PARLARE POCO
PARLARE POCO
L'Unità ha pubblicato una manchette: “Dopo l'ultima conferenza-stampa dell'on.De Gasperi a Parigi – Sonnino, come ministro degli esteri, aveva, per lo meno una qualità degna di rilievo: quella di parlare poco”. Se una battuta cosiffatta fosse comparsa su un qualsiasi altro giornale, avremmo evitato di farne caso: ma il fatto che essa si possa leggere sul foglio comunista, ci sembra così straordinario ed allarmante, che vogliamo sottolinearlo senza indugio, perché non si dica, un giorno, che a noi è sfuggita la data di ieri. Significativa data, o amici, nella storia del comunismo nostrano; il quale, dopo avere vittoriosamente resistito sino alla mezzanotte del 22 agosto 1946, all'apparire del giorno successivo si è lasciato tentare dal desiderio di fare dell'ironia e dello spirito, inaugurando così, probabilmente senza saperlo e sicuramente senza volerlo, un processo di decadimento rivoluzionario le cui conseguenze, non dubitatene, si manifesteranno prima o poi irreparabili. Non giudicate questo discorso sproporzionato all'occasione da cui origina: è questa la prima volta, infatti, che i comunisti si propongono, diremmo disinteressatamente, di essere spiritosi. Non nuovi al sarcasmo, alla beffa, all'insulto, essi avevano sempre, sinora, evitato rigorosamente l'ironia, che non domanda ricompensa alcuna; e si compiace di sé, come una bella donna allo specchio; e s'appaga della sua grazia fuggevole, autentica capitalista dello spirito, primogenita viziata della saggezza e del buon senso. Anticollettivista per nascita e per educazione, l'ironia è tenuta dai comunisti in conto di corrompitrice e perversa; nonché praticarla, essi addirittura ostentano di ignorarne l'esistenza; e quando li scorgete chiusi al sorriso, immusoliti e gravi, assorti, aggrottati e remoti, non crediate che soffrano o meditino o sognino. Niente affatto. Lottano, i compagni, lottano contro la tentazione dell'umorismo, contro il rischio della facezia, contro il repentaglio del buon sangue, che essi considerano, avvertiti da un istinto profondo, le più pericolose quinte colonne dalle quali debbano ad ogni costo difendersi. Ma questa volta, salvo errore, ci siamo. A De Gasperi gli stessi comunisti avevano mosso sino a ieri il rimprovero di non farsi sentire abbastanza, di non agitarsi a dovere, di non “essere presente” in ogni occasione; ed è forse per compensare il suo deplorato silenzio, che Togliatti è andato a parlare, non invitato, nel solo luogo al mondo in cui doveva tacere, scatenando, con un solo discorso, il più vasto e fastidioso baccano che, a essere sordi, si potesse desiderare. Non v'era dunque motivo di sorta per accusare Da Gasperi di incontinenza verbale; eppure L'Unità ci si è provata; e ci si è provata, evidentemente, soltanto per fare dello spirito. Il tentativo, naturalmente, poteva riuscire assai meglio; ma in queste cose, come si dice quando si fanno dei brutti regali, quello che conta è il pensiero; vale a dire l'intenzione. E l'intenzione innegabilmente c'è. Ora noi siamo persuasi che bisogna francamente rallegrarsene, perchè un comunista incline all'arguzia un giorno o l'altro finirà per sorridere; e dal sorriso alla Critica Sociale, il passo, come tutti sanno, è breve. (Meditazione su: “Il passo” di Mario Melloni sul “Popolo”, 24 Agosto 1946).
I N V O L U Z I O N E
categoria: fantascienza, filosofia, ironia, poesia. dimenticanze tra le righe.
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VIRUS DRAGHI SIRENE -7 Febbraio 2021-
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