PESANTE E BELLA

 

venerdì, 25 novembre 2016

PESANTE E BELLA

 

 

Senatrice? Laura si alzò di scatto dalla poltrona, poi, con un largo gesto del braccio fece stare tutti zitti, agguantò il microfono, accavallò le gambe e continuò: senatrice è un ibrido femminile, formato ad orecchio, è un grave errore di morfologia, da addebitarsi interamente alle deficienze dei comuni testi grammaticali. Le parole in -tore hanno il loro naturale femminile in -trice quando sono formate realmente dal suffisso iterativo -tore, applicato al tema dell’infinito di un verbo attivo, in modo da esprimere azione continuativa. Ad esempio da lavora-re si ha lavora-tore, cioè “colui che lavora“, da suona-re si ha suona-tore, cioè “colui che suona”. Quando, invece, manca il tema di un verbo attivo [nel qual caso si riscontra, in suo luogo, il tema di un sostantivo] non si tratta più di una parola in -tore, ma di una parola in -ore, perché non viene espressa alcuna azione iterativa propria del suffisso, e perché la T della desinenza non appartiene al suffisso, ma al tema dello stesso sostantivo. La parola “senatore” formata dal sostantivo senat-us, e non dal verbo senare, appartiene perciò alla categoria delle parole in -ore, e per questa ragione non può avere il femminile in -trice. Quale compito esplicherebbe questo suffisso quando, come nella parola senatrice, non incide sul tema di un verbo attivo? Non importa, adesso, sviluppare un esauriente discorso di morfologia scientifica, perché molto ci sarebbe da dire specialmente nei casi in cui il tema del sostantivo può confondersi col tema contratto di un verbo o con il participio passato [supino dai verbi latini]; ma questo breve insegnamento, argomentato nella sua parte più semplice, basta a far eliminare l’errato femminile sena-trice e a farlo sostituire, regolarmente, da senatora. La lingua italiana, di valore pesante e bella presenza, innalza profondità e scopre il cuore. Scoppiarono applausi da ogni settore. Quella sera anche il Capo-salone imparò qualche cosa, però aprì le danze con la stessa musica. (Ricordo da un racconto di Rita).

 

I CIELI (parte)

 

… Ali possenti ha il cor; – per man mi prendi:

 

Verrà seguace al vol dell’alto ingegno

 

Questo che m’arde del saver desio,

 

Questo che sì mi vince amor del vero.

 

Parlami il tuo linguaggio! Oh i rapimenti

 

D’un pensier che s’affaccia all’infinito,

 

Oh l’estasi d’un cor che vi s’immerge

 

E’ spettacol celeste, e Tu ‘l vedrai!

 

Vedrai l’anima mia rifletter lieta

 

Quell’intimo gioir che ad ogni novo

 

Conoscimento l’intelletto irraggia,

 

Ed è un lieve quaggiù pegno di quello

 

Che in sen degl’Immortali eternamente

 

Piove il fulgor dell’Increato Lume. -

 

-Caterina Bon Brenzoni-

 

Vedi:   CANI MATTI GATTI NERI (10 novembre 2016)

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