INGENUITA’
venerdì, 12 febbraio 2016
-GALERA-
INGENUITA'
Quando, grazie alla lotta condotta dalla parte migliore del popolo, il regime che aveva dominato per vent’anni l’Italia cadde e fu da tutti condannato come “l’infausto regime”, alcuni dissero di non essersi resi conto, vent’anni prima, del modo in cui s’era arrivati alla dittatura. Molti, fra questi, erano in perfetta buonafede. Avevano creduto alle parole di molti “benpensanti”, non avevano capito quando, per esempio, fu presentata la proposta della legge elettorale Acerbo, che quella era la strada della dittatura. Ci fu che preferì, anche allora, non discutere di “politica”. Poi, quando la dittatura si fu veramente affermata, chi poteva più fare discussioni di politica? C’erano persino i cartelli negli uffici, per proibirle. Oggi discutere di politica è ancora possibile, sia pure con qualche rischio, con qualche disagio. Per esempio, un uomo di cultura, uno scrittore, un artista, che esprimano il proprio dissenso dal progetto di riforma elettorale presentato dal governo, rischiano di far cosa sgradita agli ambienti governativi, a qualche grosso editore. Ma è questa una buona ragione per tacere? Perché uno scrittore, un artista, un professore, un magistrato, eccetera, dovrebbero mostrarsi meno informati, meno preoccupati della sorte della libertà di quanto lo siano gli operai, gli impiegati, i contadini, le madri di famiglia, i giovani, i partigiani, che fra loro discutono in questi giorni di politica, giudicano il progetto di riforma elettorale, fanno arrivare la loro voce al Parlamento? Se siamo d’accordo col progetto di legge che ha lo scopo di dare nuovamente in mano ad una fazione tutte le leve di comando del paese, diciamolo. Non c’è ragione di tacere. Ma se non siamo d’accordo, se crediamo invece che questo progetto di legge apra nuovamente la strada alla dittatura, non aspettiamo vent’anni per dire che non avevamo capito. Diciamo subito ciò che pensiamo. Questa legge è stata riesumata apposta perché, dopo, non si possa dirlo più. (Meditazione su: “Diciamolo subito” IL CALENDARIO DEL POPOLO, gennaio 1953).
OBLIOSA FELICITA' (30 gennaio 2016)
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