sabato, 30 gennaio 2016
-passero-
OBLIOSA FELICITA’
Il supersfruttamento è un meccanismo che riproduce se
stesso, si accumula a valanga, se non si interrompe con un’azione (il pensiero
non basta). Supersfruttando qualcuno, lo si umilia e lo si indebolisce, in modo
che egli si presta sempre di più ad essere supersfruttato, piuttosto che
ribellarsi. Il padrone o il capo sono i grandi maestri del supersfruttamento,
aiutati dalle leggi economiche dell’azienda e dall’attaccamento del lavoratore
ad esse. Il supersfruttatore è proteiforme. Usa due armi: la forza e il metodo
defatigatorio. Con il lavoratore isolato il metodo defatigatorio consiste in
atteggiamenti di comprensione, astuzia, violenza. Promettere e non mantenere,
ripromettere e non mantenere. Il dipendente si culla nella speranza, la
speranza continuamente delusa si cambia in rancore, in ira, alla fine in
disperazione. La disperazione crea la rottura, la “rivoluzione” sul terreno
pratico, lo stesso in cui il capo riporta le sue vittorie, e non sul terreno
platonico, morale. Il supersfruttamento non nasce da un capriccio crudele: è
costruito è imposto da tempi difficili, tempi di accumulazione del capitale e
di crisi in cui lo sforzo deve essere pagato e uno lo paga più di un altro,
godendo del cumulo delle cariche, correndo in perpetuo inseguimento di rivali e
di records. Bisogna lavorare di più, assumere di meno, licenziare. Chi resta,
lavora per due o per tre. Il capo eccita l’amor proprio del dipendente,
mettendolo alla frusta come un puledro prezioso: quello ci crede e corre, corre
come un cane dietro alla lepre di legno e vuole persino superare i suoi cani
compagni. Sarebbe sbagliato credere che i supersfruttati vivano in una perpetua
angoscia. La corsa li galvanizza, li estroverte e annulla nel lavoro, in una
sorta di obliosa felicità. La sera, si ritrovano con le mosche in mano, quando
è troppo tardi e il meccanismo è già scattato, ha già spremuto il succo.
(Meditazione su: Supersfruttamento in “LA LINEA GOTICA” di Ottieri Ottiero).
PASSO DELLA FUTA – 10 AGOSTO 2007 (parte)
Cammino raccolto
nel cimitero
terribilmente immenso.
Da nemici viventi
nelle vostre tombe
vi considero fratelli.
Ma quanta umanità
trucidata inerme
atrocemente sofferente.
Ma quanto grano
olio e riso
gettati nel fango.
Ma quante opere
ridotte a macerie
sulla terra affogata dal sangue.
Dell’esercito possente
foste soldati
implacabili.
Implacabili destini
di morti
anche voi ammazzati.
-Renzo Mazzetti-
VEDI: IL CANTO DELLE CRATURE
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