MILLINO

giovedì, 6 febbraio 2020

MILLINO


MILLINO

Come possiamo volare con le aquile se siamo contornati da tacchini…”, leggevo sul cd di Zucchero. Ma, “Millino”? Millino è il soprannome dato a quell’artigiano che, ai tempi della Lira, chiamato a casa per semplici riparazioni o lavoretti, dopo uno sbrigativo sopralluogo sentenziava: “Ci vorrà un millino, forse di più”, e poi aggiungeva, “Farò di tutto per farti risparmiare”. Risparmio che mai avveniva, perché trovava sempre degli imprevisti, imprevisti sempre negativi. Però, al momento del conto: “Dammi un millino, e non se ne parla più”, detto con un tono di voce bassissimo e il fare da generoso cospiratore, che ti faceva ad ogni costo risparmiare: niente fattura, scontrino o qualche sorta di ricevuta, naturalmente. Così anche il farmacista, ai tempi dell’Euro, che faceva ben più caro lo stesso collirio che un mese prima avevi acquistato nel capoluogo, senza scontrino, naturalmente, perché, sottovoce e con fare amichevole, ti diceva: “Altrimenti ti verrebbe di più”. Al bar: “Meno male che c’è il Cavaliere che cancella il costo della cittadinanza ai poveri”, dice il vecchio disoccupato che vive alle spalle della moglie, che regolarmente picchia, ma la poveretta ha paura e tutto nasconde e va (in nero, naturalmente) nelle case a fare le pulizie e a badare ai bambini e ai vecchi. Intanto: “Roma ladrona”, sbraita ogniora Nordico Sceso mentre nasconde le sovvenzioni pubbliche e le sottoscrizioni dei seguaci. (Ricordo da un racconto di Maya).

SENZA TITOLO

La società recidiva
senza occhi
senza voce
senza orecchie
reprime immensità di nuova vita
in metafore di vista, di urli, di udito.
La compagine povera che soffre
percepisce ciò che nessun potente
potrà mai imitare o soffocare.
Una nuova èra avanza
nell’aria e nel sangue
già volteggia e pulsa.
Nel sapere di chi non sa
l’alba e il tramonto
è ancora alba e tramonto.
Ma se il tramonto
si chiamasse alba?
E se l’alba
si chiamasse tramonto?
E se la morte della ricchezza
si chiamasse vita?”.

-Renzo Mazzetti- (Antologia, Ragusa 2001)

Vedi:IL TRENO BRUCIATO


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