IL VERME RIPIENO
martedì, 3 novembre 2015
IL VERME RIPIENO
Superata la fase del Capitalismo di Stato e quello dei Privati, fallita l’esperienza del Comunismo non realizzato, si giunse ai primordi del Regno Ciarliero. La incapacità di rinnovamento progressivo e vero, esaltò l’illusione sull’onda dell’ottimismo propagandato dai benestanti. Possedimenti e giochi in borsa, d’azzardo, conti e depositi, tanti contanti in tasca avevano una naturale tendenza e l’indotta predisposizione a seguire il governante di turno. La media del benessere era alta e stava crescendo, nei fatti si era all’inizio della fine della crisi economica, o no? Ma, comunque l’Italia si stava muovendo: ai più ricchi cresceva la ricchezza, ai più poveri aumentava la povertà. Il tenore di vita corrispondeva esattamente delimitato dal gradino della scala sociale e dalla classe di appartenenza a tenuta stagna. Dinamici nasi di grandi pinocchi seguivano il pastore mentre dal gregge non si udiva neppure un belo. C’era il grillo parlante ancora fresco schiacciato sul caminetto, mentre il gufo pensante era scomparso già da tempo, solo la cicala cantante la si vedeva tutte le sere in televisione. Le favole avevano assopito le normali persone che, nei rari risvegli, andavano nell’orto per vedere se dalla pianta fosse sbocciato qualche Euro e il verme ripieno di fango era il cibo della disperazione. Vigeva la regola del presunto a capocchia e del virtuale, nell’immaginario si era convinti che, dopo uno spropositato addebito di “consumo presunto” messo a “capocchia” e troppo in più pagato con il denaro reale, a seguito della lettura effettiva, seguisse il rimborso dovuto, invece sulla bolletta appariva una cifra figurativa, virtuale, in concreto l’equivalente di niente. (Ricordo da un racconto di Irina).
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