MANIFESTO ANTECEDENTE

lunedì, 14 marzo 2016

MANIFESTO ANTECEDENTE

Nessuno deve, nella tragedia dei giorni presenti, disinteressarsi della vita sociale, della cosa pubblica. Ognuno deve portare il suo sforzo a tutti, per onestà di spirito e di cuore, e per interesse personale e farlo con uno spirito ordito e puro, insaziabile e volontario. Ecco la società attuale, col suo meccanismo e con le sue figure: ecco ciò che ha fatto, ciò che farà, se la si lascia fare: ecco ciò che ha ucciso e ciò che ucciderà, ed ecco perché essa ha sempre agito ed agirà sempre così. Noi facciamo appello agli uomini di pensiero perché lavorino alla vittoria del pensiero. Scrittori, professori, istitutori, studenti, artisti, sapienti, tecnici, voi avete un potere che vi carica di una grave responsabilità in quest’epoca formidabile in cui viviamo, alla fine di questo cammino ingombro e pieno di rottami e alla fine del campo di battaglia della storia, allorché la vita gigante del mondo comincia finalmente a ribellarsi contro la morte, a rigenerarsi con la collera e con la volontà. Il disinteressamento di molti letterati di fronte alla causa politica degli uomini significa anarchia paradossale o impotenza. Chi ha per mestiere quello di mostrare la verità nelle proprie opere, può essere cieco al male che esiste, e al rimedio che esiste ugualmente? Il letterato che si tiene sistematicamente fuori dalle grandi idee sociali e politiche, atrofizza la sua missione di scrittore e disonora la sua missione d’uomo, perché l’orrore universale può cambiare solo con misure d’ordine politico. Noi facciamo appello, per la nostra opera intellettuale, ai lavoratori manuali come agli intellettuali. Essi sono tutti, sotto lo stesso titolo, qualunque sia la loro origine, qualunque sia il loro mestiere, sia che lavorino con le mani o che lavorino col cervello costituiscono la stessa specie di intellettuali se hanno la stessa luce interiore e se servono la stessa credenza di ragione. E’ la veridicità delle idee, e non l’insieme delle conoscenze, o il dono di esprimersi, che misura la qualità individuale. Non vi è che un’aristocrazia umana, ed è composta di quelli che capiscono. Gli onori e la celebrità, od anche l’ingegno, non impediscono ai nemici della ragione e ai negatori del progresso di far parte della massa sprezzabile e stupida: la loro intellettualità serve solo a fare della loro ignoranza un vizio. Vi è meno sapere acquisito, ma vi è più, intelligenza, in una riunione popolare dalle facce aperte e avide, dagli sguardi franchi e invocanti, che in questo o in quel conclave dell’Accademia Francese. Coloro che si commuovono, come noi, al dramma presente e avvenire, questi sono i nostri soli simili, come sono i nostri soli parenti. Ha esistito, per troppo tempo, tra gli intellettuali e gli operai, una diffidenza reciproca, mantenuta dalla propaganda aristocratica, dall’ostilità limitata di alcuni proletari, dalla mediocrità di spirito di molti intellettuali. Rinnoviamo qui, come in tutte le cose, gli accordi. I manuali e gli intellettuali della stessa credenza, dello stesso livello morale, devono cercarsi ed elevarsi alla saggezza della fraternità. D’altronde, gli interessi di tutti i lavoratori, in quanto tali, sono simili e si armonizzano. I produttori della letteratura e dell’arte fanno parte dello stesso proletariato come gli altri. Certamente il sontuoso destino eccezionale degli artisti e la loro santa ambizione porterà sempre con sé un rischio terribile. Comunque: gli artisti non hanno nulla da perdere e hanno tutto da guadagnare nell’ordine di giustizia che restituisce la sovranità alla sola produzione. Noi ci rivolgiamo a tutti, a tutti; a coloro che appartengono a quella grande massa sconosciuta, informe e deserta in cui delle voci osano timidamente, piano: “Sarebbe così bello se tutto il mondo fosse d’accordo!”, e metteremo di fronte, gli uni agli altri, tutte le migliaia, tutti i milioni d’uomini che dicono questo e che sarebbero d’accordo: faremo scomparire la sterilità di questi innumerevoli isolamenti, la differenza di follia che vi è tra ciascuno e fra tutti. Sta a voi scegliere tra la legge semplice la quale dice che la guerra delle classi verrà soppressa con l’unificazione delle classi e quella dei popoli con l’unificazione dei popoli (per quanto altamente irrealizzata sia ancora) e la condizione sociale disordinata, fatta di ineguaglianza e di idolatria, che significa: lotta del lusso contro la vita, guerra civile e guerra straniera. Voi potete tutto perché siete gli uomini, e perché sempre e ovunque, dalla prima soglia della storia, siete voi che avete fatto tutto. Voi stessi siete i vostri salvatori. Il mondo sarà ciò che vorrete che sia. (Meditazione su il manifesto del ”Gruppo Clarté” e Henri Barbusse).

 Vedi: UN PARTITO DI TIPO NUOVO (4 marzo 2016)

BOZZA PER UNA POESIA
La ricchezza si arricchisce con la povertà.
L'ignoranza è vilipesa dalla cupidigia.
Il cumulista spadroneggia sul menefreghismo.
La non partecipazione dei normali cittadini
lascia spazio alla vanità del potente.
La politica sarà vetrificata?
-Renzo Mazzetti-
(19 giugno 2014)


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