LA COSTRIZIONE

 

mercoledì, 22 aprile 2015

LA COSTRIZIONE

 

Risalendo nella storia, vediamo i privilegiati prendere e attribuirsi tutto ciò che a loro convenisse. La violenza e la rapina, sicure dell’impunità, potevano indubbiamente fare a meno di elemosinare; e infatti la questua dei privilegiati è iniziata soltanto con il primo manifestarsi dell’ordine pubblico, mostrando la sua grande differenza dalla mendicità del popolo. Questa appare con la progressiva involuzione del governo, quella con il suo miglioramento. E’ vero che il governo può far cessare con ulteriori progressi questi due mali sociali, ma certo non alimentandoli, né nobilitando il meno giustificabile dei due. Bisogna convenire che vi è un’abilità prodigiosa nel rubare alla compassione ciò che non si può strappare alla debolezza, mettendo così a profitto sia la temerarietà dell’oppressore che la sensibilità dell’oppresso. A questo riguardo, la classe privilegiata ha saputo distinguersi in entrambi: non riuscendo più ad estorcere con la forza, ha subito imparato a raccomandarsi ad ogni occasione alla liberalità del re a della nazione. Le petizioni degli antichi Stati generali e delle antiche assemblee di notabili abbondano di richieste a favore della povera classe privilegiata. (Meditazione sui privilegi di Emanuel-Joseph Sieyès).

 

LA     IMPOSTURA

 

( parte )

 

Venerabile Impostura,

 

Io nel Tempio almo a te sacro

 

Vo tenton per l’aria oscura;

 

E al tuo santo simulacro,

 

Cui gran folla urta di gente,

 

Già mi prostro umilemente.

 

Tu degli uomini maestra

 

Sola sei. Qualor tu detti

 

Ne la comoda palestra

 

I docissimi precetti,

 

Tu il discorso volgi amico

 

Al monarca ed al mendico.

 

L’un per via piagato reggi;

 

E fai sì in gridi strani

 

Sua miseria giganteggi;

 

Onde poi non culti pani

 

A lui frutti semenza

 

De la flebile eloquenza.

 

Tu dell’altro a lato al trono

 

Con la Iperbole ti posi:

 

E fra i turbini e fra il tuono

 

De’ gran titoli fastosi

 

Le vergogne a lui celate

 

De la nuda umanitate.

 

-Giuseppe   Parini-

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