LE TRIBU’ DEI RENZETTI

 

sabato, 3 dicembre 2016

LE TRIBU’ DEI RENZETTI

 

 

I parlamenti, durante la dominazione di Deo Renzetti, non erano istituzioni democratiche vere e buone, nel senso che non erano pienamente rappresentativi della realtà italiana, non erano lo “specchio del paese”: essi erano espressione diretta e unilaterale della classe dominante, derivata da selezioni per ricchezza, amicizia, per grado di parentela; ristretti dal sistema elettorale che schiacciava le minoranze e mortificava la Patria con la legge delle tribù (la tribù dei forti, dei banchieri, dei fondi soldi internazionali e d’Europa), le quali predeterminavano numericamente le forze che formavano la maggioranza, naturalmente sempre a danno del debole cittadino destinato a rimanere suddito e perennemente minoranza all’opposizione. Durante la dominazione di Deo Renzetti, veniva praticata l’arte dell’apparenza-eloquente-mendace-ossessa, e, dietro la metafora della libertà e della democrazia, veniva nascosto il regime oligarchico-discriminatorio-oppressivo. I partiti (quelli inventati al momento e quelli esistenti venivano asserviti al personale tornaconto del “bravo di turno” nominato da occulti poteri) erano clientelari e trasformisti, eccezion fatta per qualche “gufo” che lottava per il suffragio universale e la proporzionale. (Ricordo da un racconto di Tirella).

 

LODE  AL  GUFO

 

Per i tuoi occhi attenti

 

Per il tuo soffio ribelle

 

Per le tue ali libere

 

T’ammiro grande gufo

 

Difensore degli oppressi

 

Contro gli oppressori

 

A te soletto saggio moderno

 

Della Cavalleria l’antico fregio.

 

-Renzo Mazzetti-

 

(12 settembre 2015)

 

Vedi:   MAGNA CHARTA (11 novembre 2016)

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