ASSIOMA

lunedì, 30 luglio 2018

ASSIOMA

La lotta, che dura dal momento stesso in cui si è avviata l’esperienza del nuovo Stato fondato dalla battaglia antifascista, dalla Resistenza e dalla Costituzione, è pienamente aperta. Il movimento operaio, e in esso i comunisti, ha portato un suo decisivo contributo in questa battaglia volta ad applicare (ma applicare significa anche, e necessariamente, interpretare) il dettato costituzionale. Il primo grande impegno fu quello per far rispettare la disposizione della Costituzione che impone <almeno otto anni> di istruzione inferiore <obbligatoria e gratuita>. Al tempo stesso, fin da anni lontani, si lottò per modificare i contenuti del processo della istruzione pubblica. I risultati -tuttavia- non furono grandi per le sostanziali resistenze conservatrici in ogni campo ma anche -e soprattutto- per l’orientamento politico complessivo impresso al Paese che fu quello volto a ignorare, o a porre in disparte, gli aspetti innovativi della Costituzione. Non a caso l’articolo 9, sulla cultura, è iscritto tra i <principi fondamentali> che aprono la Carta costituzionale. Tra gli ostacoli posti all’eguaglianza, alla libertà, allo sviluppo della persona umana, alla piena partecipazione non è dubbio che sia determinante il difetto di istruzione, di conoscenze, di cultura cui sono state condannate, nei secoli, masse immense di popolo, senza dubbio la sterminata maggioranza del genere umano e, quindi, del nostro popolo. L’accusa più rilevante e bruciante che deve essere mossa al sistema capitalistico è che, sorgendo esso nel tempo e sulla base di un progresso scientifico-tecnico imparagonabile con le precedenti età, non ha saputo in alcun modo colmare questo difetto. Porre la cultura come valore primario significa, nel concreto, compiere uno sforzo eccezionale per bloccare e rovesciare il processo di degradazione che ha investito la scuola e l’università, rompere la tendenza a collocare le attività culturali ai margini dello sviluppo del Paese. Ponendo in questi termini la funzione della cultura per la trasformazione del Paese, emerge pienamente non soltanto il principio dell’autonomia della ricerca e della creazione artistica, ma la necessità che si creino le condizioni concrete per favorire il dispiegarsi di ogni energia intellettuale e posizione culturale. Non ci può essere una politica giusta senza il più ampio e fecondo respiro culturale. Ma, al tempo stesso, una cultura che rifiuti di misurarsi con il dramma del presente nega se medesima. (Meditazione -riassunto- su: La cultura e la scienza per lo sviluppo economico di Aldo Tortorella, almanacco pci ‘78).

IL MIO COMMENTO (parte di: Clienti?)
La rivoluzione reazionaria…
Il signor Marchionne
ha fatto la rivoluzione reazionaria
come quando il signor Bertinotti
rinnegò il comunismo e spezzò Rifondazione;
dalle mie parti, nel pisano, il detto popolare:
Cencio dice male di Straccio.
Mi sento beffeggiato.
-Renzo Mazzetti-
(7 agosto 2010)

VEDI: LE FELICITA'



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