IL FIORINO
mercoledì, 27 luglio 2016
IL FIORINO
Cacciaguida, il capostipite di quella pianta di cui Dante è l’ultima fronda, nel canto XV del paradiso parla dei bei tempi: “Fiorenza dentro da la cerchia antica, si stava in pace, sobria e pudica. Non avea catenella, non corona, non gonne contigiate, non cintura che fosse a veder più che la persona”. Ma questo è un idillio utopistico, il quale sta solo a provare che le nuove classi (la nobiltà cittadina e la borghesia mercantile) sono in periodo di formazione, e, quindi, non ancora sono delineati gli antagonismi; né ancora il commercio ha creato la nuova ricchezza nobiliare che alimenterà l’arte, cioè l’industria della lana, il commercio all’ingrosso, lo scambio internazionale, il cambio e la banca. Nel 1252 Firenze sarà il primo comune italiano che conierà il fiorino d’oro, dando così una grande solidità al suo commercio con una moneta che, come il ducato d’oro di Venezia, avrà la fiducia del mercato internazionale. Comincia il capitalismo bancario che inizia operazioni finanziarie su larga base; si potranno sovvenzionare il papa, dei re, dei comuni, delle grandi imprese, controllare porti e dogane. (Meditazione su: La storia d’Italia di Giulio Trevisani).
Vedi: IMMAGINAZIONE (20 giugno 2016)
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