EUROPA DISTRUTTIVA

martedì, 29 maggio 2018

EUROPA DISTRUTTIVA

E’ nella natura della nostra società di generare molti suicidi, il che non avviene fra i Tartari. Dunque non tutte le società hanno gli stessi prodotti; questo è quanto dobbiamo dirci per lavorare alla riforma della nostra e farla salire ad un livello superiore. Per quanto riguarda il coraggio, se si passa per coraggioso allorché si affronta la morte in pieno giorno sul campo di battaglia sotto il dominio di tutte le eccitazioni riunite, nulla dimostra che si manchi di coraggio se ci si dà la morte di se stessi e in tenebrosa solitudine. Non si scioglie una simile questione insultando i morti. Tutto ciò che si è detto contro il suicidio si muove nella stessa cerchia di idee. Gli si contrappongono i decreti della provvidenza, ma l’esistenza stessa del suicidio è un’aperta protesta contro i decreti imperscrutabili. Si parla di nostri doveri verso questa società, senza indicare e realizzare d’altra parte i nostri diritti di fronte alla società; e infine si esalta il merito mille volte maggiore di sopportare il dolore anziché soccombervi: merito altrettanto malinconico della prospettiva da esso aperta. Insomma si fa del suicidio un atto di vigliaccheria, un delitto contro le leggi, la società, l’onore. Come mai, nonostante tanti anatemi, l’uomo si suicida? Perché nelle vene della gente disperata il sangue non scorre nello stesso modo del sangue degli esseri freddi, che si prendono lo svago di recitare tutti questi sterili discorsi. L’uomo è un mistero per gli uomini: lo sappiamo solo condannare e non lo conosciamo. Se si osserva con quanta leggerezza le istituzioni, che governano l’Europa, decidono della vita e della morte dei popoli, di che abbondante materiale di carceri, di punizioni, di strumenti di morte si circondi la giustizia civilizzata per sanzionare i suoi incerti decreti; se si osserva l’incredibile numero di classi, che da ogni lato vengono lasciate in miseria, e i paria sociali, su cui grava un brutale e pregiudiziale complesso, forse per dispensarsi dalla fatica di strapparli dal loro fango; se si osserva tutto questo, non si comprende a quale titolo si possa ordinare all’individuo di apprezzare per sé un’esistenza, che le nostre abitudini, i nostri pregiudizi, le nostre leggi e i nostri costumi calpestano in tutti i modi. Si è creduto di poter impedire i suicidi per mezzo delle punizioni oltraggiose e d’una specie di infamia, con cui si bolla a fuoco la memoria del colpevole. Che dire dell’indegnità di un marchio impresso su gente che non è più presente a perorare la propria causa? Del resto gli sventurati se ne rattristano ben poco; e se il suicidio incrimina qualcuno, si tratta anzitutto della gente che resta, perché in questa massa non uno merita che si continui a vivere per lui. Forse che i mezzi infantili e inumani, che si sono escogitati, hanno combattuto con successo contro l’insinuarsi della disperazione? Che importa all’essere che vuol fuggire dal mondo delle offese che il mondo infligge al suo cadavere? In questo si riscontra solo una vigliaccheria in più da parte dei viventi. In realtà, che specie di società è quella, dove si trova il più profondo isolamento in seno a più milioni di individui; dove si può essere sopraffatti da un’esigenza invincibile di uccidersi, senza che alcuno ci comprenda? Questa società non è una società; è piuttosto, come dice Rousseau, un deserto popolato da fiere selvagge. (Meditazione su: Dallo specchio della società in: Karl Marx, scritti politici giovanili).

ZAR SERGIO PRIMO
Europa tiranna
Italia servile
Elettore beffato
Popolo offeso
Spirito democratico
Dignità unità
Nord e Sud
Risorgimento continuo.
-Renzo Mazzetti-
(28 Maggio 2018 h. 14,26)

Vedi: RESISTENZA EUROPEA E THOMAS MANN (25 Aprile 2018) 

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