IL TRENO BRUCIATO

venerdì, 27 dicembre 2019

IL TRENO BRUCIATO

Il lavoro duro della catena di montaggio non dava tregua, insidiava il cervello e torturava il corpo stimolando la naturale difesa della lotta. La lussazione congenita, pur alzando la soglia del dolore, si faceva sentire abbastanza. Lo zio, carabiniere ammalatosi in servizio, capiva le mie sofferenze, e mi accompagnò a Bologna per la visita da un luminare. Dopo Firenze rallentammo la velocità fino a procedere a passo d’uomo e entrammo nell’atmosfera di guerra e distruzione. Passavano, pezzi su pezzi e centimetri su centimetri, le immagini rallentate angoscianti. Il ferro bruciato e accartocciato, esprimeva ancora, seppure dopo qualche tempo, la sofferenza dei feriti e dei morti. San Benedetto Val di Sambro restava pulsante di viva paura, di vili criminali nero delitto, indimenticabile spregio alla civile convivenza nell’antivigilia natalizia 1984. (Ricordo da un racconto di Maya).

PENSIERI
Un sorriso non più bianco
non più nero né giallo
aprirà la strada alla vita.
Quando il padrone
più non esisterà
nelle officine il proletario
diverrà libero uomo:
Così avverrà la fratellanza!
Certamente altre parole
dovranno scaturire diversamente
per comunicare le sensazioni,
per dire dell’economia, della scuola
del lavoro, della letteratura,
delle ricerche, delle esplorazioni ultraterrestri
Cosa diranno quelle parole?
Per i sentimenti
basterà dire: Amore.
-Renzo Mazzetti-
(“Verso levante, poesie del mio autunno caldo”. Bologna, 2009).

Vedi:

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