IRONIA MELLONIANA

 

mercoledì, 17 aprile 2019

IRONIA MELLONIANA

Dopo la Liberazione Il Popolo era un bel giornale ma poi diventò un foglio invenduto e fazioso. Quando Mario Melloni entrò nel nostro giornale servì molto ad educare all’ironia tanti nostri lettori e compagni, ma l’ironia melloniana non fu mai autoironia, l’ironia su noi stessi restò fuori dai suoi bellissimi corsivi sugli altri, su “lor signori”. Albertino smette di leggere Macaluso, alza gli occhi e detta per la lezione a casa: Saggio su “La galleria di Fortebraccio” e “Facce da schiaffi”. Compagne, compagni e amici, buonanotte! (Ricordo da un racconto di nonna Teresina).

FORTEBRACCIO

Abbiamo iniziato lo studio del ridicolo
del garbo e dell’ironia sul pubblicato
dell’amico e compagno Melloni Mario
che da deputato democristiano
e da direttore del giornale Il Popolo
è passato al Partito comunista italiano
e sulla prima pagina dell’Unità
il Suo satirico piglio è tra i più letti.
Egli scaccia tutti i dubbi e scrive:
“Io sono un giornalista e non uno scrittore,
un giornalista per élites:
e infatti scrivo per i metalmeccanici”.
Qualche invidioso maligno sprezzante
rabbiosamente lo definisce uno snob popolare
e per il livido reazionario misero e vigliacco
sarebbe un esempio del trasformismo italiano.
La verità sta dove il reazionario e l’invidioso
l’indifferenza e l’ignoranza mai vorrà né potrà
mai vorrà né potrà stare dove Fortebraccio sta
e cioè nella realtà in cui Egli si sente “Uno di loro”:
braccianti, pensionati e operai.
-Renzo Mazzetti- (Aprile 2019)

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