MIRAGGIO (LIBRO QUINTO) Poesie di Renzo Mazzetti

venerdì, 21 dicembre 2018

MIRAGGIO (LIBRO QUINTO) Poesie di Renzo Mazzetti 

(San Miniato -Volterra, anni 1998 - 1999).

GRAZIE MARZIALE
Stamattina la lettura di Marziale
m’ha dato uno speranzoso consiglio.
Ei dice: “e i dolori che lacerano il cuore,
non essere troppo amico di nessuno:
Meno godrai, e meno penerai”.
Ed io ti penserò di meno:
Alleggerirò la mia pena.

DISAVVENTURA
Ho voluto togliere la presenza
ritenuta spiacevole
addirittura offensiva.
Ho fatto di tutto.
Per piacerle
anche acrobata
sul filo della passione
salti tripli mortali
tuffi dal Monte Serra
in una pozzanghera di Pisa.
Non ci sono riuscito.
Pazienza!
Soffro e soffrirò
per quanto ancora non so.
Prima o poi
anche questa disavventura
passerà
trascinata via dalla piena
di un’altra travolgente passione?
E allora metterò la tua immagine
nell’intimo mio magazzino
delle disavventure
delle amarezze
delle delusioni?

BOLGHERI
Oh! Quanta Luna
tonda e bianca
grossa grossa si appoggia
sulle punte degli alti cipressi.
Bolgheri di notte
ammiravamo un posto nascosto.
Scomparso reciproco timore
un po’ di gioia appare
in confidenza sguardi
nel buio lumini ansiosi.
E fu mia speranza
volontà tua di conoscere
entrare nella galleria
dove non finivano quei cipressi?
Vivevo ogni attimo
nella scoperta d’ogni palpito
e le nostre sensazioni
quelle che fantastico
e quelle che rivivo
non hanno avuto seguito.
Nel ritorno chissà perché
avevo preso per Volterra.
Ora sono in casa a San Miniato
ai fornelli alle due di notte:
Spaghetti allo Zafferano
bicchier di vino rosso.
La colpa di quest’appetito
è della Zuppa di Bolgheri
c’ha fatto d’antipasto.
Non sono come Lui
ma da me s’emana
un alito da poeta.
Nella velleità
del parlarti ancora
questa scrittura.
Grazie a te per la gita
al mare di Cecina.
Nella speranza
che tu mi chiami
accendo il cellulare
e vado a dormire.
E rivedo Bolgheri:
Conto i cipressi.
Assaporo labbra salate…

PRIMO ALBERO
 Correva nella prateria
Cadde fulminato
Non fu nutrimento
Dalla frana sepolto
Putrefatto divenne concime.
Le ramificate corna
Prime sembianze di un albero.

NELL'ATTESA
Quanti moscerini
al tramonto volteggiano
bassi bassi tra le fronde
tra l'erba e tra i fiori.
All'orizzonte
il sole più non c'è
ma ancora è chiaro
e vedo uccellini
e sento il cinguettio:
Si chiamano festosi
con il loro idioma.
Il verde fogliame
si muove a flotti
e il vento suona
con note basse
a me sconosciute.
Sullo scosceso delle colline
nel lavorato tra gli ulivi
vicino ad un cipresso
due grossi cavalli
agitano continuamente le code
e scuotono repentini le teste.


CAREZZA

Ho gettato lontano
la presunzione e l’orgoglio
la gelosia e l’egoismo.
Sarò dolce miele
tenero fiore.
Aspetterò timido
leggera farfalla
tua mano nella carezza.

ARRIVEDERCI?
Ho passeggiato
in riva al mare.
Viareggio
un po’ consola
questo cuore vizzo
per la tua lontananza.
Risponderai domani
con quella tua vocina
che tanto mi fa tenerezza?
Sarà ancora possibile
vederti?
Parlarti?
Un po’ mi illudo
scrivendo questa lettera
spero da te gradita
inviando un saluto
con sofferenza
e tanta speranza.

S E  N O N   S A I
Cantar di gioia e d’amore
intimi felici sofferenti passioni
che fan vivere come esseri umani
che fan sentire il bisogno d’esser vicini.
Sapere che la pensi
sentire che ti pensa
e se pur lontani
non sentirsi mai tristi e soli.
Ma quanta pena mi dai
se tu non conosci passione
se tu non sai soffrire.
Ma quanta pena mi dai
se non sai cercare l’amore
se non sai dare e ricevere piacere.
(Volterra, 6 Settembre 1998)

MIRAGGIO
Continua la lontananza
Il mio deserto avanza
Nel primo miraggio
M’appari sbocciando
Dalla foriera della piazza.

SOGNO SOGNANDO
Come sarebbe bello
camminare nel bosco
assaporare così i profumi
mischiando così gli umori
cogliere così quei fiori.
Sogno sognando
con te accanto.

RAGAZZA NUOVA
Hai scritto
un’altra poesia?
Domandò la Musa.
Adornata dai capelli
trasmette irrequietezza
di una natura
dove si perde l’animo
dove i sensi
s’inebriano del profumo
dove le mani
cercano mani.

LA VERGOGNA
Camminavamo gioiendo
di tutto il circondario
e tutto ci era amico.
Tutto naturale e vero
dolce e buono.
Anche noi
naturali e veri
camminavamo per i sentieri
nei nostri bei boschi.
La vergogna non esisteva
ed io vedevo e non vedevo
e tu vedevi e non vedevi.
La scoperta del piacere
venne a poco a poco
con lo scoprire
che anche dai nostri cuori
scaturivano i messaggi
del silenzio
senza alcuna voce
ma d’un linguaggio
quello universale
umano.
E tu
mia novella Musa
non temere vergogna
che è soltanto
un’invenzione del peccato
e della ipocrisia inumana.

GUARDAMI
Guarda la luce
del Sole che tramonta.
Guarda la luce riflessa
dalla Luna che sorge.
Guarda quei lumini
delle lucciole
che si accendono e si spengono
mentre si muovono silenziose.
Guarda quella luce
dal colore indefinibile
del bruco che striscia
sopra la foglia verde
nella calma e tiepida notte.
Guardami
sono a te vicino.
Senti che desidero
un semplice lieve bacio.

EPISODIO
Vedevo le luci di Volterra
che distesa lassù in alto
appariva come nostra patrona
assistendo al nostro incontro
donando calma e sicurezza.
Oh! Quali ingenuità
oserei dire infantili
si accavallano nei pensieri
nella ancor precoce
conoscenza tutta cerebrale
enormemente intensa
ma stranamente tanto vera.
Niente di concreto
ma celestiale e vero
pareva di sciogliere
il mio intimo
in dolcezza infinita
in goccia goccia
e sparivano
briciole di estraneità
nelle reciproche confidenze
nell’unico incontro
irripetibile episodio
nostro segreto.

UMORI
Non contar le stelle
Canta le stelle
Guarda le stelle.
Immaginare
Con fantasia
Immagini
Senza ragione
Senza ragionamento
Con cuore
L’impulso.
Costruisci
Un ponte
Fantastico
Senza inizio
Né termine.
Ecco
L’irreale
Sogno
Sorride
Nell’abbraccio
Stretto stretto
Sete d’amore
Liquido pianto
Palpito ansioso.

SECONDO MIRAGGIO
Da Marziale e da Platone
da un albero di fico
dalle macchie di rovo
colgo per mente e corpi miei
frutti nutrimento incompleto.
Per gli Epigrammi arguti
per i dialoghi profondi
per i fichi verdi gocciolanti
per le more nere saporite
si distrae la realtà
si svaniscono i pensieri.
Nel secondo miraggio percepisco:
rami flessuosi fini silenziosi,
stringenti braccia tenere carezzanti,
musica d’ innumerevoli invisibili cicale,
ronzii di api orchestra di violini naturali …
Improvvisa fitta dolorosa di una spina,
sputo l’ amaro acre di una foglia!

SOGNO
Quel tronco
personale d’un albero
particolare femmineo
con veste esterna
fatta d’edera
come indumento intimo
dona al tatto
sensazioni uniche.
Come immagini
senza vista
senza fantasia
nell’abbraccio del sonno
appaiono nel sogno
piacevoli visioni campestri
irrequiete sofferte passioni.

TI  ASPETTO
Trilla il cellulare
nel tardo pomeriggio
del sabato afoso
inutile dirmi il nome
la tua voce rivela l’identità.
Il pensiero triste
la preoccupazione
l’apprensione
scompaiono all’istante.
Vorrei dirti
che mi manchi tanto.
Che vorrei con te
ritornare sullo scoglio
a sentir lo schizzo del mare.
Che vorrei con te
passeggiare nel bosco
osservare la natura
cogliere fiori
assaporare l’aria profumata.
Che vorrei con te
osservare il tramonto
commentarne il colore
che permette fissare il Sole.
Che vorrei con te
riammirar le stelle
e vedere che forme assume la Luna.
Che vorrei con te
guardare il paesaggio
che si trasforma
pei cangiamenti del cielo
negli avvicendamenti
del giorno
della notte
dell’alba
del tramonto.
Vorrei dirti
che mi manchi tanto
ma stringo i denti e taccio.
Spero tanto ti piaccia
la nuova vista e l’aria
che lo spirito depuri e ricarichi.
Quando ritorni?
Non lo chiedo.
Mi manchi tanto.
Arrivederci spero a presto
e impaziente aspetto.

ATTESA
L’ultima tua lettera
non asciuga la ferita
anzi la ravviva!
Seppur lontani
i ricordi non eliminano
lontananze di tempi e luoghi.
Non valgono sentimenti e volontà
quando il desiderio
imperioso reclama voce
sguardi e calore.
L’ansia non abbandona
l’indomito che ancora spera
che il tempo veloce trascorra.
Riascoltare voce sì cara
che si sente senza parole
nell’inconfondibile melodia.
Attesa del momento
per sapere della conoscenza
se valeva tanta tortura
nel doloroso brontolìo
del sensibile profondo.
Nella notte
il concerto dei grilli
mi aiuterà a trovare
quel sonno ristoratore?

MANINA
Che bella poesia
ha scritto stasera
quella tua manina
dolce e delicata
simpatica e maliziosa.
Che bella poesia
hanno letto le tue labbra
con quei versetti
timidi ma profondi.
Seguivo la Luna
indicatrice ignara
parzialmente coperta
da veli bianchi e scuri
di aria nuvolosa.
Col suo colore
insolito
di sbiadito arancione
mancava di un quarto
della sua rotondità.
Si muoveva
quando alla mia destra
quando alla mia sinistra
ma sempre
davanti a me
appariva sicura.
Ma non appare
sicura la mia meta
nella ricerca
della tua felicità.

SENTIMENTI
Cervello
cuore
passione:
Triade
miscela esplosiva
gioiscono
soffrono
essenze
naturali
vitalità
energie.
Sentimenti
del corpo
ch’è un’anima.

PASSIONE
Parla con gli occhi
e lo sguardo rivolto in alto.
Borbotta strabico
parlando di un bene
che speranzoso osava ambire
a divenire unico amore.

ALLA MERCE’
La notte
è parte del giorno
che si distingue
perché cambia colore.
Dal chiaro allo scuro
per il numero delle ore
dalla indeterminatezza
del firmamento
l’uomo distrugge
il naturale con l’artificiale.
Per paura dell’infinito
ha inutilmente definito
ed è ancora schiavo
dell’umano egoismo.
La spensieratezza gioiosa
è miraggio.
L’intelletto dell’arte
la conserva del naturale
ancora a venire. Hanno inventato
lo sviluppo compatibile
ma per chi e per che cosa?
Compatibile per l’ingordigia
certamente.
Tristezza e delusione
lavorìo inutile
stress frenetico
mercato imperante
fan tutto merce
esclusa te
che sei un angelo
terrestre naturalmente.
E ancora
non comprendo ma percepisco
che sei unica rara ragazza.

PENA
Non so ancora
se nella tristezza
nella apprensione
nel ritornare
troverò la pace.
Non conosco serenità
e la pena
di questa passione
fa gli occhi inumidire.
Mi piacerebbe aver colto
colmo di rugiada
quel tuo fiore
non ancora sbocciato?
Mi piacerebbe
che tu cogliessi un fiore
da tenere con me
fino ad appassire.
Quante premure
quanto timore.
Ma tu
dimmi
non senti qualcosa?
Qualcosa che ti attrae
ti affascina
ti incuriosisce?
Dimmi
te ne supplico.
Dimmi
ho bisogno di sapere.
Non mi bastano
i tuoi non so.
Non mi bastano
le tue ritrosie.
Non mi basta il tuo: Basta!
I tuoi misteri mi fan soffrire.

PROFUMO
Com’è bello
camminare nel bosco.
Io vedo
piante e fiori
lei
ne dice i nomi.
Meraviglia
per l’olfatto
tutti i profumi.
Per l’udito
meraviglia
tutti i rumori.
Sono musica
per animi sensibili.
Sinfonia
di arte eccelsa
naturale
naturalmente
ascoltate
nel sublime
assaporate.
Ma esiste
un profumo
che m’inebria
mi stordisce
mi esalta
m’ingioisce l’intimo
ed è il tuo
unico
inconsueto.
SINTESI [17 Settembre 1998]
Stasera ho ripercorso
come turista curioso
quei luoghi vicini
eppur rimasti sconosciuti.
Scoperti per sua grazia
ricercati di nuovo
nel bisogno di rivedere
il proseguire dell'esperienza
che al mio intimo ansioso
dona inusitata speranza.
Rimirar il paesaggio
con nuovi occhi scoprire
dell'intatto etrusco
dalla modernità distrutto
dalla insensibilità
decaduto dimenticato.
Trafigge la bellezza naturale
il raffigurar di ruderi
famosi pel tempo trascorso.
Come l'ignorar d'un palpitare
del cuore natio che vuole
vivere insieme passato-presente-futuro.
E' il canto
dell'amore incompreso
questo?
Non so.
Perch'ella ricerco
volteggio apparir fantasma.
Principe ogni-presente
ombra invisibile percepito
in inspirito gioirne vicino.
Ah! Donzella castellana
nel nostro bosco fantastico
camminiamo misteriosi.
Ma è un sogno finito?

PASSIONI

Principi di nuova vita
ricercar testardo la compagna
travolto dall’umane passioni
trepidante paladino
m’ergo verso il trimillennio
indefinito periodo passato-futuro.
Quale àncora s’inabissa
ancora nel profondo
dell’alto cielo costellato?
Se non come ricerca
di certezza d’un bene
nel vivere le sensazioni
terrene di nostre bellezze
donandoci piacere?
Membra e organi
che pulsano insieme
nell’abbandonare solitudini
nel raggiungere felicità?
Dove sono quelle anime
se non racchiuse nei corpi
nostri?
E si uniscono
scoprendosi passioni?

AMPLESSO
Femmina e maschio
celestialmente congiunti
in inspirito nel cuor profondo
in innesto semplice naturale
come natura nostra volle.
Nell’incastro movimento spontaneo
germogliar di essenze d’umori
concreti testimoni armoniosi
che fan tanti misteri
nel perir nell’attimo
nel resuscitar da vivi.

CINQUE LIBRI DI FILOSOFIA
Un tesoro inestimabile
ha voluto darmi in dono
quella signorina
insegnante novantaduenne
“Leggi Platone”.
Il Suo non fu invito
ma perentorio ordine
come ad uno studente
da preparar lezione.
Capitata nel nostro San Miniato
s’è rivelata subito unica.
Ha creato sconcerto
per sua cultura
per carattere nel voler essere
sempre e comunque umana.
Dotta e perspicacie
l’ho percepita nel parlare
negli sguardi nei gesti
nel muoversi a punto interrogativo
immagine della sua minuta persona.

A TE
Mai era successo
che il conoscere
una ragazza
mi facesse tanto soffrire.
Soffro
per la lontananza.
Soffro
per la vicinanza.
Presente
in ogni mio pensiero
come angelo custode
cattiva
questa conoscenza
mi tormenta.
Mai era successo
soffrire
di mente e cuore
mai
perché?
La chiave di ogni soluzione
penso sia quella
di dare amore e passione
e nel ricevere niente.
Per questo
offro un piccolo dono
per me significato
di grande “presente”
affinché sia compreso
come simbolo si dona
la chiave d’una città
io a lei dono
la chiave del mio cuore.

CARISSIMA MUSA
Credo di aver capito
cercherò di essere me stesso
sicuramente ti piacerò
sarà bello stare vicini
sarà emozionante vedere
assaporare la natura
sarà unica e rara
l’arte che costruisce
il nostro amore.
Per questo
tento un po’ di rimedio
alla distruzione del passato
donandoti “La poesia strappata”.
San Miniato, 19 Aprile 1998:
E’ mattina
fai la doccia
ed io vorrei
essere quell’acqua
che scorre dai capelli
fino ai piedi
accarezzando tutta la tua persona
bella di ballerina.

VADO VIA
Come è umiliante
fuggire dalle ingiurie
dalla derisione.
La testa rasata
allevia dall’afa
ma le parole come macigni
si abbattono su di me.
Non riesce a sostenere
il mi fa paura
il vado via
il sembra un matto
quella maglietta è offensiva.
Le sembra di aver detto poco?
Vado via
amareggiato
ritorno ad essere solo.

UN’ALBA
Trascorsa la notte
sveglio nel lavoro
finalmente il primo chiarore.
E’ l’alba
ancor precoce
per l’ora legale
ma forse più vera
tant’è meravigliosa.
Gli uccelli
iniziano il concerto
quando estasiato
cammino nel bosco
a cercar funghi.
Ma quando le foglie
secche cadute
sembrano funghi
sobbalzo invano
con subito delusione.

IN VOLTERRA
Ti volevo vedere
non visto
passare in processione
per la festa dei Santi
della tua città.
Ti volevo vedere
piccola ragazza misteriosa
nel quale portamento
risaltava la tua figura.
Ma non ti ho veduta.
Sperduto nel labirinto
di belle strade sconosciute
con te nel pensiero
immagino.

EDERA
Oggi girando
alla ricerca di funghi
nel bosco di Varramista
ho liberato un albero
dalla morsa dell’edera.
L’ammiro ora in rametto
in casa nel vasetto
ed è un’altra cosa.
Sembra un albero bonsai
illustra delle foglie
con sue venature
e dal contorno
il disegno del cuore.
Anch’ella mi riporta
al ricordo della fanciulla.
Come albero
piacevolmente stretto
dalle sue braccia
perire soffocato
nel verde dei suoi occhi.

UNA CARTA
Vorrei essere
una carta da lettere.
Infilarmi così
dentro una busta.
Spedirmi raccomandata
nella città di Volterra.
Sentirmi stringere
dalle sue mani.
Sentirmi leggere
dal suo sguardo.

ALLA NOVELLA MUSA
Inutile guardare
la spia del cellulare:
Se suona si sente.
Ma non suona.
Lei ancora non chiama.
Sapevo.
Mi illudevo di sapere tutto.
Invece mi accorgo
che non so niente:
Non sapevo leggere
dentro me stesso!
Ma non vorrei
che fosse tardi ormai.

CHI SIAMO
Sono le undici
questa mattina
amaro è il caffè.
Metto zucchero e zucchero
ma sempre amaro è.
Aiutami!
Ho bisogno di te.
Insieme scoprire chi siamo
cercando l’armonia
con tutta la natura
scoprirsi natura.

STAR MALE
Fritto di melanzane
di zucchine e polpette
pasta al forno
pollo e patate arrosto
vino rosso rosso
tutto mangiato e bevuto
fino a stare male.
Mangiare per dimenticare
è stupido
ma accettabile come sfogo
per scacciare
momentaneamente
l’ansia e la delusione.
Dedico a te
anche questa sofferenza.
Dedico
alla tua freddezza disumana
questa sofferenza umana
stupida.

POVERO RATTO
Sembrava proprio la sua auto
che infilava quella strada
mentre passava prima del ponte
per recarmi puntuale all’appuntamento.
Da tempo pensieri insalubri
sui suoi enormi ritardi
da quando ammise piccole bugie
da quando parlò di esperienze da fare.
Povero ratto da laboratorio
perché ti illudi ancora?

UNA NOTTE DI LUGLIO
Notte
silenziosa
serena
chiarissima.
Luna bianca
splendente.
Cielo
arieggiato
infinito
telo-vellutato
disegnato
bucherellato.
Nel tutto immobile
impalpabile
solo un puntino
bianco e rosso
dell’aereoplano
si muove veloce.
La rotta
diritta
congiunge
stella a stella
rasenta la Luna.
Poi
scompare
lassù
verso Nord
nell’orizzonte estremo
in un ultimo foro.
A quale destinazione
sarà diretto?
Mistero.
Sarà già in transito
in un’altra notte
in un tramonto
o in un’alba
o in un giorno
già cresciuto
più avanti o indietro
del mio giorno
ormai trascorso?

AIUTAMI
Ed ora raccontami
dei tuoi giorni
in vacanza trascorsi.
Raccontami
così aiutami
rivitalizza i miei giorni
semivuoti e smarriti:
Non rimanga un buco nero
nella mia esistenza.
Ricostruiamo continuità
a questa unica conoscenza.

AGLIETTI
Mi spiace molto
aver colto quei fiori
ché sì tanto eran belli
quale naturale contorno
a quel rudere di Badia
sul terreno volterrano.
Della famiglia degli aglietti
mi disse la ragazza esperta.
Vede i bulbi alle radici?
Sono in forma come agli
emanano profumo d’aglio.
Ignaro addento
per sentirne anche il sapore
con sguizzo spirito animale.
Il mazzettino nel vasetto
sopra il mobile della stanza
non riporta la bellezza
che in natura m’incuriosiva.
Sono smarriti e smorti
non hanno più quel colore
come appariva al sol calante.
Senza grazia né splendore
sono altra cosa se non fiore.
Metafora di natura
in metamorfosi
strappata da mani egoiste
illusione di continuare ad avere
quel che a noi vide e diede.

PENSIERO DI COMPLEANNO
E’ un ricordo
la tua mano
che schizza ritrosa
lontano.
E’ un ricordo
quell’infantile bisticcio
quella notte insonne
quel nuovo incontro.
Nella speranza
questo mio pensiero
per il tuo compleanno
che il presente
sia gioioso futuro.

TERZO MIRAGGIO
Sono nel mio deserto
Dune bianche e marroni
Profumo di burrocacao
Labbra colorate di rosa
Ascolto una voce particolare
Vedo un grande sorriso
Verdi occhi grandi come girasoli.

ORE ZERO TRE
L’orologio nel silenzio
batte forte ogni secondo.
L’usignolo trilla un verso.
La notte m’è compagna.
Penso.
Torturo con timori la mente.
Subbuglio completo.
Agitazione.
Ore zero tre: Notte insonne.
Ripenso.
Avvezzo non alle gioie
ma alle sconfitte
nel cuore il dolore
ancor convive con speranze.
Un cane abbaia
chissà a che cosa
o forse perché è legato a catena
altri gli rispondono in canea.
Stranamente desidero
una catena
da stringere alla banchina
quale riparo all’amaro
del tumultuoso salato.
Un gallo canta
ripetutamente stridulo
gli risponde un altro
ripetutamente rauco
e un altro ancora
risponde ridicolo.
L’immagino spennacchiati
senza cresta né coda
perché mi fanno rabbia.
Imbucherò questa lettera
indirizzata alla fata
e dopo
in barba all’alba
proverò a coricarmi
nel letto troppo grande
per me che mi sento
piccolo piccolo
deluso
inutilmente solo.
Ritroverò nel sogno
il Mulino d’Era
col ponte inconfondibile
trepidando nell’incontro?

PIU’ BELLA
Il mare assume
laggiù lontano
il colore dei suoi occhi.
In quel cielo
disegnato dalle nubi
appaiono e scompaiono
sembianze del suo volto.
Quell’albero snello
che ondeggia alla brezza
mi ricorda la sua persona.
Lontano da lei
ansia e speranza
e mi consolo così
osservando la natura
fantasticando
qualche sua somiglianza.
Aspetto l’incontro
nella realtà vedere
quanto è più bella
che nelle mie fantasie.

LUNA STASERA

E' la Luna
stasera
a farmi compagnia
lacrimosa la vista
segue trista
la traiettoria che si alza
da levante
sotto il cavo
rasenta lo spigolo dirimpetto
sovrasta il tetto.
Ti rivedrò
bianca e tonda
luminosa
nell'ora di mattina
sollecitare il mio risveglio
solitario
di Principe fortunato.

CAMALDOLI

"La bellezza della natura
non corrisponde alla bontà degli uomini,
nemmeno nelle anime votate a Dio".
Scrisse la ragazza volterrana sulla splendida cartolina.
E io geloso mi logoro
Innamorato pazzo
Attendo il suo ritorno.

AVANZI DI TEMPO
Calanchi di San Cipriano
allineati in parallelo
come asce rivolte al cielo
tra il verde e il giallo
del paesaggio unico volterrano.
Sole tondo tondo
di un rosso non definito
che tramonta nel giorno tormentoso
entrata del mio inferno terreno.
Strada sterrata di campagna
che all'andata le porti tristezza
mentre nel ritorno
esprimi la voglia di andare via.
Stanchezza che mi riservi
quale plausibile scusa
di una giornata faticosa.
Infuso di menta
che placa grande sete
a me non basta
per l'arsura di intimità.
Avanzi di tempo ristretto
che mi ha donato
nella fantasia illimitato. 

Una Sua lettera: 

"In questi giorni ho raggiunto molti rifugi superando rocce, torrenti, morene. Ho toccato la neve cristallizzata dei ghiacciai e l’ho sbriciolata, pulviscolo gelido, tra le mie mani. Avrei voluto inviare una poesia, ma gli ultimi anni della mia vita mi hanno sempre più distaccato da me stessa e ci sono momenti in cui non riesco più a sentire la bellezza dei ghiacciai scintillanti al sole o il profumo puro che il vento risveglia nei fiori d’alta quota. Il caldo eccezionale ha fatto scorrere a valle torrenti tumultuosi di schiuma giallastra. Frane angosciose hanno invaso i fondovalle e niente è più come io lo conoscevo. Una volta in queste zone vedevo volare le aquile e correre gli ermellini nei pianori. Ora non più. Solo mucche, capre ed anche pecore. Ho fotografato ieri una mucca chiara, adagiata sulla cresta erbosa, ferma davanti ai ghiacciai. Era immobile. Assente. Che cosa vedeva? Una mucca contemplativa. Un ruminante filosofo. Ora le aquile non volano più. Mi sento tanto triste perché non sono più quella di una volta. Mi sono perduta. Avevo iniziato a scalare le rocce, e superare le frane, ed attraversare i ghiacciai. Speravo di salire sempre più in alto. Qualcuno o qualcosa mi ha fatto precipitare. Fra poco sarà l’alba. Mi scuso di questo momento di sfogo, ma mi sento tanto triste e sola, sola in mezzo a tanta gente che non ti conosce, che ti sfiora con lo sguardo, forse qualcuno potrebbe capirti, ma non lo saprai mai. Saluti". (Firmato Simona).

VORREI
Vorrei essere un gabbiano
per volare sulle montagne
alla ricerca di un’Aquila
esiliata, bella, misteriosa.
(R. M.)

…………………………………………………………….

                                                                  -  FINE  -

VEDI: PONTI E BRUTI



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