IL CEMENTO ARMATO

lunedì, 9 marzo 2015

IL CEMENTO ARMATO

Ci fu il periodo della ricchezza del pane quotidiano: duro pane guadagnato e mangiato con tanto poco companatico e tanta terra da lavorare. Poi il periodo dei sogni della terra abbandonata: tanti voli senza ali e nessun cielo. Venne l’artificiale companatico del privilegio, dei nominati dal primario nato dalle primarie di partito, degli onorevoli venduti alla governabilità, dei Senatori a vita, dei Commendatori, dei Cavalieri… della Repubblica? Il grano scomparve dai campi agricoli e spuntò il grande cemento armato delle costruzioni da distruggere dalle guerre dei potenti. Il pane fu dimenticato con il lavoro agricolo. Il nulla sopravvisse con il debito sovrano. La sterile profitto si moltiplicava nell’era che replicava se stessa e il passato rimase identico (più o meno) al presente inumano, ma conforme alla modernità. (Ricordo da un racconto di Vasco).

P A N E     D O N A T O
Questo pane
sapore particolare
mescola saliva
impasta labbra.
Candela rossa,
tenue fiamma,
con grande calore
brucia amarezze.
Illumina splendore
dei capelli rosso colore
e la rosina essiccata
fragrante profumo riemana.
Ricordo tavola imbandita
due gatte curiose adorna
la mano sulla mano calda
esalta nel giorno di festa.
Mette le ali un angelo
finalmente vola tremolando
come il verso lei pensiero
nella luce alito di bacio.
-Renzo  Mazzetti-


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