RESISTENZA EUROPEA E THOMAS MANN

mercoledì, 25 aprile 2018

RESISTENZA EUROPEA E THOMAS MANN

Leggendo le lettere di condannati a morte, mi ritornava continuamente il ricordo del racconto “Divino e umano” di Tolstoj, di quando la lotta tra i rivoluzionari russi e il governo aveva raggiunto il suo culmine, e descrive gli ultimi giorni di uno studente universitario condannato a morte. Viviamo in un mondo di perfida regressione, in cui un odio superstizioso e avido di persecuzione si accoppia al terror panico; in un mondo alla cui insufficienza intellettuale e morale il destino ha affidato armi distruttive di raccapricciante violenza, accumulate con la folle minaccia – “se così dev’essere” – di trasformare la terra in un deserto avvolto da nebbie venefiche. L’abbassamento del livello intellettuale, la paralisi della cultura, la supina accettazione dei misfatti di una giustizia politicizzata, il gerarchismo, la cieca avidità di guadagno, la decadenza della lealtà e della fede, prodotti, o in ogni caso promossi da due guerre mondiali, sono una cattiva garanzia contro lo scoppio della terza, che significherebbe la fine della civiltà. Una costellazione fatale sovverte la democrazia e la spinge nelle braccia del fascismo, che essa ha abbattuto solo per aiutarlo, non appena a terra, a risollevarsi in piedi, per calpestare – dovunque li trovasse – i germi del meglio, e macchiarsi con ignobili alleanze. Sarebbe vana, dunque, superata e respinta dalla vita, la fede, la speranza, la volontà di sacrificio d’una gioventù europea, che, se ha assunto il bel nome di Résistance, della resistenza internazionale e concorde contro lo scempio dei propri paesi, contro l’onta di un’Europa hitleriana e l’orrore di un mondo hitleriano, non voleva semplicemente “resistere”, ma sentiva di essere l’avanguardia di una migliore società umana? (Meditazione su: Prefazione di Thomas Mann a “Lettere di condannati a morte della Resistenza europea”, Einaudi).

IGNOMINIA
(in negazione del disegno di legge n. 1360)

Lo straniero non sapeva tutto
di quei monti e di quelle colline
non sapeva tutto di quelle pianure.
Lo straniero si smarriva
nei labirinti dei centri antichi
non trovava gli sperduti paesini.
Lo straniero non conosceva quel sentiero
ne il sicuro nascondiglio
dove bambini giocarono e ragazzi si uccisero.
Il fascio littorio
Salò e le camicie nere
furono barbarie e distruzione.
Antigone salvò quei neri cadaveri
dalla furia dei perseguitati assassinati
nell’aldilà dove non si perdona.
L’eterna oscurità detenga le spie
e i servitori dei tirarmi dannati
nell’infernale pozzo dei traditori.
Nessun civile perdono sia concesso
al morto non uguale al morto
solo rigoroso ricordo.
Ancora sanguinano innocenti ferite
e cumuli di coscienze tremanti
testimonianze perenni.
-Renzo Mazzetti- (anno 2009)


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