USI E ABUSI
mercoledì, 18 aprile 2018
USI E ABUSI
Alle volte, le piccole cose sono più significative e
indicative delle grandi. Nessuno ha dimenticato come la retorica fascista
straboccasse di evocazioni della Roma antica: fasci littori, archi, spade,
imperatori. Ne abusò tanto che fece prendere in uggia anche quei tempi, non
indegni, certo, di ricordo e di ammirazione. Adesso, con De Gasperi alla testa
e con l’invadenza democristiana, è la volta dei chiostri, delle chiese, dei
santi. La nuova retorica guarda ancora indietro, al Medioevo. Prendete i
francobolli della repubblica; nelle vignette si vogliono ricordare le prime
repubbliche italiane: non rappresentano che chiese. Ma quelle repubbliche
furono grandi per le industrie, le arti, i commerci; per i loro artigiani, i
loro navigatori, i loro mercanti, che furono i pionieri e gli alfieri
dell’allora nascente borghesia. Chiediamo: Perché, volendo esaltare le prime
repubbliche italiane, non se ne esaltano i tratti che annunciavano, all’uscita
dal Medioevo, i tempi nuovi, il rifiorire della vita, del lavoro e dell’arte?
Ci si dice che anche il progettato stemma della Repubblica Italiana si ispiri
alle stesse idee: una cinta turrita, in rappresentanza di una città medioevale.
C’è da giurare che, all’occhio del popolo, questa cinta non apparirà che come
una cinta carceraria, con quanto prestigio per la Repubblica, è facile
immaginare. Ma perché – chiediamo ancora – perché gli ispiratori dei nuovi
simboli repubblicani guardano solo al passato, e non al presente e all’avvenire?
Il fascismo guardava a Roma, loro al Medioevo. Si vuole in questo modo
significare che la nascente Repubblica non intende promuovere quanto di
originale, promettente, progressivo cresce nel nuovo clima democratico
italiano, ma intende conservare, ad ogni costo, quanto di perento o morituro
esso serba ancora? Badate bene; la domanda non vale solo per i simboli, le
allegorie, in una parola, per la retorica repubblicana. Vale anche per tutto il
costume che si sta introducendo, o, per meglio dire, rispolverando, nella vita
politica e sociale d’ogni giorno. Mussolini, si sa, era il Duce del fascismo e
dell’Italia; ma ora De Gasperi agisce come fosse il padreterno e i ministri
democristiani i suoi vicari. Regnando il fascismo non ci si poteva muovere nei
Ministeri, negli Istituti, negli Uffici, senza incontrare camicie nere ad ogni
pie’ sospinto. Governando la Democrazia Cristiana, non ci si può muovere senza
incontrare preti ad ogni angolo di pubblico ufficio. E’ un fatto ormai: non
muove foglia che prete non voglia. Liberandoci dal fascismo speravamo di
liberarci dall’impero delle camicie nere; abbiamo ora un’invasione si sottane
nere. Le camicie non sono scomparse, si sono solo allungate. Prima, per decreto
governativo, si era “con il fascismo o contro il fascismo”: eletti o reietti.
Ora, per decisione del Papa (con Cristo o contro Cristo) si è con la Democrazia
Cristiana o contro di essa: eletti o reietti ancora. Ai suoi tempi: il Duce
faceva e disfaceva a sua libito; ora, De Gasperi, fa lo stesso. I ministri fascisti
apprendevano la loro sorte dai giornali; è quanto è accaduto, in questi giorni
ai ministri democratici. Mussolini non aveva alcun riguardo per il Re, che
spesso era informato dal suo ministro, a cose fatte; la stessa strafottenza ha
usato De Gasperi verso il Capo dello Stato, l’ottimo e riguardoso De Nicola,
informandolo delle dimissioni dopo i giornalisti. Mussolini aveva la Rocca
delle Caminate per le grandi decisioni, De Gasperi ha il ritiro di Castel
Gandolfo. Mussolini aveva fratello, figlia, figli, genero, nipoti da mettere a
posto e in vista; De Gasperi, per ora, porta in giro una figlia come
segretaria, di cui si ignora persino se conosca l’ a, b, c, del mestiere:
dattilografare, stenografare, redigere. Si sa solo che è sua figlia. Troppo poco.
Concludiamo: La Democrazia Cristiana, De Gasperi, i loro ispiratori e curatori
d’oltre Tevere, non potrebbero avere maggiore ritegno e più buon gusto nello
sfruttamento della loro prevalenza parlamentare? Hanno avuto, è vero, otto
milioni di voti; ma ciò non conferisce loro il diritto di farla da padroni;
tanto più che, dal 2 Giugno ad oggi, hanno già perduto qualche milione degli
otto raccolti allora. Essi pensano di poterli riguadagnare spostandosi a
destra, facendo qualche passo indietro verso il passato, introducendo sistemi,
usi, costumi del rovesciato regime. Ma quel regime è trascorso anche a causa di
quei sistemi, di quegli usi e costumi, anche a causa della sua invadenza e
avidità. Se lo ricordino i democristiani che guardano alle prossime elezioni
con angoscia e timore. Quando si tira troppo, la corda si strappa; il che è
sempre un guaio, anche se si dispone di filo americano per riaggiustarla.
[ un piccolo aiuto, l'anno di pubblicazione è il 1947 ]
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Beviamo, amici, è tempo di batterecol piede sciolto il suolo e distenderesui sacri letti degli deiscelte vivande degne dei Salii.Nessuno osava togliere il Cecubodagli orci aviti, mentre una stolidaregina ordiva crolli e morteal Campidoglio ed al nostro impero…
Vedi: EDUCAZIONE DEI RAGAZZI (20 Marzo 2018)
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