GRAZIA E MISERICORDIA

sabato, 21 marzo 2015

GRAZIA E MISERICORDIA

La società sta insieme e si sviluppa non soltanto per la presenza di leggi con le relative sanzioni, ma per l’esistenza di leggi morali, per la persuasione intima, abbarbicata nelle singole persone, che agire in un certo modo è bene e nel senso inverso è male. Pertanto l’approvazione o no per il nostro agire non viene soltanto dagli altri, ma da noi stessi. Dovremmo avere una voce interiore -la voce della coscienza- che ci conforta o ci rimprovera, che sollecita l’esigenza morale di distinguere tra il bene e il male e di rivolgersi verso il bene evitando il male al di la di quanto viene comunemente inteso. Per dirla con Kant: Agisci come vorresti che agissero tutti nelle stesse circostanze. Oggetto della morale non può essere che il bene comune in cui si fondono l’interesse privato e quello generale, e, proseguendo, Helvetius poneva uno stretto legame tra morale, politica e legislazione. Un po’ come: Ama il prossimo tuo come te stesso? Oppure la meditazione sulla misericordia che è la bontà per cui Dio tutto perdona ai peccatori? O l’affetto che muove l’animo nostro ad aver compassione delle altrui miserie e a sovvertirle? O la grazia data a coloro che si potrebbero punire? O la confraternita della misericordia che va a portare i feriti al pronto soccorso e i deceduti al camposanto? (Meditazione su: “Moralità e potere”).

 CARITA'
 La carità sarebbe un sentimento
 che l’omo che lo prova è superiore,
 come qualmente glie si allarga il core
 e doppo s’aritrova più contento.
 Si fa in parecchi modi a tutte l’ore,
 col tè danzante e con la conferenza,
 con la serata di beneficenza
 ed altri giocarelli per signora.
 Si fa per le ragazze disgraziate…
 per qualche miccagliolo che si pente,
 per le povere bestie maltrattate,
 per i cani barboni trovatelli
 per le mosche olearie pensionate
 e, qualche, volta, per i poverelli.
 -Luigi  Lucatelli-

Vedi: ABBIETTO MATERIALISMO (2 marzo 2015).




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