GIOIA E FIEREZZA

 

giovedì, 4 dicembre 2014

GIOIA E FIEREZZA

L’entusiasmo fra i giovani era grande. Anch’io, con gioia e fierezza, partecipai alle operazioni per il rifornimento di benzina e di vettovaglie, feci la guardia all’ufficio postale o a una delle tante barricate istituite per controllare l’accesso all’altopiano del Giura. Le truppe naziste incendiano parecchie case, rastrellano i giovani e ne fucilano ventidue. La popolazione viene radunata con la forza nella piazza, gli uomini più giovani vengono separati dagli altri e condotti sotto un muro. Pensiamo che la nostra ora sia arrivata. Invece ci fanno salire su alcuni autocarri e l’autocolonna riparte. Ovunque paesi incendiati e uomini fucilati. La gente nel vederci passare piange. In maglietta e mutande saliamo sui vagoni bestiame. A Neuengamme restiamo molte ore sotto un sole rovente, nel piazzale del campo di concentramento, dove ci contano e ci ricontano. Di corsa, tra grida e colpi di bastone, ci conducono alle docce. Ricevo una piastrina metallica da portare al collo, ormai sono diventato un numero di matricola. Nel campo vi sono tedeschi, austriaci, francesi, italiani, belgi, olandesi, lussemburghesi, danesi, norvegesi, polacchi, russi, ungheresi, rumeni, jugoslavi, greci, turchi, repubblicani spagnoli, ebrei e persino un aviatore canadese. Il triangolo rosso identifica i detenuti politici; quello verde i detenuti comuni; quello violetto gli zingari, gli asociali, gli obiettori di coscienza; la stella gli ebrei. Una domenica d’ottobre del 1944 tutti i detenuti furono radunati sul piazzale. Uno dei nostri compagni belgi, accusato di sabotaggio, era condannato all’impiccagione, ci guardò per l’ultima volta e gridò: “Addio, compagni! Viva il comunismo!”. (Tratto da: “LA DEPORTATION” di Maurice Choquet - Bibliothéque de Travail, Cannes).

PER  ALLENDE
Questi uomini-cavallette
 digeriranno anche te.
 Magari
 come per il “Che”
 stamperanno la tua effige
 sulle magliette di cotone:
 sapranno fare
 della tua morte
 mercato
 mestiere di cui sono
 per antica tradizione
 maestri.
 Il sangue resta
 il rito perenne
 della storia.
 L’accoppiata
 vittima-carnefice
 è ancora
 una puntata sicura.
 A tue spese hai imparato
 che appena sembra
 di avere trovato la formula
 la definizione
 viene un vento
 che se le porta via
 lasciando l’uomo nudo
 ammonendolo
 che su altri tempi si gioca il suo destino
 che un giorno tanto
 dovrà cominciare daccapo
 che il suo segno non è poi
 così diverso dall’albero e dalla pioggia
 con cui da troppo ormai
 non vive in sintonia.
 Compagno Allende
 quanti fraintesi dovranno cancellare
 i figli dei nostri figli
 quanto ha deviato il corso dell’uomo
 e com’è magro il raccolto.
 Ma tu ci hai ricordato
 che frattanto
 si può ancora pagare una fede
 con la vita.
 Per questo
 continuerai a morire tutti i giorni
 anche quando dai muri
 saranno scomparsi i manifesti
 assieme a tutti quelli
 che non hanno mai smesso di morire.
 -Renzo  Ricchi-
 (Isola d’Elba, settembre 1973)



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