UN PUGNO DI STERLINE

 

domenica, 15 aprile 2018

UN PUGNO DI STERLINE

Quando l’inglese D’Arcy scoprì i giacimenti petroliferi nell’Iran, il paese si chiamava ancora Persia e viveva in condizioni feudali seppur carico di ricordi di uno storico passato. L’avventuriero che veniva dall’Occidente andò dallo scià a chiedere quelle terre in cui la nascosta ricchezza aveva intravisto: 500.000 chilometri quadrati in cambio dei quali offriva pochi spiccioli. (Ricordo da un racconto di Rita).

 

IL NOME ALMENO

Il mio amore è un uccello

che chiamano fenice.

Al laccio non lo prendi,

nome non ha, non segno.

Non è chi al suo paese s’avventuri,

non è traccia di passi sul deserto.

Solamente nel sogno

puoi scorgerlo talora,

ma nel sogno neppure

t’offre la coppa che inesausto beve.

E’ l’universo tutto che ne ha sete:

chiede anch’esso la coppa, e invano chiede.

Sono giorni e son notti

il volto suo, la chioma.

Giorno e notte non è, dov’ei risiede.

Forse la brezza sola

può raggiungerlo, e dunque

s’affidi a lei l’incauto mio messaggio:

Pace del cuore, vita,

senza il tuo labbro è morte.

Altri ben sanno il nome,

il nome, il nome almeno dell’amico;

ma io, pur fatto ebbro

di lui, son ebbro d’uno senza nome.

La bocca resta amara,

a vuoto s’apre il cuore;

pur è gran privilegio

amar tanto un amore senza nome.

-Fakhr al-din Ibrahim-

Vedi: SPIRITI FECONDI (1 Aprile 2018)

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