CATALOGNA E DEMOCRAZIA

venerdì, 13 ottobre 2017

CATALOGNA E DEMOCRAZIA

Ho chiesto pareri a varie persone che mi hanno aiutato a fare l’analisi del momento e del futuro e che voglio ringraziare. Quello che voglio esporre non è una decisione personale, sono soltanto i risultati del 1° Ottobre, la volontà del popolo catalano di cui sono presidente, del compromesso che aveva preso sul referendum dell’autodeterminazione, e ora è il momento di parlare dei risultati di questo referendum. Siamo qui perché Domenica 1° Ottobre la Catalogna ha svolto un referendum di autodeterminazione in condizioni molto difficili, delle condizioni estreme, per la prima volta nella storia dell’Europa che si svolge un referendum con gli attacchi della polizia contro le persone che andavano a votare. Dalle otto del mattino la polizia ha attaccato delle persone senza che queste potessero difendersi e hanno obbligato i servizi di emergenza a occuparsi di oltre 800 persone ferite. Sono state molte le persone aggredite e l’avete visto nelle immagini televisive. L’obiettivo della polizia non era solo impedire il voto ma di provocare delle violenze indiscriminate per evitare il voto. Tutto ciò invece ha provocato l’effetto contrario: più di due milioni e duecentomila persone hanno votato, hanno espresso il proprio voto, sono uscite da casa per andare a votare e non sappiamo quante hanno cercato di farlo senza successo perché sono state fermate in modo violento e forse ci sarebbero 700 mila persone in più che avrebbero potuto andare a votare ma sono state fermate, e quindi queste persone che hanno votato è perché l’hanno voluto e al collegio elettorale hanno trovato le schede, dei tavoli elettorali, e dunque hanno espresso il proprio dovere. La polizia non è riuscita ad impedire questo referendum, il re e il governo non sono riusciti ad impedire questo referendum con la persecuzione di persone e la chiusura di siti web non hanno impedito questo referendum. Ripeto che dopo tutti gli sforzi per impedire il voto, tutti i catalani hanno trovato schede e tavoli in cui votare. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questo successo logistico e politico dei cittadini che hanno conservato le urne a casa, tutti quelli che hanno permesso di stampare le schede, tutti quelli che hanno servito come scrutatori. Voglio ringraziare chi ha votato “SI” e chi ha votato “NO”, tutte le persone anonime che hanno contribuito al successo del referendum. Sopratutto voglio esprimere la mia solidarietà a tutti i feriti a causa delle cariche della polizia, queste immagini saranno stampate nella nostra memoria per sempre, non le dimenticheremo mai. Denunciamo che lo Stato è riuscito a mettere la pressione sulla società catalana. Ci sono molte persone preoccupate, angosciate per quello che è avvenuto e per quello che potrebbe avvenire. Persone di qualsiasi tendenza. La violenza gratuita della polizia, la decisione di qualche impresa di trasferire le proprie sedi sociali sono una decisione che non ha nessuna conseguenza sulla nostra economia. Quello che ha effetto sulla nostra economia sono i nostri capitali che vengono trasferiti alla previdenza statale spagnola. A tutte queste persone che hanno paura, invio il messaggio di simpatia e di comprensione e invito alla tranquillità, alla serenità perché il governo catalano non devierà di un solo millimetro dal suo impegno politico di tolleranza e di dialogo e di negoziare. Come governo terrò conto di tutti i milioni di votanti di questo paese. Oggi molte persone ci guardano dall’estero, in tutto il mondo ci stanno ascoltando e quindi voglio spiegarvi il perché dalla morte di Franco, il dittatore Franco, la Catalogna ha contribuito in prima linea allo sviluppo della Spagna, è stata un motore dell’economia spagnola, ha contribuito alla stabilità della Spagna. La Catalogna ha creduto che la Costituzione del ‘78 fosse un buon punto di inizio per garantire l’autonomia della regione e il progresso materiale. La Catalogna si è impegnata a fondo. Abbiamo visto che la Costituzione non era più un punto d’inizio ma un punto di arrivo, il sistema non ha voluto come voleva la Catalogna. Nel 2005 una grande maggioranza, quasi il 90% di questo parlamento, con i procedimenti previsti dalla Costituzione, ha approvato una proposta per un nuovo Status di autonomia. Il governo di Madrid ha creato una situazione di vera fobia verso la Catalogna. Il testo che finalmente abbiamo messo al referendum è molto diverso da quello che era stato inviato dal parlamento catalano ed è stato comunque approvato dai catalani. La partecipazione è stata del 47% degli aventi diritto. Abbiamo quasi due milioni di voti. Il 2002 quattro anni dopo l’entrata in vigore dello Stato di Catalogna, un comitato selezionato dai più grandi partiti spagnoli ha deciso di accorciare e modificare lo Statuto che era stato già votato dal popolo con il referendum. Vorrei sottolineare che nonostante avessimo rispettato tutte le procedure previste dalla Costituzione, nonostante avessimo avuto l’88% dei parlamentari catalani a nostro favore, nonostante la legalità del referendum, l’azione combinata del congresso dei deputati e del tribunale costituzionale spagnolo hanno convertito la proposta catalana in un testo irriconoscibile. Questo testo irriconoscibile, non approvato dai catalani è la legge che dirige oggi la Catalogna. La Catalogna ha cercato di modificare lo Statuto per via costituzionale invece abbiamo subito una umiliazione. Dopo la sentenza del tribunale costituzionale contro lo Statuto votato dal popolo il sistema politico spagnolo, non soltanto ha cercato di fare marcia indietro, ha anche attivato un programma aggressivo sistematico di centralizzazione. Gli ultimi anni sono stati peggiori degli ultimi quaranta. Una riduzione delle competenze della regione. Tutto quello che vi dico ha avuto un grande impatto sulla società catalana. Molti cittadini hanno concluso che il solo modo per garantire e per riuscire a sopravvivere come società, è che la Catalogna sia costituita come Stato. I risultati delle ultime elezioni al parlamento della Catalogna sono evidenti e poi c’è stata una cosa più rilevante, assieme alla maggioranza assoluta al parlamento catalano c’è stato un consenso esplicito e trasversale sull’idea che il futuro della Catalogna doveva essere deciso dai catalani in maniera pacifica e dovevano farlo attraverso un referendum. L’istituzione catalana ha chiesto in tutte le forme possibili di aprire un dialogo per accordare il referendum come quello avvenuto nel 2014. Se questo è stato fatto in una delle democrazie più antiche d’Europa, il Regno Unito, perché questo non è potuto essere possibile in Spagna? C’è stata invece la persecuzione della polizia e della giustizia. Ci sono stati degli eletti posti nell’incapacità per aver prodotto un processo non vincolante. Non sono stati soltanto dichiarati inabili. Hanno dovuto anche delle sanzioni economiche da parte del tribunale costituzionale. Contro il presidente del parlamento ci sono delle denunce per impedire il nostro dibattito, la detenzione di alcuni dirigenti del governo catalano. I dirigenti che hanno organizzato le manifestazioni più grandi e pacifiche della storia sono accusati di reato di sedizione e possono rischiare fino a 15 anni di prigione. Tutto questo per delle manifestazioni organizzate in modo pacifico. Questa è stata la risposta del governo spagnolo alle richieste del governo catalano. Richieste che abbiamo sempre espresso e esprimeremo in modo pacifico attraverso la maggioranza uscita dalle urne. Il popolo catalano reclama da anni la libertà di decidere. E’ molto semplice. Ma non abbiamo trovato interlocutori nel passato e nel presente. Non c’è una sola istituzione dello Stato spagnolo che abbia parlato alla maggioranza catalana. L’ultima speranza è che la monarchia eserciti un ruolo moderatore come quello che gli attribuisce la Costituzione, ma la settimana scorsa abbiamo visto la peggiore delle ipotesi e dunque voglio rivolgermi ai cittadini spagnoli che seguono quello che accade qui, voglio inviare un messaggio di volontà di dialogo, di accordo politico come quello che è stato sempre il nostro desiderio, la nostra priorità. Sono cosciente dell’informazione che la maggior parte dei media sta pubblicando ma voglio chiedervi uno sforzo per il bene di tutti, per riconoscere quello che ci ha portato fin qui, le ragioni che ci hanno spinto a tutto questo. Non sia dei delinquenti, non siamo dei golpisti. Siamo delle persone normali che chiedono di poter votare e che sono state sempre disposte al dialogo, a qualsiasi dialogo necessario per organizzare un referendum in modo negoziato. La legge del referendum stabilisce che due giorni dopo la proclamazione ufficiale dei risultati, se il numero dei voti del “SI” è superiore a quello del “NO”, il parlamento deve celebrare una sessione per prendere atto e fare una dichiarazione unilaterale di indipendenza. Arrivati a questo momento storico voglio presentare i risultati davanti a voi tutti, con il mandato del popolo chiedo che la Catalogna diventi Stato indipendente sotto forma di Repubblica. Con rispetto proponiamo al Parlamento di sospendere gli effetti della dichiarazione d’indipendenza in modo che nelle prossime settimane possiamo cominciare un dialogo per trovare una soluzione concordata. Noi crediamo che il momento richieda una volontà per avanzare, per andare avanti con le richieste del popolo catalano a partire dal risultato del 1° Ottobre, risultato del quale dobbiamo tener conto. Ci sono state delle mediazioni interne ed internazionali molto serie. Le grida di non violenza sono state ascoltate in tutto il paese. Tutte le dichiarazioni del segretario generale delle nazioni unite e di altre personalità di grande rilevanza internazionale, i primi ministri europei, dimostrano che c’è un segnale d’inizio di un dialogo. Queste richieste abbiamo ascoltato. Ci siamo dati un tempo per ascoltare il popolo spagnolo. Faccio appello alla responsabilità di tutto il mondo. Chiedo ai catalani di esprimersi come hanno fatto finora, in libertà e rispettando coloro che la pensano diversamente. Chiedo alle imprese e ai soggetti economici di continuare a creare la ricchezza in Catalogna e che cessino di utilizzare i propri poteri per far paura alla gente. Alle forze politiche chiedo di contribuire a ridurre le tensioni, chiedo questo ai media e ai mezzi di comunicazione, al governo spagnolo chiedo di ascoltarci e accettare la mediazione, e alla comunità internazionale, ai cittadini fuori dalla Spagna e al governo spagnolo chiedo di fermare la repressione, chiedo all’Unione Europea di impegnarsi a fondo e che vigili sui valori fondamentali dell’unione. Oggi il governo catalano fa un gesto di generosità, si apre verso il dialogo, sono convinto che nei prossimi giorni tutti agiranno secondo le proprie responsabilità e rispetteranno i propri impegni, il conflitto fra la Catalogna e lo Stato spagnolo può risolversi in modo sereno e concordato, rispettando la volontà dei cittadini. Noi siamo fedeli alla nostra storia, a tutti coloro che si sono sacrificati per lottare per un futuro degno per i nostri figli. (Meditazione su: Dichiarazione d’indipendenza di Carles Puigdemon, Catalogna 10 Ottobre 2017. -libera traduzione-).

A COLORO CHE VERRANNO
Lo sappiamo
anche l’odio contro la bassezza
il viso stravolge
anche l’ira per l’ingiustizia
fa roca la voce
noi che abbiamo voluto apprestare
il terreno alla gentilezza
noi non si poté essere gentili
ma voi
quando sarà venuta l’ora
che all’uomo un aiuto sia l’uomo
pensate a noi con indulgenza.
-Bertolt Brecht-

Vedi:

FALCE E MARTELLO (6 Settembre 2017)

CATALOGNA CATALOGNA (29 Settembre 2017) 


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