LE FIORITURE DELL'ESSERE (PANE E COMPANATICO)

LE FIORITURE DELL'ESSERE (PANE E COMPANATICO)


(Meditazione su: "Il partito del ventre" tratto da "L'ORDINE NUOVO" del 15 Maggio 1919)


Non si vive di solo pane, si diceva fin dai tempi del Vangelo, ed allora con quelle parole si voleva dare alla vita, anche alla vita dei poveri, un valore che non fosse ridotto al puro e semplice "campare"; si affermava la dignità dell'uomo, per cui ciò che lega materialmente un giorno all'altro non dovrebb'essere l'unico fine della vita, ma solo il tessuto su cui si disegnano e s'intrecciano le fioriture dell'essere.

Nei tempi moderni si è detto invece che tutte le costruzioni idealistiche erano castelli sulla sabbia se l'uomo non aveva risolto prima il problema del pane quotidiano; e solo l'ipocrisia interessata dalla mentalità borghese [mentalità ristretta, conformista, conservatrice, gretta, meschina] può voler contrapporre l'una all'altra verità.

Infatti, tanto chi dice che non basta mangiare per vivere, quanto chi dice che bisogna pur mangiare per vivere, si ispirano a un concetto della vita dove la modesta pratica quotidiana e i bisogni spirituali che la pervadono e se ne sprigionano si fondono in un tutto armonico e formano la vera ed umana "realtà".

Non si vive di solo pane; ma anche in queste parole non è già implicito che il pane sta al primo posto e che il resto gli sta accanto, appunto, come un companatico?

La lotta per la vita è il problema di tutti, dei colti come degli incolti, è condizionata da un sistema di rapporti coi quali tutti indistintamente dobbiamo fare i conti.

Si può sfuggire al tormento del pensiero: basta non esser nati per tale tormento o esserne distolti o vincerlo; non si sfugge al tormento di saldare ogni giorno la partita colla fame, col freddo, col sonno.

Siamo i padroni del pensiero: ma il pane, l'abito e la casa sono i nostri veri padroni.

Il problema del pane quotidiano è un problema umano, perciò spirituale.

Anche il "ventre", quello contro cui tutti i tartufi [individui che ostentano falsa bontà e devozione, ma in realtà sono viziosi, immorali e ipocriti (vedi "il tartufo" di Moliere)], che non ne sentono gli strizzoni, fanno pudichi gesti di orrore, è dell'uomo, e non più materiale, ad esempio, dei piedi o del cervello.

Qui sta tutta la differenza tra i socialisti e gli pseudo-moralisti della borghesia, tra il materialismo storico da un lato e il materialismo volgare o lo spiritualismo astratto e bolso, che si equivalgono, dall'altro.

Produrre il pane, distribuire il pane, consumare il pane non è problema né atto materiale: è invece il primo atto dello spirito, l'atto più ricco di umanità, perché tutta l'umanità in esso si ritrova, ad esso si condiziona; è il problema fondamentale della vita dell'uomo, la trama della sua storia eterna.

Ciò che lega un uomo all'altro, la semente al raccolto, l'una all'altra stagione, le materie prime al manufatto, il campo all'officina, New-york a Parigi, il più sperduto villaggio della montagna all'oasi del deserto, uomini che non si conosceranno mai, una generazione all'altra, il passato al presente e all'avvenire, è essenzialmente l'economia, espressione dell'atto di coscienza con cui l'umanità ha preso e prende possesso della natura di sé stessa, e si foggia un ordine che è nello stesso tempo un dato ed un atto, un fatto ed un efficiente, un fine dell'umanità e la sua condizione.

Noi socialisti non ci vergognamo, tutt'altro, di andare d'accordo col concetto popolare che fa del "guadagnarsi il pane" il problema principale: perché esso è pei socialisti il problema per cui l'uno si inserisce nel tutto, l'individuo entra come produttore nell'ordine dei produttori.

Noi siamo diventati socialisti non perché ritenessimo che nella vita vale più il mangiare, ad esempio, che lo studiare, ma perché abbiamo provato che non si può studiare se non si mangia o se si mangia male.

La miseria, il bisogno, solo il veleno del nostro cuore e del nostro cervello. I nostri nemici ci rimproverano di valutare troppo il mangiare, il lato materiale della vita. Al che rispondiamo che i giudizi di valore li devono fare gli interessati. Supponendo che sia vero che debba esserci nella vita una gerarchia di valore tra il materiale e lo spirituale, affermiamo che tale gerarchia non è un problema astratto, da farci su della retorica o da scriverci delle dissertazioni.

Il rapporto tra i bisogni materiali e gli spirituali non si determina che nel drammatico urto di gravi necessità nella coscienza umana e nella pratica della vita.

Il ben pasciuto può fare il benpensante (i due termini si corrispondono) parlando in nome dell'"ideale", il denutrito e il bisognoso ha il diritto di contrapporgli la sua dolorosa "realtà", e di volere che prima di discutere del valore di questo e di quello, si provveda, nei limiti necessari alla vita, questo e quello.

Al banchetto della vita diremo che non bisogna ingozzarsi né fare delle indigestioni; ma prima bisogna togliersi l'appetito. Dopo si discuterà.

Gli altri predicano di non badare troppo al ventre; noi rispondiamo che vogliamo precisamente creare un ordine sociale in cui non si sia costretti a badare troppo al ventre.

Per l'operaio il ventre pone il primo problema; ciò non è per lui un piacere; non si tratta per lui di scegliere tra bene di diversa natura, perché deve restare alla soglia di tutti i beni. Il porre la questione come si trattasse di scegliere liberamente, è un privilegio di classe.

Pel proletario non si tratta ora di un problema di valori, ma di una tragica necessità di ogni giorno.

Solo nella società socialista tale problema avrà un significato, perché ci vogliamo conquistare il diritto di vivere una vita in cui il "ventre" e il "cervello" possano nutrirsi in egual modo e tutti i bisogni concorrere non a limitare, ma ad arricchire di impulsi, che si sarà liberi di coordinare, la nostra natura.

-Renzo Mazzetti- (Lunedì 20 Maggio 2024 h.14,51)


PANE DONATO
Questo pane
sapore particolare
mescola saliva
impasta labbra.
Candela rossa,
tenue fiamma,
con grande calore
brucia amarezze.
Illumina splendore
dei capelli rosso colore
e la rosina essiccata
fragrante profumo riemana.
Ricordo tavola imbandita
due gatte curiose adorna
la mano sulla mano calda
esalta nel giorno di festa.
Mette le ali un angelo
finalmente vola tremolando
come il verso lei pensiero
nella luce alito di bacio.
-Renzo Mazzetti- (Maggio 2005)

APPROFONDISCI RACCOLTA POESIE ATOMICHE CAFFE’ SOSPESO



IL BICEFALO E LE DIMENTICANZE TRA LE RIGHE


categoria: fantascienza, filosofia, ironia, poesia, dimenticanze tra le righe.



Commenti

Post popolari in questo blog

PALESTINESI GENOCIDIATI (RACCOLTA DI POESIE)

ATOMICHE CAFFE' SOSPESO (RACCOLTA DI POESIE)

IL BICEFALO E LE DIMENTICANZE TRA LE RIGHE