GIUSTIZIA
venerdì, 9 ottobre 2009
GIUSTIZIA
C’era una volta un re e un duce. I sudditi, quasi tutti, vestivano di nero, il fascio littorio e il teschio umano erano i loro distintivi; i sudditi che non volevano essere fascisti erano perseguitati, bastonati, torturati, imprigionati, condannati al confino, assassinati; altri dovevano addestrarsi, fin da bambini, per fare la guerra. Il re e il duce aggredirono gli Stati vicini in Europa, quelli lontani e quelli al di là dei mari; terrorizzarono tutto il mondo con milioni di morti e immani distruzioni; costruirono numerosi, enormi, mostruosi campi di concentramento per sterminare i prigionieri e chiunque non la pensasse come loro. Tutte le persone oneste e di buona volontà resistettero, si unirono, si armarono e combatterono per la libertà. Il re fuggì; il duce fu catturato dai partigiani mentre, travestito da soldato tedesco, fuggiva e fu fucilato. Finalmente avvenne, anche con l’intervento di libere nazioni, la liberazione dell’Italia. Il popolo esultava e volle la repubblica e la democrazia.
La conquistata libertà fu sintetizzata da un motto: “ La legge è uguale per tutti “. Per questo ci fu bisogno di una legge fondamentale perché la Patria fosse salvaguardata dalla barbarie: fu costituito un organismo democratico per redigere la Carta costituzionale. L’ otto febbraio del 1947,
l’ Assemblea, riunitasi per dare all’Italia, liberata dalla dittatura fascista, la Costituzione, eleggeva come suo Presidente Umberto Terracini, valoroso avvocato. Perché valoroso? Terracini, esponente fra i più rappresentativi di quel gruppo di giovani intellettuali che intorno a Gramsci avevano fondato il Partito Comunista d’Italia, aveva lottato tenacemente per la libertà e la democrazia; costretto dalle persecuzioni fasciste alla vita clandestina, dopo vari e brevi arresti, fu arrestato definitivamente e condannato a 23 anni di carcere: ne scontò undici, cinque dei quali di segregazione, poi fu inviato al confino.
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