LO ZELO EUROPEISTA
lunedì, 27 febbraio 2017
LO ZELO EUROPEISTA
Il nuovo termine di “liberalizzazione” è stato coniato dagli
esperti della OECE per indicare provvedimenti da essi presi dalla metà del 1949
in poi allo scopo di aumentare gli scambi commerciali reciproci attraverso la
eliminazione di quell’ostacolo al commercio che è costituito dal sistema delle
licenze. Com’è noto il sistema delle licenze consiste nel sottoporre ogni
singola operazione di importazione o di esportazione all’esame dei Ministeri
competenti i quali la approvano o meno; in teoria secondo la convenienza
economica generale per il paese, in pratica secondo gli interessi dei grandi
trust e le direttive politiche discriminatorie del governo. I provvedimenti di
“liberalizzazione”, (che nel caso specifico peraltro riguardano solo le
importazioni), insieme all’Unione Europea dei pagamenti, alle riduzioni
tariffarie del GATT e al Cartello Europeo del carbone e dell’acciaio, vengono
prospettati come i principali mezzi attraverso i quali il nostro paese insieme
a quelli capitalistici dell’Europa occidentale avrebbe contribuito a ridare
libertà e ad intensificare il commercio. In realtà le “liberalizzazioni”,
insieme agli altri istituti, non sono state che un mezzo per consolidare sul
terreno economico il blocco politico dei paesi capitalistici dell’Europa
Occidentale in funzione degli interessi egemonici degli Stati Uniti.
Nell’attuazione di tale politica, e in particolare nella politica delle
liberalizzazioni, il Governo di De Gasperi si è dimostrato il più zelante fra
tutti i paesi dell’Europa Occidentale. Il carattere politico delle
liberalizzazioni risulta del tutto chiaro se appena si considera il fatto, che
esse sono state concordate proprio fra paesi, come quelli dell’Europa
Occidentale, le cui economie sono le meno complementari, mentre nessun passo
del genere è stato fatto per includere nel sistema paesi ad economie più
complementari. Anzi, verso un determinato gruppo di paesi ad economie altamente
complementari come l’URSS e le Democrazie popolari si sono di giorno in giorno
sempre più ristrette le 1iste di merci importabili senza licenza. Il
particolare zelo dei nostri Ministri degli Esteri e del Commercio Estero è poi
dimostrato dal fatto che le liberalizzazioni non sono affatto bilaterali e che
mentre l’Italia ha liberalizzato il 98% delle merci, gli altri paesi dell’OECE
hanno liberalizzato per quote molto inferiori (Olanda 75%, Belgio 90%, Svezia
91%, Svizzera 92%, Germania 90%, Inghilterra 56%), e la Francia ha persino
revocato le liberalizzazioni già concesse. Ciò significa che, mentre il nostro
paese ha aperto quasi completamente le porte alle importazioni straniere gli
altri paesi non hanno fatto altrettanto e nella stessa misura. Il prezzo che il
nostro paese paga in tal modo alla solidarietà del blocco
capitalistico-occidentale, appare ancora più grave se si considera che l’Italia
è fra tutti i paesi dell’Europa Occidentale, quel1o per il quale tale politica
è meno conveniente. Infatti le esperienze di politica commerciale seguita negli
ultimi decenni dimostrano chiaramente come un paese può liberalizzare; senza
danni ed anzi trarre vantaggio dalle liberalizzazioni attuate dagli altri paesi
se la sua economia è forte ed è sana. Invece si assiste al controsenso che
proprio l’Italia, che è i1 paese economicamente più debole, ha liberalizzato di
più. Le conseguenze di ciò sono chiaramente visibili nel fatto che oggi
l’Italia è invasa dai prodotti stranieri, dai prodotti siderurgici, alle
macchine d’ogni tipo, dal vetro e ceramica, ai prodotti chimici ecc., mentre le
nostre esportazioni tendono a cadere sempre più. Abolire le discriminazioni
commerciali con l’area URSS – Democrazie popolari, intensificare i rapporti
commerciali col Sud-est asiatico, col Sud America, l’Africa e gli altri paesi,
ristabilire il principio della bilateralità delle concessioni di
liberalizzazione, queste oggi sono le sole vie che possono ampliare il volume
dei nostri scambi, ridurne le difficoltà burocratiche, equilibrarne la
bilancia, rafforzare il nostro apparato industriale e la nostra economia.
INDOVINA L’ INDOVINELLO:
CHI E’ L’AUTORE
E L’ ANNO ??????????????
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IL RITORNELLO
Noi siam nullafacenti
rapidi ignoranti fotogenici
giovani belli benestanti
ottimisti furbi ciarlieri
noi siam sempre presenti
freschi sorridenti governanti.
-Renzo Mazzetti-
(12 dicembre 2014 ore 17 circa)
Vedi: LA PACE CON LA
NATURA (30 Gennaio 2017)
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