IL NUMERAMENTO
lunedì, 6 ottobre 2014
IL NUMERAMENTO
Ragioneria non significa il luogo deputato per ragionare,
altrimenti la Camera non si sarebbe chiamata Parlamento ma in un altro modo.
Tra il ragionare e il parlare c’è di mezzo un vuoto molto più grande
dell’Europa. Nel periodo politico dell’apparenza qualche cervello funzionava,
l’analisi logica sopravviveva nella scuola di ragioneria, l’umanità animale
creava sprazzi di felicità nella sofferenza umana. L’ammasso confuso di numeri
che mantenevano il proprio carattere autonomo fu sospinto dall’agonizzante armonizzazione
naturale verso le parole. Gli studenti di Ragioneria inventarono la macchina
elettronica denominata Numeramento: lo sportello per il pubblico, con modica
tariffa, offriva il servizio le cui risorse venivano spese per il sostentamento
scolastico. La prestazione del “Numeramento” rendeva chiaro e immediato, con i
numeri tradotti in parole comprensibili e senza dubbi, con il rendiconto
sintetico e la definizione delle operazioni in italiano, del deficit e per chi,
oppure del ricavo e per chi l’usufrutto. Il tornaconto per chi era vero, per
che cosa e per quali scopi, un lavoro ancora allo studio. Comunque, andiamo
avanti: si trattava di fare le somme delle entrate, applicare l’analisi logica
corretta, emettere il giudizio finale. Esempio: l’unica entrata della famiglia
era quella del babbo operaio: Milleduecento Soldi (senza gli spiccioli),
sommate tutte le detrazioni, esenzioni, agevolazioni, bonus del Governo e della
Regione, tolte le tasse, le trattenute, i costi per il Comune per i servizi e rifiuti,
poi quelle per l’Imposta del Valore Aggiunto (IVA) nelle bollette del gas,
della luce, dell’acqua, si otteneva il responso del “Numeramento”: Imbroglio
per il babbo, ricavo per il governo. (Ricordo da un racconto di nonna
Teresina).
Vedi:
IL SEGNO DEL GELATO (23 settembre 2014).
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