ELEZIONI PARALLELE

 

giovedì, 9 aprile 2015

ELEZIONI PARALLELE

La qualità della votazione elettorale non è determinata dai seggi con le cabine per l’espressione del voto libero e segreto, lo svolgimento corretto non garantisce la qualità della votazione. Il periodo dell’elezione elettorale, alla quale partecipavano praticamente tutti gli aventi diritto, veniva vissuto in un’atmosfera magica che esaltava il compito democratico. L’emozione raccolta con la serietà diffusa trovava il proprio culmine nella solennità del momento dello scrutinio. L’urna veniva aperta (nessuno toccava le schede) il Presidente del Seggio elettorale “pescava” la scheda una ad una, leggeva ad alta voce l’espressione del voto, passava la scheda agli scrutatori, nell’apposito registro gli addetti segnavano il voto per il conteggio finale. L’elezione elettorale, alla quale partecipavano -a volte sì o no- appena la metà degli aventi diritto, non aveva nessuna attrazione, i cittadini partecipavano svogliati, frastornati dai sondaggi conoscevano già prima il vincitore; l’urna con le schede votate veniva arrovesciata su di un tavolo, gli addetti si arraffavano per fare delle mazzette con le schede scegliendo la stessa votazione e dopo le passavano al Presidente del Seggio che, con sguardo leggero, velocemente le leggeva; i voti venivano segnati sui registri e si riscontravano contando le mazzette e non le singole schede. Nella prima votazione solenne e altamente partecipata, le schede votate erano sacre e non venivano toccate per la prima volta da nessuno se non dal Presidente del Seggio elettorale, soltanto dopo la lettura e la registrazione, passavano nelle mani degli scrutatori per effettuare le verifiche e fare il fascetto con i voti dello stesso tipo. Nella seconda votazione parallela, caratterizzata dalla svogliatezza e scarsamente partecipata, le schede votate venivano da tutti gestite per comporre le varie mazzette; nella confusione delle mani sulla montagna di schede bastava un “malintenzionato” per “alterare sciupare cambiare“ l’espressione del voto: bastava un segno per annullare un voto validamente espresso, un altro su di una scheda “bianca” perché risultasse correttamente votata, mettere le schede votate di un partito nella mazzetta di quelle di un altro per moltiplicare artificiosamente il numero dei voti al partito desiderato. La confusione, la fretta, l’amoralità, la corruzione dilagante combinavano mostruosità. (Ricordo da un racconto di Rita).

BOCCE     GIRANTI
 Sono perché lo Stato
 mai più intervenga
 nella vita ingerisca
 io sono un liberale
 che auspica libertà
 piena della persona
 nel gioco della vita
 boccia ferma giudica,
 ma il debole e malato
 lo sfortunato e povero
 la madre e il piccolo?
 Le bocce giranti
 non sai dove colgono,
 sempre non per sempre
 potenza è la più forte?
 -Renzo   Mazzetti- (8 aprile 2015)

Vedi: LA FESTA DEL PAESE (19 marzo 2015).


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