto della personalità profonda di tutti, anche del colpevole.

La giustizia umana fa così giustizia di se stessa, cerca di rimediare ai tanti mali ch'essa aggiunge ai mali fatti dall'ingiustizia. Anche perché, rivedendo via via i casi d'indulto e di amnistia balzano agli occhi gli infiniti casi della colpa commessa per errore, per ignoranza, per semplicismo ingenuo, per scatto irriflesso, per interna (quante volte giustificata!) protesta.

La macchina preparata per la faina astuta e feroce è scattata e ha preso il topolino muschiato, dal cui lieve rosicchiare nessuno si sarebbe neppure accorto. Dura lex sed lex, diceva il motto: io l'invertirei: lex sed dura lex, e in questa durezza spogliata ormai del suo senso e della sua funzione umana.

Ma v'è un'altra ragione: se è vero (se non è solo retorica) il dire che la pena ha la funzione di correggere, di rimettere il trasgressore del costume e della legge sulla retta via, come non riconoscere la necessità di fargli ricominciare la vita da capo, senza il peso di nessun antecedente? E fargliela ricominciare con un indulto, prima che sia troppo tardi, prima che la prigione abbia distrutto in lui le forze sane di recupero.

Perché la prigione minaccia di far marcire non solo le ossa e i polmoni, ma l'anima e il carattere. Far ricominciare anche la vita (e questo è il caso dell'amnistia vera e propria) cancellando ogni ricordo, ogni traccia della colpa.

Né solo gli uomini hanno bisogno di cominciare da capo: anche i popoli e le nazioni. Vi sono periodi di crisi in cui la struttura sociale non concede alcuna sicurezza, il costume alcuna guida, in cui il disordine invita al disordine, l'arbitrio all'arbitrio, la sopraffazione alla sopraffazione. E la giustizia interviene e colpisce alla cieca, dimentica troppo spesso delle radici sociali e politiche dei crimini contro cui si rivolge.

Quando la crisi è passata, diviene necessario ricominciare da capo, e per costruire, non perdere nessuna energia. L'amnistia ha anche questa funzione: è l'atto definitivo di un risanamento del corpo sociale e politico in una rinnovata solidarietà d'intenti.

Per questo, dopo la Liberazione è intervenuta l'amnistia che passa col nome di Togliatti; per questo, dopo il 7 Giugno, dopo il riaffermato impulso popolare per una politica democraticamente progressiva, sì è imposta la nuova amnistia, come fatto di solidarietà per una comune opera civile.

-Renzo Mazzetti- (Domenica 11 Agosto 2024 h. 10,37)


VEDI: RUSSELL SPIRITO LIBERO 

BARBARIE ANTICOSTITUZIONALE
(Ricordo da un racconto di Tommy detto Tom)
"Perduto il dominio di loro stessi e della storia,
gli ex comunisti italiani soffrivano inconsci rimorsi di coscienza,
ma non erano ancora sufficientemente adulti
per ammettere gli errori commessi e rimediare.
Era evidente la sofferenza culturale politica sociale,
la mancanza di una visione unitaria della realtà politica
e la messa in campo di movimenti organizzati
di lavoratori del braccio e del pensiero.
L'opposizione degli ex comunisti era ridicola, servile,
e si svolgeva a stizzoso rimorchio infantile
della politica fatta dal dominio governativo.
Occorreva spezzare l'accolita di bricconi.
Definirsi anticomunista in Italia era una reazionaria barbarie anticostituzionale,
perché il comunismo italiano
è tra i liberatori dalla dittatura fascista e dall'occupante nazista, e,
perché è tra i padri costituenti della Repubblica democratica,
ed è protagonista della ricostruzione post bellica con la conquista della pace".
-Renzo Mazzetti- (Giovedì 9 Maggio 2024 h.08,20)


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categoria: fantascienza, filosofia, ironia, poesia, dimenticanze tra le righe.




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